La scelta

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Quella sera Leandro stava per chiudere la guardiola, quando vide Marta, la giovane fioraia che in quel periodo consegnava ogni giorno una rosa rossa a Patrizia da parte del fidanzato Edmondo.

Marta stava arrivando sulla sua bici verde, con un gran svolazzare di gonnellina e i capelli lunghi al vento. Appoggiò il suo mezzo di trasporto alla parete esterna della guardiola, e Leandro intravide che nel cestone ancorato sulla ruota posteriore c’erano ancora diversi mazzi di fiori da consegnare. La ragazza corse subito con la rosa in mano verso la scala di Patrizia, urlando al portinaio: «Signor Leandro, per favore mi controlli il bolide, ché torno subito».

In un batter d’occhio era di nuovo lì, stranamente accigliata.

«Marta, che le succede stasera?», le chiese l’alieno preoccupato.

«Leandro, io questa Patrizia non la capisco! Bisogna essere pazze per aprire la propria anima già ferita e permettere a qualcuno di conoscerne i segreti. Bisogna essere pazze per fidarsi degli uomini. Pazze per credere ancora nell’amore. È da persone sane di mente fare come ho deciso di fare io: chiudere il proprio cuore in modo che nessuno più possa arrecargli del male. Ecco! Io la mia scelta l’ho fatta. Buonasera, Leandro!».

«Marta, no… aspetti!».

Leandro tentò di fermarla, ma la fioraia era già lontana. Vista così a distanza, non pareva triste, sembrava quella di sempre, in un allegro turbinio di capelli, gonne e cosce. Sul volto di Leandro si dipinse quell’espressione da stoccafisso arguto di quando meditava qualcosa.


Venti minuti dopo, un giovane uomo incravattato, camminava a passo svelto. Uffa! Era in ritardo per la cena di lavoro. Doveva raggiungere al volo il parcheggio, recuperare l’Audi aziendale e fiondarsi al ristorante dall’amministratore delegato.

Il semaforo era rosso, lui si fermò sempre più teso per il tempo che scorreva, osservò nervosamente l’orologio, mentre sbirciava velocemente le email sul cellulare.

In quel momento un signore col bastone bianco gli si avvicinò e gli chiese: «Cosa sta succedendo di speciale?». Ulisse, così si chiamava il giovane perduto nell’odissea della sua carriera, trasalì e subito rispose: «Di speciale? Niente! Perché?».

«Usi gli occhi lei che ce li ha! Accade sempre qualcosa di speciale. Guardi bene, lo cerchi e me lo descriva, per favore».

Ulisse, un po’ spazientito, girò lo sguardo attorno a sé. Fu allora che vide Marta dall’altra parte della strada.

Cominciò a raccontare: «Una bici carica di fiori s’è sbilanciata, il cesto sulla ruota posteriore non era chiuso bene, e adesso la strada è piena di fiori sparsi. Una ragazza si affanna a raccogliere tutto, mentre le macchine protestano con il clacson. Lei abbraccia petali e foglie, ha guance come pesche e occhi come il cielo dopo un temporale».

Il cieco sorrise: «È bellissima!».

Il semaforo era verde. Ulisse attraversò e cominciò a raccogliere tuberose insieme alla fioraia. Per loro si fermò il tempo, che scorreva inesorabile per l’amministratore delegato, in attesa al ristorante.

Poco dopo, Leandro rispose al telefono ed era il signor Ampelio, il suo dirimpettaio un anziano signore non vedente: «Ciao, Leandro! Missione compiuta! Mi avevi chiesto di trovare un corteggiatore a Marta, e ce l’ho fatta al primo colpo!».


La sera seguente, Marta giunse al condominio di Leandro come una ventata di vita profumata e luminosa. Era raggiante: «Leandro! La vita è meravigliosa. Mi sono innamorata!».

«Ma, Marta, non aveva chiuso con queste cose?».

«Sì, sì… Una sana di mente non si innamorerebbe. Ma poi aspettando la morte nell’aridità dell’assenza del dolore, come potrebbe non perdere il senno? Allora per non impazzire bisogna scegliere di essere folli. Sarò pazza per scelta. Non ho altra soluzione!».


L’amministratore delegato chiamò il suo amico Leandro:

«Carissimo compaesano – sospirò l’uomo d’affari – noi alieni non riusciremo mai a capire lo strano comportamento degli umani».

«Perché dici così, amico mio».

«Pensa che ieri sera avevo appuntamento a cena con un giovane dirigente, ma, al posto di arrivare lui, mi è arrivato al ristorante un mazzo di fiori, con un biglietto».

«Che strano! E cosa c’era scritto?», domandò Leandro, sospettando qualcosa.

«Diceva: Cosa sta succedendo di speciale al ristorante? Usa gli occhi… A presto. Ulisse».

«E allora? Cos’è successo di speciale?».

«Uh, niente! Ora ti saluto, esco con una».

«Una chi?».

«Con la cameriera che ieri sera è inciampata mentre leggevo il biglietto. Sai, l’ho aiutata a raccogliere gli antipastini».

Competenze

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Postato il

23 Febbraio 2016

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