Ricaviamo del suo ritratto pubblicato su Wikipedia:

“Pietro Caracciolo nasce a Messina il 26 febbraio 1952 […] Molto precocemente è stato attratto dalla fantascienza e dalle discipline scientifiche nel corso dei suoi studi e inizia a scrivere fantascienza intorno ai diciassette anni, incoraggiato da amici e professori. Tra le sue prime opere si contano anche racconti polizieschi e di narrativa tradizionale […]”

Pubblichiamo volentieri questo suo gustosissimo racconto: grazie Pietro.

Un grande cancello in ferro battuto. Un ampio parcheggio a conca ai lati di una costruzione a due piani. Aiuole fiorite. L’aria calda e un sole rosso del tramonto che avvolgeva la scena.

Charlie si guardò attorno con un sorriso di soddisfazione. Nicole aveva fatto una buona scelta. Non ne aveva dubitato nemmeno per un istante.

Diede un colpetto col palmo della mano alla grossa borsa.

“Andiamo,” disse. “Questa sarà un’ottima occasione.”

A lunghi passi percorse il viale di accesso all’ingresso. Le scarpe da tennis gli davano la spinta giusta, quasi volessero accompagnarlo verso la meta.

La porta automatica scivolò con un leggero risucchio sulle guide e l’aria fresca dei condizionatori gli investì il volto, avvolgendolo.

Si accostò al bancone. Lo accolse un sorriso.

“Nicole Vartes,” disse. “Dovrebbe esserci una prenotazione. Per due.”

La donna aveva i capelli di un nero corvino. “Vartes… Credo di sì.” Andò al computer e digitò il nome indicato. “Ci sono parecchie richieste in questo periodo…”

Charlie assentì. L’estate era da sempre il periodo per le vacanze.

“Oh, sì. Ecco. Nicole Vartes e Charlie Dalton…”

Charlie fece un cenno di assenso con il capo. “Nicole dovrebbe essere già in camera, presumo. Dovevamo incontrarci a Parigi, ma da Londra non c’era un volo che mi portasse da lei in tempo…”

La donna accennò un leggero sorriso. “La signorina Vartes non è ancora arrivata. In questo periodo ci sono parecchi ritardi nei voli…”

La delusione si disegnò sul volto di Charlie. “Immagino di sì,” disse.

La donna provò a tranquillizzarlo. “Vedrà. Arriverà presto. Avete la camera 124,” e nel dire questo gli porse la chiave.

Charlie la prese deciso. “Al primo piano, suppongo” disse indicando la prima cifra del numero.

La donna assentì. “Giusto. Alloggiate spesso in albergo?”

“Abbastanza.”


La camera era grande, ben illuminata, pulita. C’era nell’aria un leggero odore di rose.

L’arredamento era semplice, ma completo per offrire un piacevole soggiorno. Un tavolino con due sedie, un ampio armadio, la televisione, un piccolo frigobar. Un letto grande, accogliente.

Charlie aprì la sua borsa e ne estrasse un treppiede e una macchina fotografica digitale. Con fare meticoloso, sistemò il treppiede vicino alla finestra. Quindi montò la fotocamera in modo che l’obiettivo fosse puntato verso il letto. Regolò il grandangolare in modo che potesse essere ripresa l’intera stanza. Quindi passò ad interessarsi al letto.

Charlie passò le mani sulle lenzuola candide. Erano morbide e profumate. Le smosse assaporandone il fruscio.

Salì in ginocchio sul letto e ne controllò l’elasticità premendo sul materasso con il palmo delle mani.

Le molle del materasso risposero, prontamente, ma non come si sarebbe aspettato.

Fece una smorfia.

Fece la stessa prova in diversi punti del letto e la delusione si disegnò sul suo volto. Non era esattamente quello che si aspettava. Sarebbe stato difficile, ma non impossibile.

Alcuni colpi alla porta attirarono la sua attenzione. Qualcuno stava bussando.

Aprì.

Un giovane aveva su un carrello alcuni completi di asciugamani.

Charlie lo lasciò entrare e il ragazzo sistemò gli asciugamani nel bagno. Poi, quando fu sulla porta, estrasse un piccolo notes e una penna.

“Siete Charlie Dalton, vero?”

Charlie fece un cenno di assenso col capo.

Quel Charlie Dalton, vero?

“Può essere. Dipende da cosa intendi per quel.”

“Navigo spesso in Internet.” Indicò la macchina fotografica. “Quella è la conferma. Siete famoso, signor Dalton. Il re dell’HBJ, l’Hotel Bed Jumping. Potreste farmi un autografo?” E nel fare la richiesta porse il notes e la penna a Charlie.

Charlie prese il notes e scrisse il proprio nome in grande, quindi riconsegnò il tutto al ragazzo che, con un sorriso di gioia, sgattaiolò via, richiudendosi la porta alle spalle.

Provò a chiamare Nicole. Il telefonino era staccato. Non ne fu sorpreso. In aereo non è consentito tenere accesi i telefonini e se vi erano dei ritardi, probabilmente, Nicole era ancora in volo.

Avrebbe fatto da solo. Peccato! In coppia sarebbe stato più divertente ed avrebbe avviato una nuova categoria nell’HBJ.

Tolse le scarpe, avviò la macchina fotografica in modo che scaricasse nella memoria 3 foto in sequenza fino all’esaurimento della memoria. Aveva sei minuti.

Con un salto, salì in piedi sul letto. Il letto reagì con un leggero cigolio.

Si diede una spinta con i reni e cominciò a saltare sempre più in alto, fra i cigolii sempre più intensi della rete, nel mentre la macchina fotografica registrava in sequenza le sue mosse.

Abbracciò le ginocchia e così rimbalzò ancora più in alto. La rete emise un gemito.

Ricadde sul letto a braccia aperte, supino, lasciando che la sua schiena affondasse nel materasso. Le reti lo rilanciarono verso l’alto, e Charlie si diede una nuova spinta con i reni per un nuovo salto.

Una strana euforia lo stava prendendo. Succedeva sempre così. I primi salti erano tecnici, di riscaldamento, fatti con freddezza ed indifferenza, ma poi l’eccitazione prendeva il sopravvento. Forse era dovuto al movimento che i centri nervosi dovevano contrastare, ma il risultato era un entusiasmo sempre più forte fino all’esaltazione, mano a mano che il letto e il suo corpo diventavano un tutt’uno.

Un salto lo porto quasi a toccare il tetto con la schiena. Si lasciò ricadere di petto, ridendo. Il letto emise un gemito, ma lo rilanciò ancora in aria, ancora e ancora.

La suoneria del suo telefonino lo fermò riportandolo alla realtà. Ansimava. “Nicole?” disse.

“Sono arrivata adesso,” disse semplicemente la donna. “Mon Dieu! Mi dispiace.”

Charlie assentì. “Mi sembri stanca,” commentò. “Non preoccuparti. Ho già fatto da solo. È stato interessante.”

“Qui, vicino all’aeroporto, c’è un albergo che mi ispira. Si chiama Reno. Non so perché, ma sento che ha dei letti adatti. Potremmo provare.”

“È molto distante?”

“Dovrebbe essere a una ventina di minuti a piedi da dove sei tu. Se prendi un taxi…”

Charlie fece un rapido calcolo mentale. C’era ancora la possibilità di avviare la nuova categoria. HBJ in coppia. Avrebbero potuto provare dei salti incrociati. “Verrò a piedi,” disse. “Mi aiuterà a rilassarmi.”

Rindossò le scarpe, conservò la macchina fotografica e il treppiede nella borsa e raggiunse l’uscita. Pagò la giornata e si scusò per l’improvvisa partenza. La donna dai capelli neri alla reception si dimostrò comprensiva.

Fuori era già buio.

Venti minuti e avrebbe raggiunto Nicole. E un nuovo albergo con un letto su cui saltare. E questa volta in due.

Si incamminò con passo deciso svanendo lentamente nella notte.