Farina del suo sacco

[singlepic id=299 w=250 h=358 float=left]Gavino era un ex compagno d’università di Federica, un geniaccio onnisciente di origine sarda, con profondi occhi di velluto nero. In facoltà si erano appena intravisti a qualche lezione. Dopo la laurea si erano ritrovati al Circolo filologico, dove Gavino si era fatto coraggio e l’aveva invitata a cena.

Quella sera, in pizzeria, le raccontò che la misera borsa di studio percepita per il dottorato di Archeologia esegetica del testo criptico dall’antico Egitto alla Magna Grecia non gli permetteva di sopravvivere. Per questo arrotondava facendo il rappresentante di farine sarde.

Così dicendo, cominciò a tirare fuori dalle tasche tante bustine di plastica trasparente piene di polverine di varie tonalità di bianco, per illustrare a Federica le diverse proprietà dei prodotti del mulino che lo aveva ingaggiato. Poco dopo, i carabinieri spiegarono alla coppia di essere stati chiamati dal titolare del locale, allarmato dalla presenza di un losco individuo dai tratti somatici nordafricani che stava spacciando svariate droghe nel suo locale.

In quel frangente, Federica scoprì che i rappresentanti dell’Arma possono essere dotati di notevole senso dell’umorismo. Il Capitano si lasciò andare ad una lunga risata grassa e ordinò a Gavino tre chili di farina per dolci da regalare a zia Gilda. Entusiasta, il letterato mugnaio salutò in fretta e furia la sua attonita commensale e filò dritto a casa, dicendo di dover compilare al più presto la scheda dell’ordine per l’ufficiale goloso di torte.

Quella sera Federica tornò a casa scortata dal Capitano, così come la sera seguente e quella dopo ancora. Mai avrebbe immaginato che i carabinieri baciassero più generosamente di quanto sapessero elargire ilarità grazie alle barzellette a loro dedicate.

E Gavino? Gavino, una settimana dopo riuscì finalmente ad attivare una connessione remotissima, di portata cosmica. Chiamò Geb, il suo pianeta, nella galassia di Amon. Gli rispose sua madre, tutta assonnata, e lui cominciò a raccontarle l’accaduto:

“Tu sapessi, mamma! Stavo per combinare un disastro. Ero a tavola con quell’umana carina, hai presente? Quella che puntavo dal primo giorno sulla Terra. Sennonché ero raffreddato, dovevo estrarre dalla tasca un fazzolettino per soffiarmi due delle mie narici e ho accidentalmente fatto scivolare fuori dai pantaloni una delle bustine di polvere di Nepri, quella che voglio riuscire a portare all’interno della piramide scomparsa del nostro Quebhsenuf per ristabilire l’equilibrio nell’energia universale.

Siccome, Federica guardava la polvere candida in modo strano, ho tirato fuori altre buste, inventando una storia strampalata che non sto qui a raccontarti. Poi, non ho capito perché, sono spuntati fuori dei carabinieri, che sono come i nostri gendarmi pubblici. Uno di loro s’è messo a corteggiare la mia ragazza e io ho sagacemente intuito che mi conveniva darmela a gambe. Mamma, ma mi stai ascoltando?”.

“Certo, tesoro. Sono contenta che tu ti sia fidanzato dentro alla piramide di un carabiniere morto di raffreddore, però io sto… stavo dormendo. Buonanotte.

Ah, no! Dimenticavo, la settimana scorsa mi sono scordata di avvisarti che la tua missione è stata annullata. Non devi più ristabilire l’equilibrio dell’universo!”

“Ma mamma! Cosa stai dicendo? Perché?”

“Tesoro, pensaci: qual è la cosa più bella dell’universo? L’amore! E l’amore che cos’è se non l’assoluta mancanza d’equilibrio? E noi stavamo per ristabilirlo, rovinando tutto! Meno male che l’altro nostro inviato sulla Terra l’ha capito e ci ha avvisati”.

“L’altro inviato chi?”.

“Un tipo sveglio. Si fa chiamare Capitano! Buonanotte, caro”.

Anna Laura Folena (2015)

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Chi sono:

Appassionato di fantascienza credo da sempre, ma scoperto di esserlo in quarta elementare quando mi hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrei compiuto nove anni in quell'autunno.

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