In occasione del recente articolo sui Premi Hugo 2017, mi sfuggiva una frase: “Il bello (e il brutto) dei Premi Hugo è che non si possa conoscere l’ordine di classifica per le diverse opere.”

Affermazione che è del tutto falsa. Infatti quasi immediatamente Roberto Kriscak un appassionato che in realtà si interessa (credo) professionalmente di musica, assieme ad altri mi faceva notare che:

Non è vero che non si può sapere chi è arrivato secondo, terzo etc – il metodo del ballottaggio fa sì che si vada ad eliminazione; cioè da 5 si vota e viene eliminato l’ultimo, poi si rivota e da 4 rimangono 3 finché, poi con successive votazioni, non ne rimane uno solo – ma nei comunicati ufficiali non viene quasi mai riportato il dato dei ballottaggi, che però è disponibile in diversi report.

E infatti la stessa cosa veniva subito dopo evidenziata da altri e infine Anna Feruglio Dal Dan (una che di queste cose se ne intende) mi inviava il link giusto

In effetti si vede che si tratta di votazione molto complicata. Credevo che il sistema spiegato da Roberto valesse per tutta la votazione, ma evidentemente non è così.

Dopo aver votato per il primo posto con quel metodo ad eliminazione dell’ultimo, si rivota per stabilire il secondo, il terzo e così via.

Per esempio, ecco la sequenza della votazione più completa:

Avrei detto che questa fosse la classifica. C’è da notare che fino al quinto passaggio era in testa All the Birds in the Sky, c’è da notare come tale titolo sia stato sempre in testa, tranne (misteriosamente) nell’ultimo passaggio, ma questo lo lascio fare a commentatori ben più esperti di me.

Dalle tabelle che compaiono nel documento indicato, si vede invece come una volta trovato il vincitore si sia rivotato per stabilire il secondo e lo stesso per capire chi fosse il terzo e così via.

Devo confessare che questa cosa mi confonde. Si noterà anche (ma questo lo avevamo già detto in altra presentazione) come alla sestina di romanzi selezionati, si aggiunga la voce “No award.” In pratica i votanti non sono obbligati a votare per uno dei titoli. Se qualcuno fosse del tutto insoddisfatto di quella selezione potrebbe sempre votare “Nessun premio.” Mi dicono ci siano stati anni in cui il “No award” sia risultato vincitore in molte selezioni.

Ad ogni modo, malgrado queste complicazioni nei voti, alla fine la classifica è comunque risultata quella che si vede nella figura. Seguendo il link al documento originale, chiunque potrà controllare.

La cosa che più mi stupisce di questa classifica, è la terza posizione di Ninefox Gambit, un libro che devo confessare di aver faticato a seguire. Malgrado gli sforzi, il romanzo mi è sembrato inutilmente complicato e difficile… Per lo meno da parte di un lettore non di lingua madre inglese!

I giochi di parole, le parole inventate, le situazioni di battaglie incomprensibili, hanno decisamente avuto il sopravvento sulle mie scarse capacità di interpretazione.

Certamente sbaglio io, perché ho letto personalmente alcune recensioni assolutamente entusiastiche. Una di queste mi viene segnalata da un lettore: “Interessante questa recensione di Ninefox Gambit da parte di N.K Jemisin

Un racconto denso, intenso, con il delicato profumo del lontano oriente in cui l’ambientazione matematica potrebbe farlo sembrare straordinariamente alieno a molti lettori… Eppure non mancano le metafore del nostro mondo. Spesso si dice che la matematica sia un linguaggio universale, ma si tratta di una falsità lampante. Perché una cosa possa dirsi universale occorre che gli aderenti credano allo stesso modo nelle medesime verità, agli stessi principi. Il trattamento quasi religioso della matematica da parte di Lee e quando Cheris vuole sfruttare il triste personaggio Jedao sono una chiara metafora del colonialismo. […] I lettori che vorranno investire nel loro apprendimento saranno ripagati da una trama fitta, complicata ma non involuta, per una space opera sbalorditivamente originale. E questo è solo il primo libro della serie Macchinari dell’Impero e credo possa diventare una grande avventura.

Va bene: non ho capito nulla! Per favore spiegatemelo.

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.