Il ritratto di Antonio Bellomi è di Giuseppe Festino.

Questo articolo è una versione aggiornata di un articolo pubblicato in Cartografie dell’inferno, Elara 2012, a cura di Gianfranco de Turris e Ernesto Vegetti.

Vedi le puntate precedenti: 

Ho sempre letto fantascienza fin dall’età di prima lettura, solo che non sapevo ancora che si chiamasse così: da Robinson Crusoe a Verne con le sue macchine fantascientifiche. Inizialmente, la collaborazione con Ponzoni mi fece entrare nel circuito delle traduzioni in cui poi ho lavorato per tutta la vita e con Edinational, feci Perry Rhodan, che venne chiuso solo perché l’editore preferì investire i soldi in attività più lucrose. Successivamente, con le Edizioni Picchio, ho lanciato altre testate, come Altair, Spazio 2000, Il meglio della fantascienza. Per Altair ho dovuto fare tutto in fretta e al risparmio. Non avendo né tempo, né soldi per una traduzione, ho inaugurato la serie con un libro, che poi si intitolerà Crociera tra le stelle, scritto a tre mani da me, Naviglio e Prosperi e firmato da un inventato Jack Azimov! Ma il fatto è che con il lavoro editoriale ci saranno un mare di problemi e di liti e quando conosco Ugo Malaguti recupero la voglia di scrivere. Quasi subito gli propongo una storia che si intitolerà Impero delle stelle, un romanzo di pura avventura dove avevo messo tutti gli stereotipi che della fantascienza più mi avevano entusiasmato nel tempo. Una nota divertente. Gianfranco de Turris afferma in una sua prefazione al libro che tra le varie influenze si sente quella di Poul Anderson con la sua Lega Polosotecnica. Be’, io non ho mai letto questi libri e non so neanche di che cosa trattino.

Una delle storie sceneggiate da
Antonio Bellomi.

Intanto, avevo ripreso a scrivere. Non solo fantascienza, ma narrativa su commissione per Il Giornale degli Idraulici, per Il Giornale dei Meccanici e altri giornali sempre della Tecniche Nuove, cui feci collaborare anche amici come Vittorio Curtoni, Franco Giambalvo e Gianfranco Briatore. Inoltre, cominciai a scrivere sceneggiature per Topolino. E dulcis in fundo racconti per bambine sulla rivista Barbie, un impegno mensile che andò avanti per una quindicina d’anni per un totale di 172 storie.

Dopo una breve parentesi giornalistica alla Mondadori, e dopo il fallimento dell’Editoriale Corno con cui collaboravo come traduttore fin dal lontano 1967, nel 1985 ebbi di nuovo la possibilità di tornare a dirigere collane. Si trattava della Garden Editoriale, nata dalle ceneri della Editoriale Corno. L’editore mi diede completamente mano libera e mi fu possibile sbizzarrirmi a creare un’infinità di collane, prevalentemente orientate al giallo, dal Romanzo Giallo, a splendidi numeri unici dedicati per esempio ai misteri della camera chiusa, o ai grandi investigatori, o ai delitti bizzarri.

Philip Harbottle

L’attività fu soprattutto di ripescaggio nel mondo del “fuori diritti” così pubblicai testi difficilissimi da trovare risalenti agli albori del giallo, trovati quasi sempre grazie all’aiuto di Philip Harbottle, che tutti gli appassionati di fantascienza conoscono per essere il biografo ufficiale di Vargo Statten, e agente, allora, della vedova.

Fu un periodo entusiasmante con viaggi periodici a Londra e Parigi per frugare negli scantinati meandrici dei negozi di libri usati alla ricerca di libri rari. E chi non si è mai infilato nei labirinti sotterranei dei rivenditori di libri usati di Charing Cross non sa che esperienza indimenticabile si è perso. Non pubblicai solo gialli, ma anche i romanzi di Rocambole, romanzi western, romanzi d’amore, fumetti, romanzi di spionaggio, con la splendida serie di Mister Dynamit di C.H. Guenter. Un sogno avverato. Fin da ragazzo sognavo di arrivare a pubblicare dieci collane di generi svariati. Ebbene, il numero l’ho abbondantemente superato, anche se mi spiace di non essere riuscito a fare due collane, una di romanzi di cappa e spada, l’altra di romanzi di guerra. Il fatto è che sono nato un po’ tardi e nel Paese sbagliato. Avrei dovuto nascere nel paese dei pulp nella loro epoca d’oro.

Di Edgar Wallace arrivai a pubblicare quasi tutto, compresi certi racconti che avevano valore esclusivamente storico. Quando me ne andai dalla casa editrice ne mancavano ormai ben pochi, non so se è stato possibile concludere questa opera omnia prima del fallimento della casa editrice avvenuto a distanza di qualche anno.

Mi dispiace che col fallimento della Garden quel piccolo tesoro di vecchie edizioni sia andato perso. Mi ero offerto di comperarle, ma poi i tempi sono andati per le lunghe e non se n’è fatto niente. Col fallimento saranno andate sicuramente al macero. Che delitto!

 

Andrea Corno

Proprietario della Garden Editoriale era Andrea Corno, o qualcuno della sua famiglia ma era lui che gestiva la casa editrice. Andrea Corno era stato un grosso editore negli anni Settanta con la Editoriale Corno, specializzata in fumetti della Marvel. Per un momento era diventato una vera potenza, tanto che si vociferava che volesse acquistare anche una rete televisiva. Poi col declino dei fumetti e una disastrosa verifica fiscale sfumò nel fallimento. Un fallimento che nessuno aveva sospettato potesse verificarsi. Poco dopo aprì la Garden Editoriale e mi’invitò a dirigere le collane, cosa che feci con grande piacere. Andrea Corno era una persona gradevole, indimenticabile compagno di tavola, e lasciava una notevole mano libera nella scelta delle opere da pubblicare, anche perché personalmente non conosceva né il mercato della fantascienza né quello del giallo. Non mi risulta neanche che fosse un gran lettore di libri di qualsivoglia genere. La sua preparazione era di tipo amministrativo, infatti era un ex bancario che si era messo nell’editoria spicciola credo negli anni Sessanta. Il suo difetto maggiore era di non sapere tenere le spese sotto controllo. E fu proprio questo a portare la casa editrice alla rovina (come probabilmente era successo anche con l’Editoriale Corno). La Garden era piccola ma le venivano caricati oneri impropri come acquisti personali, tappeti, oggetti d’oro, auto per i figli, prelievi di contanti nell’ordine di decine di milioni a titolo di anticipazione ai soci.

In effetti, nei primi due anni le cose andarono bene, perché, memore del passato fallimento, l’amministrazione fu abbastanza oculata e so per certo, così mi disse l’editore almeno, che ci furono degli utili. Poi l’oculatezza venne meno e subentrò il disastro. Io me ne andai a un certo punto per divergenze economiche. Non ricordo con precisione i termini della questione, ma credo che mi si proponesse una riduzione dei compensi che erano già minimi. Probabilmente fu più che altro una questione di stile. Non dico che avrei continuato la curatela delle collane gratis, ma di certo l’avrei fatto anche a fronte di una riduzione dei compensi, ma il modo in cui mi era stata presentata la cosa mi aveva irritato. A questo andava aggiunto anche un atteggiamento sprezzante nei confronti di agenti e autori non pagati nonostante i miei solleciti, che non potevo tollerare perché i miei rapporti con gli autori erano sempre a un livello molto personale.

Ma tornando alle collane di fantascienza e horror, lanciai testate come Quasar, Star Trek, Solaris, Horror Story. Star Trek fu una delusione e un fallimento. Appassionati scatenati, ma lettori pochi. A mio parere si tratta di un pubblico che predilige i film ai libri. Quei pochi che leggono magari sono disposti a comperare anche libri a un certo prezzo, ma mancava il pubblico più vasto del libretto da edicola. E probabilmente manca anche oggi. Riconosco che fu il mio più grosso errore di valutazione.

Quasar invece nacque con un preciso scopo, quello di pubblicare quei racconti che erano giunti finalisti nei premi, ma non si era aggiudicati il primo premio: racconti cioè ottimi ma destinati molto probabilmente a rimanere sconosciuti. Oppure vincitori di premi minori. Un’idea che mi sembra valida anche oggi. Il reperimento dei testi fu per un certo periodo abbastanza facile. C’erano autori anche importanti i cui racconti non venivano trattati dalle agenzie italiane, che si occupavano solo dei loro romanzi, ma questi racconti era possibile acquistarli dalla Vega Agentur tedesca di Uwe Luserke, che fra l’altro io rappresentavo all’epoca per l’Italia, per cui non avevo difficoltà di approvvigionamento. Poi per ragioni organizzative si pubblicò anche altro materiale.

Con Solaris ci fu un brutto episodio per la Garden. Avevo pensato di ripubblicare in questa collana alcuni romanzi già apparsi presso la Libra Editrice e tradotti da Ugo Malaguti. La Libra nel frattempo era fallita e i diritti della traduzione erano quindi tornati all’autore delle stesse. Corno, che era amico di Dallari, un distributore di Bologna che aveva rilevato dal fallimento il magazzino della Libra, si fidò di quest’ultimo e contro il mio consiglio non volle acquistare i diritti della traduzione italiana da Ugo Malaguti, che ne era il legittimo titolare, ma da Dallari il quale ebbe la presunzione di dirmi di persona al telefono: «Sfido chiunque a dimostrare che i diritti di quelle traduzioni non sono miei!». La sfida infatti ebbe luogo e Ugo Malaguti assistito dall’abile avvocato Carmine Villani incassò dalla Garden una barca di milioni di danni. A distanza di anni Corno andava ancora ripetendo: «Ah, che brutta faccenda!». Al che inevitabilmente rispondevo: «Visto, che le avevo detto?». Qualche volta anche queste soddisfazioni ci vogliono. Per la Garden, piccola casa editrice, fu una salassata, ma non mi risulta che ne abbia chiesto conto a Dallari, o almeno io non ne sono a conoscenza.

Horror Story era una collana che non poteva mancare in un panorama variegato come quello della Garden. Personalmente era quella che meno m’interessava perché non ho mai amato l’orrore, infatti i testi sono per lo più dedicati al sovrannaturale senza tinte orrorifiche.

Ci fu anche un tentativo di riesumazione di Perry Rhodan, ma contrariamente a quel che si potrebbe pensare l’idea non partì da me. Personalmente ero convinto che l’epoca della storie di quel genere fosse ormai tramontata e infatti anche in Germania il mito di Perry Rhodan pur continuando a vivere non è più quello del tempo. oggi è forse più un fenomeno di nostalgia. I tedeschi stessi se ne sono accorti: la serie normale di P.R., quella pubblicata negli heft, fascicoli tipo quelli dei Tre Boyscout per intenderci, ha subito alcune trasformazioni nella struttura delle storie, si ripubblicano invece le vecchie storie rivedute e corrette in volumi argento, chiaro mercato rivolta alla nostalgia, ed è stata creata una nuova serie di volumi del tutto nuovi come concezione, molto ben scritti e rivolti a un pubblico più adulto di quello a cui erano rivolti i fascicoli di P.R. In Italia questi nuovi volumi sono stati pubblicati da Armenia.

Dicevo che l’idea di ripubblicare Perry Rhodan non fu mia, ma di qualcuno, forse il distributore, che con anni di ritardo scoprì l’acqua calda e incoraggiò l’editore a pubblicare Perry Rhodan, che in Germania aveva tanto successo. Come ho detto, io non ero molto convinto e per contenere le spese ripubblicai quattro romanzi usciti a suo tempo con la Edinational, o altra sigla dell’editore Eusebio. Come previsto la pubblicazione non ebbe successo e fu abbandonata.

Penso che ancora oggi sia possibile ripresentare P.R. solo con un volume esplicativo, che insieme ad alcuni romanzi presenti articoli illustranti la storia di questo personaggio, gli spin-off, i memorabilia, l’elenco completo dei titoli usciti, esempi di copertine. Insomma, un volume panoramico fine a se stesso. L’idea era stata accettata da Ugo Malaguti per la Perseo Libri, ma poi il fallimento della casa editrice fece cadere il progetto.

Nel complesso l’esperienza della Garden Editoriale mi procurò grosse soddisfazioni, qualche rimpianto, per esempio di non essere riuscito ad acquistare i diritti di Fantomas, o di non avere ripresentato qualche vecchio pulp italiano tra quelli pubblicati da Nerbini o Sonzogno, naturalmente inseriti in qualche antologia ad hoc che ne giustificasse la presentazione a livello storico.

Contrariamente a quanto molti credono non ho mai scritto sceneggiature per Martin Mystère. Le uniche sceneggiature che ho scritto in vita mia sono state per Topolino, dove ebbi modo di conoscere il mitico prof. Gentilini e Gaudenzio Capelli, allora caporedattore, poi destinato a una strepitosa carriera con la Disney Italia, che io considero una delle persone più amabili e corrette del panorama editoriale italiano col quale sono rimasto in rapporti di amicizia anche dopo la sua uscita dalla scena editoriale. (Le altre due persone con cui è rimasto un rapporto di amicizia extraprofessionale sono Marzio Tosello, ex redattore capo di Urania, e Sergio Altieri, ex editor Mondadori per i libri periodici.)

Alfredo Castelli

Con Alfredo Castelli invece ho pubblicato tre romanzi per ragazzi con Martin Mystère come protagonista, due presso la Panini Editore, e un terzo più i primi due per la Edizioni della Vigna. In seguito, su autorizzazione di Alfredo Castelli, ho scritto numerosi racconti con Martin Mystère come protagonista, che sono stati raccolti anche in un volume dalla casa editrice Profondo Rosso col titolo Gli enigmi del Club Pigreco, dal nome del club in cui queste storie hanno luogo. I racconti sono poi stati ripubblicati varie volte in altre sedi con svariate rimaneggiature. A stretto rigor di logica non si tratta di vera fantascienza, ma ogni racconto contiene qualche elemento scientifico o esoterico che lo rende appetibile anche a questo pubblico. Del tutto fantascientifica invece è la serie di racconti aventi Uriel Qeta come protagonista, un planetologo investigatore che risiede sulla Luna, ma che si sposta in tutto il sistema planetario, a cui le autorità si rivolgono per risolvere misteri o delitti.

Negli ultimi anni ho scritto pochissimi racconti di fantascienza, ma se non altro, a mio parere, di buona qualità, come Mistero infinito (Urania), Il falò grande (Edizioni della Vigna), Viribus Unitis (Bietti), Finismundi 4 Ahau 3 Kankìn (Bietti), L’uomo che aveva il tocco (Urania). Soprattutto mi hanno dato molta soddisfazioni i miei racconti pubblicati in inglese, da me tradotti, sulla rivista online Bewildering Stories, molto quotata negli USA e quelli in francese sulla rivista online Infini. Infine voglio ricordare due volumi di racconti miei, uno di racconti in inglese A Random Walk in Science Fiction (Edizioni della Vigna), un titolo che sono orgogliosissimo di avere inventato, e un volume in racconti in francese tradotti dall’amico P:J: Brouillaud, Dans les Mondes de Bellomi (Infini), ripubblicato da Edizioni della Vigna col titolo En deça des tenêbres.

L’ultimo libro che ho pubblicato nel 2016 è stato il già citato Crociera tra le stelle, e se tutto andrà come previsto ci sarà nel 2018 una riedizione di… non lo dico per scaramanzia.

FINE

 

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ha svolto la sua attività nel campo dell’editoria per più di cinquant’anni. Ha diretto numerose testate dedicate al giallo, alla fantascienza, all’horror, al western e al fumetto. Ha scritto praticamente per ogni genere di letteratura popolare, dal giallo alla fantascienza, dal western alla narrativa per ragazzi e ha pubblicato più di trecento racconti su una miriade di periodici.