E per ora qui si conclude l’avventura Star Minds. Al momento non ho il tempo di tradurre altro, anche se avevo promesso di tradurre tutta la seconda generazione… Nel frattempo sto scrivendo della terza, ma ancora non l’ho pubblicata neanche in inglese.
Ho avuto un’altra menzione onorevole a Writers of the Future con un racconto di Terra d’Argento, ma non avendo visto grosso interesse per l’Uomo dal Cappuccio, per ora soprassiedo… anche perchè quel racconto è ancora inedito anche in inglese!
Prossimo mese nuovo titolo, un po’ anomalo, nel senso che non fa parte nè di Star Minds, nè di Terra d’Argento, ma è sempre fantasy – urban fantasy, credo che lo definiscano…
Prima Puntata
Seconda Puntata
Terza Puntata
Quarta Puntata

– È sempre offline – disse Wim cupo. – Ma ho trovato la forma fisica. È su Vilas Lok.

– Il pianeta del piacere. – Izzy-lee sospirò. – Avremmo dovuto capirlo…

– Andiamoci – disse Alex. – Non l’ho mai visto, ma ne ho tanto sentito parlare da Lyssa, che abitava lì. I suoi cugini sono ancora lì, quindi possiamo chiedere loro aiuto…

– Non potrai goderne molto con questa corazza – rispose lei scettica. – Ma se il signor Hacker non si degna di controllare i suoi messaggi, non ci resta che andargli a bussare alla porta.

– Dovreste portarvi una guardia del corpo – suggerì Wim. – La sua forma è più forte di voi due. A meno che Alex non voglia scaricare la mante in una tecnologia più efficiente, non sarete in grado di sopraffarlo.

– Mi piace abbastanza questo corpo robotico – disse Izzy-lee sorridendo ad Alex. – Viene dal tuo pianeta natio ed è un po’ antiquato, ma…

– Ma Wim ha ragione, non mi muovo molto bene con questo. Ha dei limiti. Dovrei trovarmi qualcosa di più efficiente.

– O chiedere aiuto a un cyborg – insisté Wim. – O chiamare la polizia galattica e le sue squadre d’assalto. I battlesuit che usano loro sono molto buoni, ma non credo che Alex possa usarli.

– E io? – chiese Izzy-lee. – Io potrei metterli? Cosa fanno questi battlesuit?

– Potenziano forza e resistenza. Dovremmo avere qualcosa del genere qui, ma dovrete tornare al reparto cibernetica. Credo che Hiro Shibata stia lavorando su un potenziatore corporeo.

Izzy-lee sbuffò (un altro ex di Dadina, si sarebbe mai liberata di quella stronza?) ma ringraziò Wim e si diresse all’ufficio di Hiro.

Sembra così… giapponese! commentò Alex. Sicura che non è terrestre?

No, è di Xi-kong. Anche il nuovo ragazzo di Lyssa. Hanno una maggioranza di occhi a mandorla su quel pianeta, proprio come su Ulba’wis c’è una maggioranza di pelle scura, quella che voi chiamate Africana.

Hiro mostrò loro la sua creazione, a metà tra un battlesuit e un esoscheletro che avrebbe dato ulteriore potenza al corpo già potenziato di Izzy-lee, permettendole di sopraffare l’Hacker  se le parole non fossero state sufficienti a convincerlo a lasciare la forma fisica.

– Non l’ho testato – avvisò.

– Sono abituata a fare la cavia. – Izzy-lee alzò le  spalle. – Ma se poi lo vuoi far usare a Umanoidi normali, dovrai usare un altro beta-tester quando te lo riporto.

– Sarò grato per qualsiasi commento sull’uso di questa armatura – disse Hiro. – Buona fortuna.

Alex e Izzy-lee andarono allo spazioporto con l’armatura ripiegata in una borsa e di nuovo affittarono un’astronave per andare a Vilas Lok.

– Sembra un’Odissea infinita. – Alex sospirò. – Grazie per ciò che stai facendo per me.

– Voglio stare con te nel mondo reale e virtuale – ribatté lei. – L’Hacker non aveva il diritto di rubare il tuo corpo.

Lui ridacchiò.

– Sei deliziosa anche quando sei imbronciata – disse.

– Odio questa tua faccia inespressiva – brontolò lei, guardando storto il robot dorato che parlava con la voce di Alex. – A proposito, ho conosciuto tuo fratello. Perché siete così diversi?

– Tu e tua sorella siete uguali?

– Più o meno… credo che lei sia più intelligente.

– Dovrò incontrarla per stabilire se è vero. – Lui ridacchiò di nuovo. – Lollo e io… siamo diversi. Lui è l’artista e io lo scienziato… Mia madre voleva chiamarci Terence e Anthony, dal suo cartone preferito Candy Candy, ma mio padre ha detto che col nostro cognome dovevamo avere dei nomi italiani. Così eccoci, Lorenzo e Alessandro. La febbre dei cartoni giapponesi era passata quando sono cresciuto, ma ho sempre desiderato di avere un megarobot.

– Che si è rivelato profetico. – Lei sorrise. – Ora sei fatto d’acciaio, o qualche altra lega metallica!

– Questa forma non è proprio un megarobot di cartone giapponese – si lamentò lui. – Non è nemmeno decente! Posso mettere l’armatura e riprendermi il corpo da solo, per favore?

– Dubito che tu riesca a metterla su questa forma – disse lei osservando con aria critica le braccia e gambe  sottili e il torso a barilotto. – E poi l’hai detto tu che non ti ci muovi bene. Lasciami fare, Alex, dopo puoi occuparti di me per il resto dell’eternità.

Lui la prese tra le braccia anche se non poteva sentirla contro di sé.

– Grazie, Izzy-lee. Hai la mia eterna gratitudine. E amore.


– Allora, siamo su Vilas Lok – disse Alex entrando nella stanza d’albergo prenotata. – Adesso? Come intendi procedere con l’Hacker?

– Quella è la parte facile – ribatté lei. – So come è fatto. Ma lo sa anche lui. Cioè, mi conosce.

– Quindi capirà subito che rivuoi il corpo androide.

– Non necessariamente. Posso fingere di amare l’esterno e che non mi importa quale mente c’è dentro. – Gli strizzò l’occhio. – Lo invito qui, lo tramortiamo e lo riportiamo su Nuovo Mondo SETH per il trasferimento mentale.

– Okay – disse Alex poco convinto. – E io cosa dovrei fare?

– Niente. Nasconditi in bagno con l’armatura. Gli dirò che vado a spogliarmi e uscirò pronta a sopraffarlo.

– Mi piacerebbe usare una pistola speciale su di lui – borbottò Alex.

– E rovinare il tuo corpo? – lo sgridò lei. – Lo metterò fuori uso senza danneggiare la pelle sintetica, promesso.

– E come farai? – chiese lui ironico.

– Tut-tut. – Lei prese la testa robotica tra le mani. – Sono Sire. Sono molto brava a controllare menti non protette. Fidati.

– Sono nelle tue mani. – La voce di Alex tremò. – E puoi fare ciò che vuoi con me. O la mia fisicità.

Lei baciò brevemente la superficie dorata.

– Non ti preoccupare, Alex, presto sarai di nuovo com’eri prima della distruzione di Mondo SETH.

Lo lasciò nella stanza e andò al piano terra al negozio dell’albergo a comprare un vestito sexy. Voleva essere sicura di colpire l’uomo. Si spazzolò la criniera castana, aggiustò il mini vestito e andò direttamente nella club accanto in cerca  della preda.

Le luci erano basse e la musica alta, ma lei chiuse l’apparato uditivo e allargò la mente in cerca delle ormai note onde mentali dell’Hacker. Ma le sue micro telecamere videro per prime il viso sorridente di Alex e il cuore le balzò in gola. Dovette ricordare a se stessa che la faccia era quella di Alex, ma non era lui.

Il che divenne subito ovvio quando lei mise a fuoco ciò che c’era vicino a lui. Il giovane era circondato da belle donne che lo guardavano con aria adorante. Il timido Alex odiava essere al centro dell’attenzione (al contrario del fratello Lorenzo), perciò il modo di fare rivelava la presenza dell’Hacker.

Izzy-lee strinse i denti e avanzò verso il separé dove un uomo e quattro donne sembravano divertirsi molto, ridendo forte di chissà che.

– Ciao, Hacker – salutò fermandosi davanti a lui dall’altra parte del tavolo. – Perché te ne sei andato senza di me?

Sorpreso, lui la guardò mentre il riso svaniva.

– Ah, Izzy-lee. – Si schiarì la gola. – Il mio nome è Aidan.

– Dovrebbe  essere Alex con quell’aspetto – disse lei con un sorriso malizioso. – Ma mi va bene quello che preferisci.

– Davvero? Non sei arrabbiata con me?

– Sono arrabbiata perché te ne sei andato senza di me. Pensavo avessi capito quanto amo questa forma. – Indicò il petto di lui e lui sorrise.

– Lo capisco, è stato un bel successo finora – disse lui. Si districò dalle compagne che protestarono a gran voce mentre si alzava. – Scusate, signore, ma quella è una donna che non si può respingere. È una potente Sire, sapete, ed è venuta qui solo per me.

Izzy-lee ignorò le occhiatacce delle altre donne mentre lui si faceva avanti.

– Ho prenotato una stanza nell’albergo qui vicino – disse con voce sexy. – Andiamo?

Lui le prese il braccio come un gentiluomo d’altri tempi e la guidò fuori. Il sole stava tramontando e le luci si accesero in strada mentre entravano nell’ingresso dell’albergo e si avviavano all’ascensore. Izzy-lee lo portò nella stanza e gli disse di mettersi comodo mentre lei usava il bagno.

– Accidenti, Izzy-lee, ti comporti proprio come se avessi un corpo biologico! – fece lui divertito.

– È come se lo fosse – ribatté lei prima di chiudere la porta del bagno.

Alex la aiutò a indossare l’armatura. Lei poteva sentire che era preoccupato anche se la faccia dorata era priva di espressione. Mandò un’ondata calmante verso la mente di lui e uscì dal bagno.

– Cos’è quello? – chiese l’Hacker fissando lo strano vestito.

– Serve per aumentare le sensazioni – rispose lei innocentemente. – Perché hai deciso di rubare un corpo fisico?

– Ho visto le specifiche sulla nuvola, ed era lì, pronto e connesso, in attesa di una mente che lo rendesse vivo… – Lui alzò le  spalle. – Ho pensato di provare delle sensazioni nel mondo fisico per una volta nella vita.

– Ma non era aumentato per quello – lo sgridò lei. – Era solo una forma fisica per una coscienza che voleva restare nel mondo reale.

– Sono stato un solitario tutta la vita, Izzy-lee. È stato un bel cambiamento. La mia vecchia carcassa non era abbastanza attraente per le donne, o gli uomini, che non mi hanno mai guardato. Questo – batté sulla pelle sintetica delle braccia – è più reale di quanto mi sia mai sentito.

Lei gli mise le braccia intorno al collo.

– Devi rinunciarci – lo avvertì, decisa.

– Di già? Neanche per sogno! Mi sto divertendo troppo!

– Hacker, hai rubato il corpo del mio ragazzo! Pensavi davvero di farla franca?

Lui si incupì.

– Quindi sei qui per riprendertelo.

– Sì. Restituiscilo spontaneamente, o dovrò farti male.

Lui si mosse veloce, lanciandola contro un muro mentre correva verso la porta. Alex uscì dal bagno e lo bloccò e l’Hacker gridò di rabbia, strappando via un braccio dorato.

Izzy-lee lo attaccò da dietro, afferrando il busto del droide e stringendo mentre la mente si insinuava in quella  dell’Hacker. Alex si rialzò e mise l’unica mano sulla fronte dell’Hacker, unendo la mente a quella di Izzy-lee. La mente dell’Hacker non era abituata ai trasmettitori inseriti nell’androide e non aveva idea di come usare la telepatia, così Alex ne prese il controllo attraverso il contatto fisico.

Le loro menti unite riuscirono a sopraffare l’Hacker che perse conoscenza. Izzy-lee prese in braccio il corpo  e Alex raccolse il braccio staccato. Tornarono all’astronave dove misero l’Hacker in uno stato sospeso finché non avessero raggiunto Mondo SETH.

– Siamo una buona squadra – disse lei, osservando il braccio mancante del robot dorato. – Peccato che non sono capace di ripararti.

– Non serve che ripari questo – ribattè Alex. – Non mi servono entrambe le braccia adesso. Tu hai la forza necessaria per trasportare il mio vero corpo e la nave è semiautomatica, perciò… lasceremo ai giapponesi la riparazione del mio corpo temporaneo. Dopo tutto l’hanno costruito loro!

Lei gli sorrise.

– Non vedo l’ora di riaverti nel tuo corpo.

– Mi ha fatto fare brutta figura?

– Probabilmente sì, per i tuoi standard. Ti ha fatto sembrare il macho che aveva tutte le donne ai suoi piedi. Tuo fratello sarebbe stato fiero di te! – Gli fece l’occhiolino e riuscì a farlo ridere.

– Ah, sì, Lollo mi ha sempre considerato un pirla! Gli hai detto che eri la mia ragazza?

– Sì, sprizzava invidia da tutti i pori della mente. Non ha schermi mentali… spero che la moglie sapesse chi stava sposando!

– Certe donne amano gli uomini come Lollo. – Alex sospirò. – È un artista, gli è permesso essere un latin lover.

– Odio quel tipo di uomini – gli ricordò lei. – Non provare a comportarti come l’Hacker o ti mollo nell’avamposto più lontano senza i mezzi per tornare in circolazione!


Nuovo Mondo SETH era ancora in costruzione, ma il computer centrale era pronto. Il corpo artificiale di Alex venne connesso ai computer e l’Hacker costretto a lasciare l’interfaccia fisica. Quando si ritrovò nella centrale di Mondo SETH, tuttavia, l’Hacker parve calmarsi. Adesso era esattamente dove voleva essere e dimenticò il desiderio di un corpo reale.

La mente di Alex passò dalla nuvola prima di sistemarsi nella testa dell’androide. Perse temporaneamente conoscenza durante il trasferimento, ma quando aprì gli occhi bionici e mise a fuoco Izzy-lee, sorrise.

– Wow, Izzy-lee, mi sembra di aver dormito cento anni, ma non sei cambiata affatto!

Lei ridacchiò.

– Sono stati forse cento minuti, ma dato che il tempo per noi non ha più importanza, fai pure finta di aver dormito cento anni. Bentornato, bell’addormentato.

Lui le carezzò la guancia ed entrambi rabbrividirono mentre i sensori trasmettevano la sensazione di pelle contro pelle.

– Sono passati cento anni dall’ultima volta che ti ho baciato – mormorò lui attirandola a sé.

– Forse cinquecento ore – corresse lei prima di assaggiarlo di nuovo.

Le era mancato tutto questo, il contatto totale, i sensori a tutto regime, le menti che si incontravano mentre i corpi si univano…

Il bacio infinito si trasformò in un appassionato fare l’amore che li lasciò entrambi felici e soddisfatti.

– Ti amo, Alex…

– Anch’io, Izzy-lee…

FINE