Mario Luca Moretti scopre a volte questi introvabili racconti, all’interno di introvabili riviste. Questo è esattamente il caso di The Leg Pullers, di cui non sappiamo presentare né il racconto, né l’ambiente in cui è stato scritto. Spero possa divertire i nostri lettori.

 

I contafrottole
(The Leg Pullers, Xenon, marzo 1944)
Autore: James Russell Gray

Il vecchio cacciatore di pellicce sputò un grumo di tabacco nel camino e disse serioso: “E così non c’era speranza, e il grizzly mi uccise e mi mangiò.”

Lo straniero annuì, inespressivo, sebbene i suoi occhi avessero un leggero bagliore. “Questi grizzly sembrano pericolosi, da come tu li dipingi. Sono nel tuo mondo solo da poche ore, eppure mi sembra strano che un uomo viva tutto solo come te, così isolato in montagna, e cacci gli animali per le loro… ehm… pelli.”

Gli occhi del cacciatore di pellicce si strinsero. “Mi scuso per averla sparata,” disse. “Se no chiudiamo lo scherzo e ci consideriamo pari. Oh, ci sono! Hai visto quelle riviste di fantasy e fantascienza sul tavolino. Bene, starò al gioco per farci quattro risate. Da che mondo vieni?”

“Vengo da un posto che esiste su un altro livello di vibrazione. Il nostro re s’interessa di scienza e scoperte. Così, quando uno dei nostri scienziati è riuscito a costruire un campo di forza capace di passare dal nostro mondo al vostro, il nostro re mi ha incaricato di venire qui e di scoprire quanto più possibile. Hai qualche domanda da farmi?”

Il cacciatore di pellicce sollevò un sopracciglio ispido; questo diede al suo volto un aspetto malizioso e interrogativo. “Be’, potrei pensare a un paio di cose,” disse. “Ad esempio, come fai a conoscere la mia lingua se sei qui solo da qualche ora?”

Lo straniero sorrise e sembrò che i suoi occhi neri mandassero degli scintillii.

“Ho imparato la vostra lingua da te. Leggo nella tua mente dal momento che ci siamo incontrati, un’ora fa. Tutti noi siamo esperti di scienze mentali.”

Il cacciatore di pellicce fece un sorrisone. “Sei un esperto, va bene. Mi arrendo; hai vinto la gara. Comandi tu adesso. Di certo non hai usato un semplice lampada. È una specie di pistola-laser, vero?”

“In effetti, sì,” ammise lo straniero. Appoggiò il piccolo, lucido cilindro su uno sgabello vicino al cacciatore. “È molto semplicemente un raggio di calore. Basta premere questo bottone qui. Ti lascerò usare lo strumento. Uno di quegli orsi potrebbe entrare e attaccarti.”

Il cacciatore di pellicce gettò indietro la testa e scoppiò a ridere. “Mister, la tua sì che è una ripicca. Ma non serbo rancore. Dimmi quando ti viene sonno, che ti preparo un bunj.”

Lo straniero si alzò e si stirò come un gatto. “Grazie per il tuo cibo e per l’amichevole ospitalità. Ma devo andare. Nel tuo mondo ci sono molte cose interessanti che devo ancora apprendere e riferire al mio re.” Fece alcuni agili passi e sparì.

Sghignazzando, il cacciatore di pellicce raccolse il cilindro lucido e lo rigirò fra le mani. Che tipo, lo straniero. Sveglio, però, da come aveva notato quelle riviste e improvvisato al momento quella storia squinternata. Doveva essere anche lui un appassionato di fantascienza.

Dietro di lui la porta si spalancò di schianto. Pensando che lo straniero fosse tornato, si girò di colpo. “Dimmi, amico, non hai bisogno di…”. L’orso ringhiò e si lanciò su di lui. Al cacciatore di pellicce prese un colpo. Il suo fucile era appeso sopra la porta… e l’orso era a metà strada tra lui e l’arma. Di fatto, non aveva altro che le sue mani per combattere contro quel mostro, e gridò isterico: “La tua specie dovrebbe essere estinta da un pezzo! Ne sono rimasti pochi sulle montagne e uno di questi mi deve attaccare!”

All’improvviso si ricordò che stava ancora stringendo il cilindro che gli aveva lasciato lo straniero. Come un naufrago che s’attacca a una pagliuzza, il cacciatore di pellicce spinse il bottone dell’oggetto. Un raggio di luce rossa scaturì dalla cima. Nel punto del petto dell’orso colpito dal raggio si sentì un rumore come di risucchio e lì apparve un buco rotondo. L’orso fece tremare il pavimento con il suo tonfo.

Il cacciatore di pellicce avanzò e toccò il ventre dell’orso con un piede. Restò a fissare il buio della notte di fuori e i suoi occhi assunsero uno sguardo sognante, distante.

Disse: “Be’, che mi venga…”. Non finì la frase, ma si mise a fissare il piccolo cilindro lucido che aveva fra le mani.

 

L’immagine di copertina è una interpretazione dell’AI Designer di Microsoft.

 

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano