Pensando ai cavalli

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Roberta, quel giorno, sembrava particolarmente afflitta. In base al viavai dei fidanzati, l’umore del brillante magistrato trentacinquenne in eterna ricerca dell’anima gemella passava spesso dalle stelle alle stalle. A volte alle “stalle” in senso letterale, e il perché è presto detto.

Leandro la invitò entrare nella sua guardiola e a sedersi qualche minuto a chiacchierare con lui. Roberta si sentì libera di confidarsi con il portinaio alieno:

«Qualche mese fa, sfinita dalla coprolalia sessuale del mio Edoardo, che non riusciva a elevare il proprio desiderio se non ricoprendomi di insulti infamanti ai danni della mia moralità, finii in analisi. Al medico seguace di Freud raccontai la mia vita intima nei minimi dettagli, senza omettere nessuno degli epiteti che mi avevano colpita, ma soprattutto soffermandomi nel descrivere minuziosamente le prestazioni mie e di Edoardo durante il turpiloquio. Mi sembravano dettagli fondamentali!

Il luminare della psicanalisi mi spiegò che il mio fidanzato era malato e che era lui a doversi curare. Ebbe una gran fretta di smettere di essere il mio medico, per potermi zompare addosso senza infrangere l’etica professionale. Pensa che correttezza!

Per lui lasciai il maniaco delle parolacce e con lui diedi inizio a una delle relazioni sentimentali più appaganti della mia vita.

Un’unica ombra offuscava la mia felicità: Gustavo, così si chiamava il dottore, non riusciva a smettere di essere profondamente psicanalista neanche dentro al letto. Voleva a tutti i costi sapere a cosa stessi pensando in ogni istante. “A te”, rispondevo prudentemente io. Ma lui non era convinto.

Un pomeriggio, mentre io e Gustavo stavamo dando il meglio di noi stessi con creatività ancora inedita per qualsiasi manuale d’ars amatoria, le sue domande divennero così insistenti che cedetti e gli confessai la verità. Le mie fantasie erotiche si svolgevano sempre in una stalla in mezzo al fieno con due uomini ben dotati e alla presenza di uno o più cavalli frementi che ci spiavano da distante.

Da quel momento non funzionò nulla bene come prima. Il mio partner si arrovellava notte e giorno sul perché io avessi bisogno della presenza degli equini. Io ero preoccupata che se la prendesse per via dei due uomini. Invece, non era affatto turbato da loro. Quella che proprio non gli andava giù era la questione dei cavalli. Era convinto che io avessi subìto qualche trauma equestre nella mia infanzia. La cosa divenne per lui una vera ossessione, ed ogni amplesso era ormai una specie di tragedia. Terminava con lui in lacrime. Una sera, ebbe perfino le allucinazioni: gli sembrò di udire un nitrito nella stanza accanto. A quel punto scoppiai a piangere anch’io.

Fine della storia. Ci siamo lasciati una settimana fa.

Grazie, Leandro. Mi ha fatto bene raccontarlo a qualcuno».

Roberta se ne andò in tribunale sollevata e di nuovo sorridente.

Quella sera, il portinaio ricevette una chiamata interstellare dal suo pianeta. I Tre Grandi Saggi erano preoccupati:

«C’è un’emergenza, Leandro. Devi tenere gli occhi aperti».

«Perché? Cosa succede?», chiese lui.

«Un altro nostro agente sulla Terra teme che gli abitanti del crudele pianeta Equus Caballus stiano invadendo la galassia in cui vi trovate. Sospetta perfino che tentino di accoppiarsi con le umane. Pensa che è quasi certo che la sua ex fidanzata sia stata stuprata da alcuni di loro in una stalla».

Competenze

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Postato il

10 Marzo 2016

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