La terza parte di S.E.T.H. una saga spaziale come è nelle corde di Barbara G. Tarn. Ad ogni puntata qui sotto i link per accedere a tutta la storia. I disegni originali sono di Silvano Beltramo.

Prima Puntata
Seconda Puntata
Terza Puntata
Quarta Puntata

terzapuntata– Stanno ricostruendo Mondo SETH! – annunciò Wim eccitato. Era passata una settimana da quando l’Hacker aveva caricato la mente sulla megarete ed era la prima buona notizia che Izzy-lee riceveva. – Pensiamo che Alex sia lì, a controllare i lavori!

– Dove? – Izzy-lee si illuminò. – Una stazione orbitale come l’altra volta?

– No, hanno deciso di usare una luna desertica e costruire lì una base. – Wim ridacchiò. – Dato che Ulba’wis ne ha due, stanno usando quella più piccola. La stanno scavando così possono cominciare a costruire la base sotterranea con gravità artificiale e tutto il resto.

– Perché usare una luna? Perché è esploso Mondo SETH quando Friport, che è molto più grande, funziona ancora?

– Friport è un’astronave, benché grande come un pianeta, vaga nello spazio e ha dei motori per manovrare se necessario. Mondo SETH era una stazione spaziale con un’orbita fissa e chiaramente un sistema binario a eclissi non è stata la scelta migliore. La gigante rossa era diventata una Cefeide variabile, il che ha mandato in tilt tutti i sistemi. Mondo SETH non aveva motori, perciò non poteva lasciare l’orbita. Ricostruendo la base dentro a una luna, dovrebbero essere in grado di evitare un altro disastro.

– Oh, va bene. – Izzy-lee meditò sulla notizia.

– Dovresti andare – disse Wim assorto. – Non hai bisogno di respirare. Puoi aiutarli.

– Sono un disastro con la scienza. – Lei sospirò. Trasferirsi da Marc’harid non le aveva dato voglia di studiare cibernetica. Si era ciecamente fidata dei Da Vinci e altri scienziati su Mondo SETH, offrendo la sua mente come cavia per il nuovo corpo androide senza curarsi dei dettagli tecnici. Non era mica Dadina, lei!

– Pensavo volessi rivedere Alex – la sgridò Wim. – E poi credo che il suo corpo sia quasi pronto. Riportalo qui, ridagli la forma androide e poi potete fare quello che volete.

Izzy-lee sorrise e gli piantò un bacio sulla guancia sbarbata.

– Grazie, Wim! Non so cosa trovi in Dadina, ma spero che torni presto da te.

Wim la cacciò via dal suo ufficio con un’occhiataccia.


Di nuovo Izzy-lee affittò un’astronave che aveva abbastanza spazio per contenere la navetta mutaforma, ormai completamente riparata. Inserì la rotta per Ulba’wis e fu molto eccitata quando fu nel raggio di trasmissione con la seconda luna, dove i sopravvissuti di Mondo SETH stavano lavorando duramente con scienziati provenienti da un po’ tutti i pianeti Umanoidi per lavorare al progetto.

Max aveva sparato dati dappertutto per toglierli dal computer il più in fretta possibile e ogni laboratorio che aveva ricevuto qualcosa aveva mandato una o due persone ad aiutare a ricostruire il sistema centrale.

Trasportando moduli dal pianeta sottostante, avevano già attrezzato dei punti con gravità e aria artificiale per quegli Umanoidi che avevano bisogno di respirare. Robot e SETH lavoravano nelle altre parti del laboratorio sotterraneo, dove magari c’era già un po’ di gravità ma non aria respirabile.

Izzy-lee venne accolta da una scienziata Ypsilantiana che conosceva, e che fu felice di rivederla. La donna era intorno ai cinquant’anni e aveva avuto una cotta per Max, un amore non corrisposto e ormai perduto. Stava ancora piangendo la mente di Mondo SETH, ma confermò che Alex era con loro, con un corpo robotico che si era procurato su Gaia. Era venuto alla nuova base con alcuni scienziati Gaiani che si erano rivelati bravi quanto il defunto padre di lui.

– Dov’è adesso? – chiese Izzy-lee ansiosa.

– Giù nelle gallerie, dove io non posso andare. Lavora senza sosta, dato che il corpo non si stanca… forse dovrei dirgli di venire qui tanto per cambiare. – La donna fece l’occhiolino prima di girarsi verso il comunicatore.

Izzy-lee attese con impazienza mentre la donna più anziana chiamava Alex nel suo ufficio.

– Sarà qui a momenti – disse la scienziata prima di andarsene.

Izzy-lee passeggiò per il piccolo ufficio che aveva una finestra aperta sul cielo stellato, col disco del pianeta sottostante, molto simile alla Terra o a Marc’harid da lassù. L’altra luna non si vedeva.

Izzy-lee sedette nella sedia girevole per guardare il resto dell’ufficio. Notò sulla scrivania una foto di Max e Alex quando erano arrivati su Mondo SETH, il padre che abbracciava il figlio seduto sulla sedia a rotelle. Una fotografia fissa e stampata, come quelle che aveva visto sul tavolino di Cristina. La scienziata Ypsilantiana doveva averla recuperata tra i possedimenti di Max, o forse lui gliel’aveva regalata prima di caricarsi sul computer centrale.

E poi un robot dorato entrò nella stanza, vagamente Umanoide in quanto aveva braccia e gambe e una sorta di testa con occhialoni al posto degli occhi. Si fermò di botto quando la vide, e la voce che uscì dall’apertura coperta da un vetro che passava per bocca era un suono che lei temeva di non udire mai più.

– Izzy-lee! – Alex aveva un tono strangolato. – Come mi hai trovato?

– L’Hacker ha caricato la mente sulla megarete. Si sta divertendo un mondo, ma è anche riuscito a tracciarti.

– Ma che ci fai qui?

– Sono venuta ad aiutare, se posso – rispose lei alzandosi, elettrizzata. Stava cominciando a pensare di averlo perso. – Ma dato che non sono uno scienziato, l’unica cosa che posso fare è ridarti la forma bionica che tuo padre aveva costruito per te.

maurizio%20manzieri%20-%20valentines%20day– È stata distrutta, insieme al mio cervello – disse Alex con tono depresso mentre lei gli andava vicino.

– Ma sei sempre tu – ribatté lei. – Ti ricordi di me, parli come prima, le tue onde mentali sono le stesse, chi se ne frega di quale forma hai? Non mi sono innamorata del tuo corpo!

– Ma non posso stare con te con… questo! – La mano metallica sbatté contro il petto dorato con un suono da campana. – Dio, Izzy-lee, sono felice che sei scampata. Sei sempre la donna più bella che ho mai incontrato…

– Taci. – Lei posò il dito sulla bocca del robot. Poteva “vedere” la mente di Alex e immaginarlo come voleva. – Adesso fai il bravo bambino e vieni con me su Marc’harid.

– Non posso permettermi un corpo nuovo! – protestò lui arretrando.

Lei gli mise le braccia intorno al tozzo collo metallico e lo bloccò.

– Non devi pagarlo. È il mio regalo per te. Perché tu e tuo padre mi avete regalato una nuova vita e voglio dividerla con te.

– Ma… Ma…

Izzy-lee chiuse gli occhi.

Alex, sono una Sire, trasmise La tua gente si è appena unita alle Nazioni Stellari, ma noi un tempo governavamo la galassia. Se uno di noi voleva regalare a qualcuno un nuovo corpo artificiale, quel qualcuno si sentiva fortunato e ringraziava con tutto il cuore. Scordati il tuo orgoglio maschile, quando riavrai il tuo corpo, puoi prenderti cura di me.

Izzy-lee…

Il robot sospirò e lei riaprì gli occhi. Poteva ancora vedere il viso di Alex sovrapposto sulla testa metallica. Mandò ondate supplichevoli verso di lui e lui si arrese.

Non ti merito, Izzy-lee.

Io ti ho scelto, Alex Da Vinci. Che tu mi meriti o meno non c’entra. Mi vuoi?

Sì! Oh, sì, Izzy-lee, ti amo con tutto me stesso!

Lei sorrise lentamente.

– La mia nave è pronta a riportarci su Marc’harid. Scarichiamo la tua mente nel corpo androide, facciamo una breve visita a tua madre a cui manchi tanto, poi torniamo qui ad aiutare la ricostruzione di Mondo SETH. Che ne pensi?

– Penso che ti vedrò nella realtà virtuale mentre viaggiamo, così potrò toccarti. Questo corpo non mi permette di sentire un bel niente! – rispose Alex con uno sbuffo esasperato.

Izzy-lee scoppiò a ridere.

– Andiamo, allora. Non vedo l’ora di stare con te, mente e corpo…


Il ritorno su Marc’harid fu quasi troppo veloce dato che Izzy-lee e Alex si incontrarono nella realtà virtuale in modo da potersi toccare di nuovo. L’esperienza incorporea permise loro di ritrovare l’intimità perduta e fare sesso con le coscienze abbracciate.

– Però voglio sempre vivere nella realtà fisica – disse Alex mentre tornavano nelle rispettive interfacce meccaniche. – Sì, il sesso virtuale è bellissimo, ma… – Sospirò anche se non ne aveva bisogno. Evidentemente il suo cervello continuava a pensare di essere in un corpo organico.

– Riavrai presto la tua forma – rispose lei, stringendo la dura mano metallica che aveva appena i sensori necessari per farla funzionare nell’afferrare gli oggetti. – Con una bella pelle liscia senza peli, soffice da toccare e quasi calda…

– E nessun bisogno di radermi al mattino. – Lui ridacchiò. – Lo so che i Sire maschi non hanno bisogno di radersi perché sono privi di peli facciali, perciò suppongo tu sia  ben felice che io abbia perso quella capacità.

– Be’, se vuoi una faccia barbuta, dillo – disse lei poco convinta.

– No, sbarbata va bene, sembro più giovane – assicurò lui. – Cioè, ho quasi trent’anni, ma l’aspetto che mi ha dato mio padre… – Scosse la testa metallica.

– Sembriamo entrambi ventenni, e lo saremo per sempre. – Lei sorrise mentre l’astronave atterrava nello spazioporto principale. – Ripristiniamo il tuo aspetto, se ciò ti fa sentire meglio! A proposito, indovina chi è l’esperto di Mind Upload ai Labs?

– Non ne ho idea, chi?

– Lyssa Wright. Ha un nuovo ragazzo, un tatuatore…

– Pensi che i corpi bionici si possano tatuare?

– Alex! Ma come ti viene in mente?

La risatina venne fuori dal volto inespressivo.

– Scherzo. Sono contento che Lyssa sarà il mio operatore. Mi fido di lei.

– Anch’io. È anche abbastanza simpatica.

– Certo che lo è. Come mai non te ne eri accorta?

– Ehm… ha gli schermi mentali?

– Oh! Giusto. Dimenticavo che è una telepate, ma non è Sire…

Arivarono ai Vaurabi Labs e si diressero subito all’ufficio di Faka Sumirasko. Il capo del reparto cibernetico parve imbarazzato, ma aveva uno schermo mentale artificiale, perciò lei non riuscì a leggergli nella mente.

– Questo è Alex Da Vinci – presentò lei accennando al robot. – È pronta la forma androide?

– Il corpo era pronto e operativo, aspettava solo una mente, artificiale o organica che fosse, ma ora è sparito – rispose Faka Sumirasko.

Izzy-lee lo fissò a bocca aperta.

– Che vuol dire sparito? – chiese incredula.

– Prego, sedetevi. – Faka Sumirasko aveva un’espressione addolorata.

Izzy-lee e Alex obbedirono, stupiti, mentre l’Ypsilantiano giocherellava nervosamente con una penna.

– Faka Sumirasko, che sta succedendo? – esplose Izzy-lee.

– Abbiamo un problema. – La voce li sorprese alle spalle. Il predecessore nonché amante di Faka Sumirasko, Faka Megnaghy, venne avanti e sedette accanto all’Ypsilantiano. Era un pensionato di Serenaide che era quasi sempre accanto a Faka Sumirasko. Alto e pelato, aveva passato quasi tutta la vita ai Vaurabi Labs, essendoci entrato appena uscito dall’università.

– Lo hai trovato? – chiese Faka Sumirasko preoccupato.

– No, ma abbiamo finalmente capito cosa è successo – rispose Faka Megnaghy. Si girò a guardare Izzy-lee e Alex. – L’Hacker ha molto apprezzato quell’aspetto e ha deciso all’improvviso di fare qualche esperienza di vita. Così ha scaricato la mente nel corpo che era pronto per te e se n’è andato.

– Che ha fatto? – trasecolò Izzy-lee. – Come è potuto succedere?!

– Era uno con le macchine. – Faka Megnaghy sospirò. – Non aveva bisogno di un operatore esterno.

– Perché Wim non lo ha fermato?

– Wim era su Ypsilanti a recuperare Dadina che stava pensando di trasferirsi lì – rispose Faka Sumirasko.

– Ma ora è tornato e è lui che ha scoperto cosa è successo – aggiunse Faka Megnaghy. – Apparentemente l’Hacker ha studiato il corpo di Alex dalla nuvola, poi ha deciso di provarlo.

– E ha fatto tutto da solo? – chiese Alex impressionato.

Faka Megnaghy annuì.

– Dov’è adesso? – chiese Izzy-lee decisa. – Come lo rimandiamo nella realtà virtuale e come recuperiamo il corpo?

– Quello è il problema – disse Faka Sumirasko assorto. – Potremmo preparargli un altro corpo con le stesse specifiche. O potremmo costruirne uno nuovo per Alex. C’era qualcosa che avresti voluto cambiare ora che sei qui? – Guardò speranzoso Alex che scosse la testa.

– La forma che mi ha dato mio padre è quella che voglio tenere. Era la mia faccia, e il mio corpo se non fosse stato danneggiato.

– Così abbiamo sentito dire. – Faka Sumirasko annuì.

– Perché l’Hacker a rubato il corpo di Alex? – chiese Izzy-lee perplessa.

– L’Hacker non è mai stato bello, per questo è diventato un recluso che comunicava meglio con le macchine che con gli Umanoidi. E il corpo di Alex è splendido – spiegò Faka Megnaghy. – Piacerebbe anche a me essere di nuovo così giovane e bello.

– Quanti anni ha l’Hacker? – Lei lanciò un’occhiataccia allo scienziato pelato che sorrise.

– Vicino ai sessant’anni. Penso che avrà un breve canto del cigno, poi riporterà indietro il corpo androide e se ne tornerà nella nuvola.

– Crisi di mezza età – aggiunse Faka Sumirasko. – Succede. Gli uomini cominciano a perdere il loro aspetto giovanile e cominciano a cercare amanti che potrebbero essergli figli. – Fece l’occhiolino al compagno che era uno di quelli. – E lo sta facendo con un aspetto più giovane che gli dà tutte le sensazioni di una forma organica.

Izzy-lee gemette mentre Alex ci pensava su.

– Mio padre si è liberato del corpo ed è rimasto nella nuvola – osservò.

– Tuo padre aveva una moglie e due figli – ribatté Faka Megnaghy. – L’Hacker è vissuto in castità tutta la vita.

– Non mi stupisce che sia impazzito – brontolò Izzy-lee. – Che facciamo ora?

– Ditecelo voi. Dobbiamo costruire un’altra figura artificiale e convincere l’Hacker a fare a cambio o volete andarlo a cercare e costringerlo a tornare nella nuvola?

Izzy-lee guardò la faccia inespressiva di Alex.

– Proverò a parlargli attraverso la megarete – disse il giovane deciso.

CONTINUA…