Anche al giorno d’oggi le cose vanno piuttosto bene per John Russell Fearn (da voi meglio noto come Vargo Statten) e infatti mi capita di vendere per lo meno cinque libri al mese a Editori diversi. Le trame riguardano gialli, western e fantascienza (in quest’ordine) richiesti da una decina di clienti.

Tutti i libri di Fearn collocabili nei tre settori menzionati sono attualmente in stampa, o in fase di ristampa. L’ultima edizione nuova (per quel che riguarda Fearn) è The Silent World che è possibile acquistare anche oggi su Amazon ed è una versione riveduta del vecchio The Dyno Depressant di Volsted Gridban (uno dei tanti pseudonimi di Fearn) pubblicato nel 1953 da Scion,

La storia che presentiamo qui è Il sole fantasma: uno dei racconti più brevi in assoluto tra quelli scritti da Fearn. Risale al 1936 ed è un racconto di 1000 parole, pensato per una serie a puntate in cui autori diversi avrebbero dovuto scrivere i seguiti. Purtroppo il progetto è rimasto inedito per parecchio, cioè fino al 1970, quando mi è capitato di scoprire il racconto e ho chiesto a Sydney J. Bounds di completarlo.

Spero vi possa piacere

Phil

THE GHOST SUN di John Russell Fearn e Sydney J. Bounds Prima pubblicazione su Vision of Tomorrow N° 8, maggio 1970. 
Copyright © 1970 by Philip Harbottle. All rights reserved.

Un terrestre morto salva una razza aliena da un tragico destino!

La nave spaziale, un gigantesco ovoide di suprametallo, prodotto di altissima intelligenza, proseguiva la sua instancabile rotta verso l’infinito, molto al di là della galassia che ospita la Terra.

Al suo interno c’erano sei notevoli esseri, notevoli sia nell’aspetto, che nella mente. Un terrestre li avrebbe definiti insettiformi, per il corpo da scarafaggi, i delicati tentacoli e l’unico occhio senza palpebra proprio in mezzo alla testa… strani esseri, addirittura fantastici, forniti di un’intelligenza superiore a quella di qualsiasi genio mai esistito nella storia della Terra,.

I sei viaggiatori, sono gli Anziani di Tormah, custodi in sacra fiducia dell’intero plasma germinale della loro razza; essi sono in fuga dalla minaccia di una super nova sul loro pianeta d’origine e hanno già percorso molti anni luce alla ricerca di un nuovo rifugio.

In questo momento, di fronte a loro galleggia il Sole Fantasma, tanto grande da sembrare incredibile, tanto debole da non essere quasi visibile. Un fenomeno unico! Avviati in quella direzione i Tormahliani sono molto eccitati, ma improvvisamente a poca distanza, ecco apparire un’altra nave: molto più piccola della loro, ma pur sempre una nave spaziale.

“Intelligenze!” alitò il Maestro con voce simile al suono di un piffero, attraverso un orifizio quasi invisibile aperto nella schiena a scaglie. “Intelligenze! L’incontro tra due mondi! Magari potrebbero…”

Si interruppe di colpo, l’unico occhio fisso alla finestra lenticolare. Gli altri Anziani gli si fecero attorno.

“Strano,” proseguì piano. “Sembra modificarsi mentre si guarda, che senso ha? Dobbiamo capirlo subito.”

Mathon, il suo vice, flauteggiò: “Vedete, la nave arriva dal Sole Fantasma.”

I tentacoli del Maestro si allungarono verso i controlli di guida e fece rallentare la nave. Il grande portello si aprì. Gli esseri non temevano né la mancanza di aria, né il gelo interstellare: i Tormahliani attesero che la loro velocità fosse uguale a quella del veicolo sconosciuto. Sullo scafo argentato e pieno di cicatrici c’era scritta la parola TERRA, che per loro non aveva alcun significato.

I tentacoli del Maestro sollevarono un oggetto smussato con una specie di lente, oggetto non troppo dissimile a una torcia elettrica. Il raggio rovente emesso dall’oggetto vaporizzò il portello esterno della piccola nave.

“Strani esseri,” mormorò il Maestro e superarono con un balzo la distanza tra la loro nave e la nave aliena. “Hanno un doppio portello: attenzione. Potremmo procurare dei danni. Mathon risigilla l’apertura.”

Mathon estrasse dalla lucida cintura che circondava il suo corpo insettiforme, un altro strumento che mosse rapidamente in direzione del foro aperto prima. I nuovi raggi toccavano lo scafo e allungavano strisce di materiale sigillante. Alla fine l’apertura esterna fu ricoperta da uno strato di suprametallo uscito dal nulla. Qualcosa al di là della comprensione di un cervello terrestre, ma non per i Tormahliani: che sapevano trattarsi di un materiale comune.

Il Maestro vide con soddisfazione che la strana atmosfera al di là del portello interno non era fuoruscita, per cui vaporizzò immediatamente il portello interno. I Tormahliani adattarono subito il corpo all’improvviso flusso di ossigeno che li travolse. Con la forza della mente sigillarono tutti i pori esterni distribuiti tra le scaglie, evitando in maniera efficace di assorbire quel nuovo gas. Si fecero avanti tranquilli per osservare una scena che disorientò le loro menti avanzatissime.

Al posto di guida c’era un solo uomo. Un uomo? Uno scheletro, perché oltre il casco trasparente della tuta spaziale si intravvedeva solo un teschio. Di fronte a lui uno spesso blocco di fogli, tenuti assieme da un primitivo sistema a spirale di ferro. Sui fogli c’era scritto qualcosa e nella mano del morto c’era ancora lo strumento usato per scrivere.

“Aveva due occhi,” si stupì Mathon.

Il Maestro fece vagare lo sguardo attorno alla cabina di guida. “Un uomo da solo,” disse stupito. “È incredibile e tuttavia…”

Si bloccò, col tentacolo afferrò il blocco di carta. “Registra questo! Vedo che le cose continuano a cambiare dentro questo strano relitto.”

Mathon prese subito i fogli, li fece passare di fronte a un piccolo strumento cilindrico facente parte degli attrezzi nascosti nella pesante cintura, poi restituì il tutto. La registrazione aveva richiesto solo una frazione di secondo.

Il Maestro prese meccanicamente i fogli; il suo unico occhi fisso sullo strano essere che avevano scoperto. Venne colpito da nuove, straordinarie emozioni mentre fissava quell’essere da Terra, ammesso che questa fosse la sua casa, perché  costui cominciava misteriosamente a svanire. Piano, pianissimo… la tuta spaziale adesso era vuota.

Ma non era la sola cosa che stava cambiando in quella nave. Il blocco dei fogli, anche quello, svanì dal suo tentacolo. Le pareti della nave si vaporizzarono e attorno a loro rimase solo lo spazio siderale.

Prima che i Tormahliani riuscissero a fare qualcosa, tutta la nave, che fino a un attimo prima era apparsa solida, semplicemente svanì. Rimase solo lo strato di suprametallo che avevano steso loro stessi. Tutti si trovarono a galleggiare nello spazio deserto, sicché furono costretti a rientrare velocemente nella loro nave.

“Parecchio strano,” flauteggiò il Maestro pensoso quando si ritrovarono tutti in cabina di controllo. “Hai registrato lo strambo codice scritto dalla creatura?”

Mathon inclinò un tentacolo in un cenno affermativo. “Tutti i codici, Maestro, parola per parola, dalla prima pagina all’ultima. Li possiamo riprodurre dopo averli passati nella macchina traduttrice che darà un senso alle parole, trasformandole nella nostra lingua.”

“Avanti,” ordinò il Maestro, osservando il piccolo cilindro di plastica che veniva rimosso dal contenitore e sistemato in una macchina di tremenda complessità matematica.

Qui il manoscritto fu esaminato per diverse ore di tempo terrestre, controllato parola per parola, riprodotto, finché alla fine il traduttore fornì il suo risultato nella lingua di Tormah: la storia dell’uomo che era svanito assieme alla nave che avevano inaspettatamente incontrato.

I Tormahliani ascoltarono sempre più stupiti e in completo silenzio.

“Mi chiamo Adam Brett e vengo dalla Terra. So che sto per morire e lascio questo ultimo messaggio per avvisare chiunque lo dovesse trovare… Al contrario di quel che parrebbe logico, vi dico, evitate il Sole Fantasma!

“Quando la mia piccola nave si è trovata imprigionata nel vortice elettromagnetico, avevo capito di non avere troppe possibilità. Quello che poi è accaduto, mi ha confermato che sono perduto senza speranza di poter tornare.

“Spazzato da forze potentissime, sono stato lanciato nel vuoto inter galattico, apparentemente per pochi istanti. Le stelle sembravano correre tutte assieme, fondendosi in una furia di fiamma; lo spazio stesso pareva infuocato dalla luce di milioni di soli. Io mi muovevo a tutta velocità…

“Alla fine, quando sono uscito dal vortice e le stelle hanno assunto il loro aspetto normale, mi sono accorto di essere finito in una diversa galassia. E ho visto il Sole Fantasma! Un miraggio credo… impossibile sia altro… domina il cielo ed è gigantesco, debolmente luminoso, apparentemente non pericoloso. Avrei potuto provare a tornare indietro, ma sono curioso. Nei cieli attorno alla Terra non si mai visto niente di simile.

“Adesso è troppo tardi. I danni subiti dalle mie cellule sono irreversibili. Gli strumenti mi dicono che il Sole Fantasma esiste davvero… ma non completamente. Vorrei averlo capito prima. Probabilmente è la più grossa scoperta scientifica di tutti i tempi… inutile, perché non la posso spiegare a nessuno.

“Gli elementi che bruciano nel cuore del Sole Fantasma non sono normali: sono composti di antimateria! Le sue radiazioni sono delle anti-particelle, fatali per qualsiasi forma di vita. Sento ancora la loro forza che mi succhia il corpo… Debbo scrivere tutto, sapere di aver lasciato almeno una testimonianza, un avvertimento: evitate il Sole Fantasma!”

Alla fine della registrazione il Maestro agitò piano uno dei suoi tentacoli: “Torniamo indietro, Mathon. Abbandoniamo questo posto del malaugurio.”

Il grande ovoide si avviò lungo un arco, accelerando lontano dai pericoli del Sole Fantasma.

“Malgrado la nostra grande intelligenza saremmo finiti senza volerlo dentro la morte. E con noi l’intero germe della nostra razza!” Flautò il Maestro pensieroso. “ Se non fosse stato per questo viaggiatore dello spazio che si era perduto, ma che ci ha salvati…adesso lui non c’è più, è svanito nel vuoto completamente, in un modo che per noi è incomprensibile. Ha viaggiato molto lontano dalla sua gente che non possiamo neppure avvisare del grande servizio che ci ha reso. Che tristezza.”

Il Maestro si riprese. “Però noi non lo dimenticheremo! Creeremo per lui un monumento.”

“Sì, sì,” intonarono i Tormahliani eccitati. “Avrà il suo monumento.”

E fu così che successe, nei giorni seguenti fu inseminato un pianeta adatto e fu sistemato un gigantesco satellite artificiale in orbita attorno al Sole Fantasma. Avrebbe ruotato in eterno in quell’orbita lanciando un monito a chiunque si venisse a trovare da quelle parti: un monito ai viventi dal rappresentante morto di una razza sconosciuta, abitante in una galassia lontanissima al di là del tempo e dello spazio.

Fine

Traduzione: Franco Giambalvo