Giovanni Domaschio è giovanissimo, ma scrive già molto bene. Lo abbiamo già ospitato in passato e dopo un laborioso periodo di studio eccolo finalmente di nuovo a noi, con un racconto che è davvero in linea con i tempi: una divertita ironia che non dovrebbe lasciare indifferenti. Bravo Giovanni!

“Sì, le dico che è così! Gli affari andavano male prima che quel tale, Collins, avesse la sua illuminazione! Ora è il mio cliente migliore, compra quantità industriali di lattuga, broccoli e patate! Ha salvato il mio negozio dal fallimento!”.

Così dichiarò John Warren, fruttivendolo di Halstead, ai reporter della BBC, spediti nel cuore dell’Essex rurale per un servizio su un nuovo pittoresco personaggio, un vero e proprio guru locale, che in pochissimi mesi aveva raccolto un incredibile seguito in quell’area così periferica del Regno Unito.

Da Gosfield a Halstead

Da Gosfield a Halstead

Si trattava di Brian Collins, nato in Essex, ma cresciuto nella caotica Londra, laureato coi massimi voti alla London School of Economics, libero professionista d’enorme successo da ormai una decina d’anni. Il futuro di Collins sembrava già scritto, se non che, di punto in bianco, abbracciò il veganesimo, ma non solo come scelta alimentare o ideologica: Brian ci fondò sopra una personalissima religione, che chiamò semplicemente “Amore per la Terra”, predicando il rispetto per ogni essere vivente, condannando l’inquinamento e i comportamenti anti ecologici. E così, quell’inquadratissimo economista incravattato, comprò quattro stracci, una bicicletta e una piccola proprietà nel villaggio di Gosfield, per trasformarsi nel santone intonacato che tutti ormai conoscevano in quelle campagne verdeggianti. Ogni giorno, vestito di soli brindelli di stoffa da lui malamente cuciti assieme ed armato della sua sola bicicletta artigianale, pedalava dalla sua proprietà fino alla città di Halstead, per comperare le sue amate verdure e per diffondere il proprio verbo, con voce suadente e placida.

I giornalisti della BBC lo sapevano bene, la notizia era corsa ovunque in Inghilterra e nel mondo, era un trend molto popolare sui social, era proprio ora di intervistare un personaggio tanto pittoresco.

Aspettavano da più di mezz’ora, sotto il cielo annuvolato e grigio tipico di certi autunni britannici, quand’ecco che scorsero all’orizzonte lo strano predicatore, ondeggiante sulla sua bici dall’aspetto vecchio e instabile. Appena si avvicinò, per recarsi dal fruttivendolo John, i giornalisti si precipitarono lì in un lampo, aspettandosi di doversi lanciare all’inseguimento di una figura così apparentemente eremitica, ma Brian non fece una piega, si fermò, guardò negli occhi i due reporter e con estrema pacatezza chiese, sorridendo: “Posso esservi utile?”.

Il cameraman, che già riprendeva, guardò per un attimo il collega, facendo cenno con la testa di procedere, e così l’inviato, microfono alla mano, iniziò la sua intervista:

“Signor Collins, siamo della BBC news, vorremmo…”, ma subito il giornalista venne interrotto da un pacato gesto di mano del predicatore, che disse: “La fermo subito, so cosa vuole chiedermi, vi aspettavo da tempo! Volete sapere il perché della mia scelta di vita, la mia storia, e poi mi chiederete quali siano le mie intenzioni, per quale motivo io esterni la mia filosofia di vita invece che tenerla per me. Beh, vi rispondo immediatamente: questo pianeta sta morendo, abbiamo esagerato, l’uomo non ha in sé la capacita di comprendere quando fermarsi, quando la natura può rimediare alle nostre azioni e quando no! Ora mi sento in pace con l’universo, vorrei che tutti si sentissero così, vorrei che tutti amassero l’intero cosmo come lo amo io! Possiamo essere grandi anche senza essere così distruttivi, verso la natura e verso noi stessi!”.

Il giornalista, un po’ interdetto, ma in fin dei conti soddisfatto, ritenne opportuno non chiedere altro, così da non dover tagliare parti dell’intervista. Quindi salutò quel personaggio tanto eccentrico per fare ritorno a Londra.

Qualche giorno dopo, in una sera particolarmente buia e piovosa, Brian stava, come al solito, facendo ritorno a Gosfield con le sue consuete profumatissime verdure. Pedalava sotto la pioggia incessante, nelle solite stradine in terra battuta che tanto amava, ma che con la pioggia diventavano terribilmente scivolose e inaffidabili. A un tratto, all’uomo parve di scorgere una potente luce sopra di sé, un bagliore che si faceva sempre più forte… fin troppo forte, tanto che non vide più nulla, perse il controllo della bici, sbattendo a discreta velocità contro un albero a lato della stradina.

Quando Brian riaprì gli occhi, fu colto da un fortissimo senso di disorientamento: attorno a lui non vedeva nulla, se non una soffusa luce dal chiarore indescrivibile, e la sensazione era quella di essere sospesi nel vuoto. Era forse morto? Ma perché allora, pensò l’uomo, aveva addosso ancora i sui stracci, zuppi di acqua? Mentre pensava a tutto ciò, una figura apparve improvvisamente di fronte al predicatore, provocando in lui non poco sgomento: era un albero, alto una decina di metri, piuttosto spoglio, ma con un particolare inquietante: aveva un volto! Il guru non ebbe il tempo nemmeno di riprendersi, che l’albero iniziò a parlare:

“Brian Collins! Ti ho osservato!”.

L’uomo, a quel punto, confuso e spaventato, chiese all’albero: “Chi sei? O cosa sei? Come mai parli?”.

Al che lo sconosciuto vegetale replicò: “Ah giusto, i vostri alberi non hanno l’uso della parola! Io sono Lifandé, vengo da un altro mondo, sono l’emissario dell’ordine degli esseri eletti e illuminati.”

“E cosa vorresti da me, che sono solo un umile uomo?”, domandò Brian, ancora molto scosso.

“Noi dell’ordine, rispose Lifandé, siamo in cerca di nuovi membri! Monitoriamo sempre le trasmissioni di ogni pianeta abitato da esseri senzienti, e ti abbiamo udito, abbiamo ascoltato il tuo appello nell’etere di questo pianeta, su quello strumento che gli esseri divaniformi della Terra chiamano televisore! In quanto emissario dell’ordine, ti ho osservato, e ritengo tu sia degno di ascendere al nostro livello di esistenza, per aiutarci a preservare l’equilibrio dell’universo”.

Ci fu un attimo di silenzio, lo sguardo di Brian era attonito, non riusciva a credere a quello che stava succedendo.

L’albero dunque continuò: “Questa è una proposta ufficiale, ovviamente puoi anche rifiutare…”.

“No! Accetto! La mia missione è salvare l’universo e attualmente ad ascoltarmi sono ancora troppo pochi, non potrei mai rifiutare!”.

“Benissimo! Allora è deciso, presto sarai uno di noi. Devo solo sottoporre la questione agli altri membri dell’ordine e compilare i dovuti moduli… sai, la burocrazia è un problema a ogni livello di esistenza! Ma non temere, entro poche settimane tornerò a prenderti, e diventerai, come me, un difensore eterno dell’universo!”

Dopo queste parole, Brian si sentì improvvisamente cadere, e rinvenne bruscamente nell’esatto luogo, solo che non vi era più alcuna luce, solo la pioggia scrosciante. Che si fosse sognato tutto? A quel punto, con mille interrogativi in testa, riprese la malconcia bici e si diresse a casa, sapendo di dover tenere un importante discorso ai suoi discepoli il giorno seguente, nella città principale del distretto.

La mattina seguente, quindi, salì nuovamente in sella alla propria bici, deciso a lasciarsi alle spalle quello strano episodio onirico, e pedalò per quasi mezz’ora fino al cartello che segnava l’ingresso alla sua meta: “Welcome to Braintree”…. Braintree…. Braintree! Cervello-albero!

L’uomo frenò bruscamente, illuminato da un pensiero… evidentemente il cosmo gli stava dicendo che non si era sognato quell’assurdo dialogo con un albero alieno, era davvero stato scelto per ascendere a un livello superiore. Così Brian lasciò perdere la predicazione a Braintree e tornò a casa, deciso ad attendere lì l’arrivo di Lifandé. Ma qualcosa turbò nuovamente la sua serenità: era il suo stomaco, che brontolava sonoramente. Brian si rese conto di non aver mangiato dal pranzo del giorno precedente, distratto dai troppi pensieri. Così apparecchiò la tavola, aprì la dispensa, afferrò un freschissimo cavolo ma, al momento di lavarlo, fu colto da un terribile pensiero: aveva parlato con un albero, aveva la prova che gli alberi non sono diversi dagli esseri umani. Come poteva mangiare un vegetale se c’era il rischio che fosse senziente? L’eccentrico guru, così, ripose il cavolo, pensando di attendere le settimane necessarie nel più totale digiuno e nella meditazione. E così fece: passarono ben tre settimane, e il corpo di Brian era allo stremo, aveva bisogno di un sostentamento, anche solo temporaneo e leggero, necessitava subito di cibo. Ma come poteva però venir meno ai propri ideali? Ora il rispetto che nutriva per i vegetali era troppo per pensare di mangiarli, ed erano i suoi princìpi ferrei che gli avevano permesso di ottenere l’attenzione dell’Ordine degli Eletti. Proprio quando pensava di essere senza speranza, però, a Brian venne in mente una soluzione quasi scontata, a cui non aveva proprio pensato… I funghi! Appartengono a un altro regno rispetto ai vegetali, e, per quanto siano ipocalorici e a lungo andare tossici, erano meglio di niente! Così, con le ultime forze che gli restavano in corpo, prese la bici sgangherata e pedalò fino al fruttivendolo più vicino, comprando chili su chili di funghi.

Passò un’altra decina di giorni, e in quel lasso di tempo Brian si era sostentato solo con i funghi, era ormai scheletrico, ma sapeva di non dover mollare, e infatti, una sera, osservando il cielo dal suo giardino, vide un’intensa luce, sempre più intensa. Quella luce si rivelò un’astronave, dalla forma simile a un cappello rovesciato, era finalmente arrivato il suo momento.

L’astronave atterrò nel giardino, la porta si aprì, lasciando uscire una luce soffusa molto familiare a Brian. Così cominciò a correre verso la navicella, ma dalla porta non uscì il suo amico albero, ma un gigantesco fungo con grandi occhioni e naso bitorzoluto. L’alieno gli parlò con un vocione pastoso: “Sei tu Brian, vero? Mi chiamo Blauter. Lifandè mi ha mandato qui semplicemente per dirti che è a buon punto per la tua ammissione, sostiene di essere quasi a metà dell’opera e poi sarai dei nostri”.
Era un fungo! Un fungo parlante! Un fungo che ragionava!

Lo stomaco di Brian emise una sorta di muggito doloroso.