L’esilio nel mondo color rubino

[singlepic id=300 w=250 h=352 float=left]L’esilio in un luogo decentrato, malsano e inospitale è una delle torture che i dirigenti desiderosi di disintegrare  un sottoposto a loro inviso possono decidere d’infliggere al malcapitato. È facilissimo: si sceglie un ufficio dal quale siano scappati via tutti, uno dopo l’altro, per le condizioni climatiche impervie e la posizione infelice, lo si arreda da schifo con una scrivania fatta di tocchi raccattati qua è là  ed assemblati alla meglio e lo si sovraccarica di apparecchiature inutili e ingombranti.

È così che Caterina, impiegatina pluri-laureata che svolge da sola il lavoro di una squadra di professionisti retribuiti a cottimo, si ritrova in un luogo di detenzione e pena collocato a piano terra del palazzone dell’importante Società con la esse maiuscola. L’ufficio è dotato di un’ampia vetrata che si surriscalda sotto i raggi del sole, cuocendole le meningi. Un fax culandrone è incastrato in un angolo. Risulta utilissimo per ricevere l’avviso dall’Area Personale quando muore un collega a 50 anni, stroncato da assideramento per essere stato mobbizzato in un altro ufficio esposto a Nord e pieno di spifferi.

Di fronte a Caterina incombe una balena enorme, emanante effluvi tossici d’inchiostro: è un’inutile e pachidermica fotocopiatrice e stampante  in bianco e nero. Ma niente paura: siccome quello che la Nostra deve stampare le serve a colori, può sempre usare l’apparecchiatura comodamente posizionata al piano di sopra. E se lancia la stampa di un documento riservato, deve correre su per le scale velocissima, prima che qualche segretaria semianalfabeta di madrelingua vetero-vicentina o vetusto-partenopea-d’importazione o newmainstreampiuttostochéquantaltro che guadagna il doppio di lei riesca a trafugare il foglio segreto. È così che Caterina si mantiene in forma. Altro che palestra! Quindi per le sue cosce sode deve solo ringraziare chi l’ha confinata in questo luogo, privandola degli strumenti di lavoro utili. E la sua gratitudine cresce, se pensa che fortunatamente non ha finestre che si possano aprire! Soprattutto considerando che confina con una saletta mensa da cui la separa un pannello prefabbricato che lascia filtrare l’odore d’aglio del cibo riscaldato da omacci rudi che pranzano alle 11,30. È meraviglioso, perché così per respirare è costretta a spalancare la porta anti panico, e quindi i clienti dell’attiguo Centro Udito Perfetto sbagliano entrata e càpitano tutti nell’antro di Caterina. Per lei si tratta di un’impagabile opportunità di socializzazione.

Oggi, ad esempio, un cingalese d’incerta età è entrato deciso, ben determinato nel farsi sostituire da lei l’apparecchio acustico. Quando Caterina gli ha spiegato a gesti che tale operazione esulava dai suoi poteri, è rimasto molto deluso. Per consolarlo, lei l’ha invitato a scegliere una caramella dalla ciotola sul pezzo di scrivania incollato davanti a lei.

L’uomo ha preso una Rossana. L’ha scartata, se l’è lanciata in bocca, ha steso accuratamente l’incarto rosso, se l’è messo davanti a un occhio, osservando un mondo color rubino. “Che bell’ufficio!”, ha esclamato. E intanto Lieve e soffice la musichina jazz si espandeva dalle casse del pc della ragazza, e quasi quasi ci ha creduto anche lei: le è sembrato tutto bello, alla faccia di chi tenta di cancellare il suo sorriso.


Uscito dall’ufficio di Caterina, Ergon raggiunge il suo compagno dietro l’angolo.

“Com’è andata, Ergon? E si può sapere perché ti scurisci sempre la pelle in quel modo, quando devi parlare con un terrestre?”

“Irenos, è andata bene, l’ho fatta sorridere… E se assumo questo colorito è solo perché non ho ancora imparato l’accento terrestre italiano. A quanto pare, quando parlo sembro un cingalese. Quindi ne assumo anche le sembianze. Piuttosto, non ho ancora capito perché il Comando Galattico ci abbia ordinato di tenere su il morale di questa Caterina! Forse la sua sorte è determinante per il futuro dell’universo? Abbiamo a che fare con una diplomatica che ci salverà da qualche conflitto catastrofico? Oppure è un’inventrice, capace di ideare astronavi in grado di viaggiare a curvatura assoluta?”.

Irenos arrossì:”Ti confesso, Ergon… che quello che hai ricevuto non era un ordine del Comando. Perdonami. Sono io che ci tengo che Caterina sia felice”.

“Razza di impostore!”

“Non è colpa mia, Ergon!”

“E di chi è allora?”

“Delle farfalle!”

“No! Aiuto! Sono tornate le farfalle venusiane assassine? Dobbiamo allertare i servizi alieni segreti!”

“No, no, Ergon. Mi riferivo alle farfalle che mi volano nello stomaco”.

“Ergon a Comando Galattico, rispondete. Ergon a Comando Galattico, c’è un’emergenza! Irenos si sta trasformando in un essere umano!”.

Anna Laura Folena (2015)

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Appassionato di fantascienza credo da sempre, ma scoperto di esserlo in quarta elementare quando mi hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrei compiuto nove anni in quell'autunno.

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