Tra pochi giorni, il 21 maggio, verranno assegnati i premi Nebula. Ciò accadrà a Pittsburgh, in Pennsylvania e allora sapremo quali saranno le scelte degli Autori di Fantascienza e Fantasy Americani.

Di solito ci siamo soffermati solo sui romanzi, ma questa volta abbiamo voluto dare un’occhiata anche ad altre sezioni. In particolare le cosiddette “novelette,” da noi si chiamano racconti lunghi e sono storie tra le 7.500 e le 17.500 parole: detto in termini forse più pratici si tratta di 12, fino a 30 pagine dattiloscritte. Il che equivale alla moderna versione al computer con paragrafi spaziati a una riga e mezza e caratteri da 11 punti. Questo è lo standard in genere accettato da tutti gli Editori.

Poi ci sono i racconti brevi, chiaramente storie che stiano al di sotto delle 12 pagine e i romanzi brevi, storie tra le 30 e le 65 pagine standard.

Se accedete al sito “The Verge” è possibile leggere alcune delle proposte di novelette e racconti brevi in maniera del tutto gratuita.

Bonnie Jo Stufflebeam fotografata da Tony Najera

Nelle selezioni dei Nebula non ci sono le corrispondenze con le analoghe sezioni degli Hugo, come invece succede per i romanzi, o per i romanzi brevi. Esiste una sola novelette che appare nelle due selezioni e si tratta  del racconto You’ll Surely Drown Here If You Stay di Alyssa Wong: una storia vagamente western, in cui magia e zombie si intersecano in maniera piuttosto violenta. Devo confessare che a me non è piaciuto.

Invece mi è piaciuto e ho trovato profondo, un racconto morbido e molto femminile e pieno di passione: The Orangery, scritto da Bonnie Jo Stufflebeam. È una storia che si può inserire nella fantascienza mitologica e racconta di ciò che succede in un aranceto. Esiste una guardiana, la quale sa che ogni albero è una donna che si è trasformata. Alcune di queste donne sono fuggite dalle grinfie di predatori sessuali, tra cui, uno dei peggiori, è Apollo. Essendo un dio immortale, sta ancora cercando Dafne, che è diventata un albero di arance, ma la guardiana non vuole che il dio la ritrovi.

Bonnie Jo Stufflebeam, da buona una femminista convinta, ha fatto in modo che tutti i personaggi del suo racconto siano donne (tranne Apollo). Noi l’abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto qualche informazione su di sé e sul suo racconto.

Bonnie che cosa vuoi raccontare di te ai lettori italiani?

Scrivo letteratura fantastica: per me significa qualsiasi cosa dove la realtà sia in qualche modo alterata, puoi chiamarla fantascienza, o slipstream. Spesso arrivo al fantastico come metafora del tormento interno della società, o del tormento interno dell’individuo. Amo il genere e mi piace moltissimo giocare con i tropi del mio genere rielaborando le favole e la mitologia.

Come lettrice, hai delle preferenze? Quali sono i tuoi autori preferiti?

Amo I racconti orientati ai personaggi, con grande cura per il linguaggio, per cui leggo qualsiasi cosa di Kelly Link, Aimee Bender, Peter S. Beagle, Cassandra Rose Clarke, o Helen Oyeyemi. Adoro le fiabe e le favole popolari, come The Bloody Chamber di Angela Carter e le Fiabe italiane di Italo Calvino, due dei miei libri preferiti. Ma amo anche i classici: per esempio Tolkien e Le Guin.

Da dove ti è venuta l’idea per scrivere The Orangery?

Senti qui ti dico la cosa che ho detto alla SFWA: sono sempre stata affascinata e impressionata dalle storie mitologiche di donne trasformate in albero… soprattutto perché queste donne lo fanno per sfuggire alle avance sessuali indesiderate. Volevo esplorare i miti per dare a queste donne una nuova possibilità, raccontando la storia di un bosco, un bosco di aranci, dove gli alberi che un tempo erano persone ora sono curati da una Guardiana. La storia è frammezzata da miti reinventati; vorrei così riscoprire i diversi stereotipi antichi e presenti, donne che hanno saputo resistere alle pressioni sessuali o romantiche, che sono andate contro le idee e la “normalità” delle persone che stavano loro attorno. Ma ho anche voluto descrivere la sessualità con tutte le complicazioni che si porta dietro.  La Guardiana delle donne-albero ha le sue voglie. Come le donne-albero che protegge ha un diritto. Ha sentito raccontare solo storie sessualmente negative, immersa completamente nel mondo dell’Aranceto e non si è mai avventurata all’esterno; per me è importante che lei possa abbandonare l’Aranceto per cercare gli aspetti positivi del sesso e dell’amore.

Ho visto nella tua biografia  che hai passato del tempo al Wordos in Oregon. Ora una mia amica mi parla di qualcosa che si chiama Anthology Workshop, sempre in Oregon. Ti risulta che ci sia qualche attinenza tra le due cose?

Ho fatto una ricerca veloce, e mi pare che Anthology Workshop sia sulla costa dell’Oregon e allora credo che sia un’altra cosa rispetto a Wordos, che si tiene a Eugene. Amavo l’Oregon e spero che la tua amica abbia apprezzato I bellissimi alberi di quel posto.

Ti ringrazio molto e spero proprio che tu possa vincere il Nebula. Intanto, se ti va, potremmo studiare qualche futuro progetto assieme.

Ti ringrazio pure io. Sono molto felice che la mia storia ti sia piaciuta. E chiamami pure se tu avessi qualche progetto in futuro.

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.

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Il mio cognome potrebbe significare "moncone di gamba". O anche "uno che abita dietro una ceppaia." Entrambi i significati mi rappresnetano abbastanza bene. A volte la gente dice cose divertenti sul mio nome: "Il miglior nome della fantascienza". lo ha detto Mur Lafferty su "metacast"; "Bonnie Jo Stufflebeam è il nome più Harry Potteriano che abbia mai sentito. Il che è stranamente appropriato, dato che le capita di fare magie sulla carta." - BestScienceFictionStories.com. Io ringrazio tutti.