Il pianeta di ghiaccio è un titolo che mi è arrivato da Andrea Scavongelli, un autore che frequenta il nostro gruppo Libri di Fantascienza,.

È tipico di questo gruppo ospitare autori che presentano i loro lavori.

Molto spesso qualcuno scambia il gruppo per una succursale di e-Bay e vuol fare il libraio, o il venditore di vecchi libri, ma queste persone sono immediatamente allontanate.

Qui accogliamo solo quelli che scrivono: gente che crede di aver qualcosa da raccontare. Amici che il più delle volte si sono scontrati con la pochezza degli attuali Editori. Che capiscono subito di non poter guadagnare un centesimo dal durissimo sforzo necessario per scrivere. E tuttavia, ci credono!

Pianeta di Ghiaccio: Andrea ScavongelliAndrea Scavongelli è certamente uno di loro.

Questo Pianeta di ghiaccio è tuttavia, solo la prima parte di una storia che richiederebbe per lo meno altrettanta scrittura per arrivare a una decente conclusione. Infatti, Andrea si è premurato di procurare la seconda parte che si intitola Il lupo di Rizor.

Come mai, Andrea, questa divisione in due? Così, apparentemente un po’ a caso.

Il libro era uno ma l’editore l’ha diviso per questioni di dimensioni. Anche se poi non ha più pubblicato il secondo: ho dovuto e voluto pubblicarlo per mio conto attraverso Amazon. Credo che fosse giusto nei confronti dei lettori, e tutto sommato credo sia venuto fuori un buon lavoro.

Quindi vediamo di riepilogare: il romanzo si presenta con i dovuti crismi del grande editore: infatti è stato pubblicato da Fanucci.

Ho conosciuto tempo fa Sergio Fanucci e mi aveva fatto una buonissima impressione. Poi non so bene cosa gli sia capitato: i miei molti tentativi di contattarlo non sono mai andati a buon fine.

Eppure il romanzo è molto bello: diciamolo subito! Il che è una strana affermazione da parte mia, perché confesso che dopo aver letto un paio di capitoli ho subito pensato che non mi sarebbe piaciuto.

Si usa molto mettere un prologo e anche qui non manca: va bene, incuriosisce abbastanza, ma fornisce l’errata sensazione che stiamo per leggere un romanzo di guerra.

Essendo fantascienza, pensiamo che sarà qualcosa come Fanteria dello spazio. Vabbè. Dico. Non è il mio genere!

Prosegue poi con una fuga da prigione. Ci siamo: Fuga da Absolom. Resisto: vediamo mi dico.

Tuttavia, qui ci troviamo di fronte a un problema, che purtroppo non è infrequente nella letteratura di fantascienza italiana: questo fuggitivo, ha una vita precedente triste, terribile, piena di ingiustizie sociali, piagata dalla sofferenza:

Paura. Tutto ciò che fino a poche ore prima era rassicurante e caldo adesso era sparito, nascosto, inghiottito dalle fauci insaziabili del mostro oscuro. Il ragazzino tremò, pietrificato, completamente immobilizzato dal secondo mostro che lo divorava dall’interno. Paura. Il battito del cuore minacciava di rompergli il petto esile; si costrinse a soffocare il pianto come spesso gli riusciva di fare. Nel silenzio più totale non voleva arrischiare di rivelare la sua posizione. Qualsiasi rumore lo avrebbe tradito.

Il che andrebbe benissimo se tutta questa disperazione non si prolungasse per molte, troppe pagine.

Caro Andrea, secondo me il tuo personaggio (Rickard Hill) ha questo passato triste e tu hai tutto il diritto di farcelo conoscere, ma forse in un modo meno piagnucoloso.

Perché ti dico questo!? Ma perché andando avanti nella lettura, il tuo romanzo è d’azione, bello, vivace, originale, misterioso e fa venir voglia di andare fino in fondo…

Ho fatto un esperimento: in pratica, dopo un po’, ho quasi saltato a piè pari molti di questi passaggi che ogni tanto ritornano nella narrazione e sai una cosa? Il racconto non ha perso davvero nulla.

Quindi c’è una storia. Una bella storia, ampia, sviluppata bene e sarebbe stato meglio eliminare queste parti. O forse sostituirle con dei capitoli appositi. Non so. Meno invasivi. Più racconto.

Riguardo alla storia di Hill… hai davvero ragione, ma ormai che posso farci? Se tornassi indietro lo riscriverei proprio come dici tu. Occhio comunque, forse i flashback sono ridondanti, ma in alcuni di essi vi sono degli indizi che aiutano a spiegare cosa si nasconde dietro le peculiarità “speciali” del protagonista. Probabilmente questi passaggi avrebbero meritato un uso più centellinato, però non rinnego nulla perché in fondo è stato il mio primo tentativo di scrivere un libro e alla fin fine non è malaccio.

E lo hai scritto benissimo, ci tengo a ribadire.

Tanto per far capire qualcosa ai prossimi lettori, ci sono due diversi scenari in questo romanzo, che ovviamente verranno in contatto probabilmente già nel secondo libro: da una parte un esercito di super soldati, i Volmarix, impegnati in una acerrima battaglia con alieni quasi invincibili: una sorta di felini che usano astronavi e corazze semi organiche di gran lunga superiori ai materiali a disposizione degli umani.

L’altro scenario è il pianeta Rizor 4, che noi conosciamo attraverso le avventure di un fuggiasco, Rickard Hill, imprigionato sul pianeta che è pressoché totalmente ricoperto di ghiaccio. Invivibile, si direbbe, tranne poi scoprire che la vita è molto più difficile da sradicare di quel che si potrebbe credere.

Il lettore sappia che Andrea Scavongelli costruisce un ambiente e un’ecologia davvero originale, pericolosa, ma splendida. L’idea che mi viene in mente è quella di Dune: anche qui un deserto, ma in questo caso di ghiaccio.

Trovate che non posso e non voglio anticipare, che rendono l’avventura davvero entusiasmante.

Andrea, non ho ancora letto il seguito che si intitola Il Lupo di Rizor, ma naturalmente lo farò. Il che ci darà non solo l’opportunità di presentarlo, ma anche un secondo appuntamento per parlare del tuo lavoro.

Come è stata questa esperienza prima con un editore e poi da solo?

Piacevole, in entrambi i casi. Ciò che mi importa realmente è scrivere e sia con l’editore che in self ho cercato di confezionare il miglior prodotto possibile. Con l’editore ho avuto la fortuna di partecipare al Salone del Libro di Torino, ho avuto un po’ di promozione (non troppa in realtà tanto è vero che tanti amanti della Space Opera non avevano mai sentito parlare de “Il pianeta di Ghiaccio”) e il sogno realizzato di vedere nella mia libreria il mio nome con sotto la scritta Fanucci Editore! Ovviamente sapere di non vedere il secondo volume pubblicato è stato un colpo durissimo, un colpo che ha spento i sogni di un ingenuo esordiente. Ma in fondo l’Editore fa il suo mestiere, non beneficenza, e deve tenere conto inevitabilmente della parte economica. Non porto rancore anzi, resto grato per la bellissima esperienza. In self è stato più faticoso in quanto ho dovuto occuparmi dell’editing, della copertina, ma ha avuto dei vantaggi nel senso che ho avuto potere decisionale su tutto anche sul titolo! Se volete vi svelo il titolo che avrei dato all’opera completa, quello con cui l’avevo spedito all’editore.

Adesso lo vogliamo sapere!

Il lungo inverno del lupo“. A me piaceva! (risata)

Trovo nella storia diverse ispirazioni, punti derivati forse da tuoi ricordi: è così?

Sono sempre stato un grande appassionato di fantascienza, passione nata con la visione nel ’97 al cinema della versione restaurata di Star Wars. Avevo undici anni e ne rimasi talmente affascinato che da lì ho iniziato a leggere i libri dell’universo di Star Wars, e poi a poco a poco sono passato ai grandi della sci fi come Clarke, Heinlein, Anderson, Herbert, Simmons e Bester. Ho sempre amato le storie con una grande epica (anche la stessa epica classica dell’antica Grecia), grande respiro, e ho cercato di scrivere una Space Opera con tutto quello che mi piaceva di più, compresi svariati riferimenti musicali di alcuni dei miei gruppi preferiti (sfido il lettore a trovarli!). Qualcuno mi ha accusato di aver copiato a tizio o caio (alcuni mi hanno detto che avevo ripreso da The Expanse ma io The Expanse l’ho iniziata a leggere solo l’anno scorso); io mi limito a ribadire che se ne “Il Ciclo di Rizor” si trova qualche riferimento ai classici è soltanto il mio personalissimo modo di omaggiare e ringraziare gli autori che ho amato e che mi hanno permesso di vagare con la fantasia.

Non credo che un universo complesso come questo di Rizor e dintorni possa essere improvvisato: da quanto tempo ci lavori?

Avevo iniziato a scrivere il libro nel 2011; lavoravo lontano da casa e ricordo che non sapevo che fare durante le reperibilità (sono un TSRM, [Tecnico Sanitario di Radiologia Medica N.d.R.]), quando ero costretto interi weekend ad essere disponibile per eventuali chiamate. Così ho iniziato a buttare giù l’opera che, tra una cosa e l’altra ho inviato a Fanucci nel 2018.

Quando hai cominciato, la storia era già tutta nella tua mente?

A grandi linee si, poi dato che scrivevo principalmente per divertirmi, non mi sono posto freni e la trama si è allargata a dismisura.

Ti aspettavi di più da questa esperienza, o sei soddisfatto?

Soddisfattissimo. Ma soprattutto mi ha incentivato a proseguire. E mi diverto molto a scrivere. Come ti ho detto, acquistavo i libri Fanucci da ragazzo e adesso ne ho uno con il mio nome. Che posso chiedere di più?

Che metodo di scrittura utilizzi? Quando scrivi durante il giorno?

Non ho un metodo fisso. Mi sono semplicemente imposto di scrivere, cascasse il mondo, una cartella (sarebbero due pagine di libro) al giorno. Non importa come, non importa quando, ma non vengo mai meno al mio impegno, ormai sono anni che vado avanti così. Credo che la costanza sia fondamentale quando si lavora ad un progetto a lungo termine. Un passo alla volta si arriva alla fine.

Abbiamo parlato in questo stesso sito, dei premi letterari di fantascienza in Italia. Come ti spieghi che il tuo bel romanzo non sia mai stato segnalato?

Forse come hai scritto sopra, i primi capitoli, oppure anche il titolo e la classificazione nel genere Space Opera (che viene visto sempre con un’accezione estremamente popolare) traggono un po’ in inganno. In ogni caso continuo a ritenere la mia una grande storia di uomini in un affresco fantascientifico e forse nell’ambito dei premi letterari si cerca altro. Comunque ci sono libri molto più meritevoli del mio di questo ne sono consapevole, sono molto obbiettivo con i difetti che i lettori mi fanno notare (altri no ma non fa niente –risata-). Se le annotazioni si ripetono evidentemente il difetto c’è, indipendentemente che l’autore lo voglia ammettere o no.

Al di là della brevissima descrizione ufficiale al fondo di questo articolo, cosa ci puoi dire di te? Delle tue sensazioni, desideri, famiglia…

Mi piace fare sport, adoro andare a correre o allenarmi in generale anche a casa. A proposito ho una casa bellissima, in campagna, a cinquecento metri dal mare, ma dalla quale vedo anche l’appennino innevato. I rumori principali sono il fruscio degli alberi, il frinire degli insetti e il cinguettio degli uccelli (e i trattori che passano –risata-). Ho una moglie stupenda e magari il destino ci consentirà di allargare la famiglia, per il momento ci godiamo dei simpatici gatti che ci osservano con insistenza oltre le finestre nell’attesa di qualche boccone.

Come ho confessato, non ho ancora letto il secondo libro: ma tu cosa hai in progetto per Rizor? Altri libri?

Grandi cose. Come vedrai concludo la storia nel libro che stai leggendo ma un terzo volume (diciamo autonomo) già pronto e revisionato è stato inviato a qualche editore (con poche speranze, lo ammetto). Se non otterrò risultati lo pubblicherò nuovamente in self nel prossimo autunno. Altri due libri sono in fase di revisione, ho intenzione di pubblicarli con ritmo semestrale. Poi ho altri progetti (un distopico già scritto, un fantasy ormai quasi terminato e una collaborazione interessantissima appena iniziata con un gruppo musicale italiano di musica metal che mi ha chiesto di mettere su carta il loro concept, anzi, mi correggo, con il quale abbiamo deciso una collaborazione di comune accordo.)

Grazie Andrea e voglio proprio credere e sperare che un autore valido come te, possa trovare una sua strada e un meritato successo.

Intanto invitiamo tutti i lettori e inserirsi in questa meravigliosa avventura che permette di viaggiare con la fantasia in mondi davvero straordinari.

Pianeta di Ghiaccio

 

Copertina fonte depositphptos

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.

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Nato a Ortona (Ch) nel 1985, lavora come TSRM nel reparto di Radioterapia di Chieti. Grande appassionato di basket e di musica metal, rock, jazz e country, è un accanito lettore di fantascienza e fantasy. Predilige la Space Opera nella sua versione più spettacolare, e si è divertito a scriverne una tutta sua, Il Ciclo di Rizor, iniziato con "Il pianeta di ghiaccio" (Fanucci) e proseguito in Amazon self con "Il lupo di Rizor".