Questo Mettiamoci insieme, in originale Let’s Get Together, è tratto dal sito Project Gutenberg che raccoglie tutti, o comunque molti, testi non soggetti a Copyright in America ed è stato scritto da Isaac Asimov negli anni cinquanta. Il racconto è apparso in Italia col titolo Se saremo uniti sull’antologia Il secondo libro dei robot. L’originale fu pubblicato per la prima volta nel febbraio del 1957 sulla rivista Infinity Science Fiction. La nostra traduzione è tratta dal testo su Project Gutenberg.
Da un secolo era in atto qualcosa di simile alla pace e tutti avevano dimenticato come fosse tutto il resto. La gente avrebbe saputo a malapena cosa fare se avessero scoperto che, in definitiva, era arrivata una cosa, tipo una guerra.
Di sicuro, Elias Lynn, Capo dell’Ufficio di Robotica, non aveva davvero idea di come reagire quando lo scoprì. L’Ufficio di Robotica aveva sede a Cheyenne, in linea con la tendenza secolare alla decentralizzazione e Lynn si limitò a fissare dubbioso il giovane addetto alla Sicurezza arrivato da Washington a portargli la notizia.
Elias Lynn era un uomo corpulento, quasi piacevolmente brutto, con occhi azzurro pallido un po’ sporgenti, sotto il cui sguardo, nessuno si sentiva di solito a suo agio; ma l’agente della Sicurezza restava calmo.
Lynn decise che la cosa più giusta, sarebbe stata quella di dimostrare incredulità. Che altro? Incredulità! Semplicemente, non ci si poteva credere!
Si lasciò andare all’indietro sulla sedia e disse: «Quanto è certa questa informazione?»
L’agente della Sicurezza, che si era presentato come Ralph G. Breckenridge mostrando credenziali adeguate, dimostrava la morbidezza della gioventù: labbra piene, guance paffute che si coloravano facilmente, occhi ingenui. I suoi vestiti stonavano con l’ambiente di Cheyenne, ma si adattavano bene alla sempre climatizzata Washington, dove la Sicurezza, nonostante tutto, aveva ancora il suo centro.
Breckenridge arrossì e disse: «Non ci sono dubbi.»
«Lei sa tutto su di Loro, immagino» disse Lynn, e non riuscì a trattenere una sfumatura di sarcasmo nella voce. Non era del tutto consapevole dell’uso del pronome leggermente accentuato nel riferirsi al nemico, l’equivalente di una maiuscola nella scrittura.
Era un’abitudine culturale di questa generazione e della precedente. Nessuno diceva più “l’Est”, o “i Rossi”, o “i Sovietici”, o “i Russi”. Sarebbe stato troppo impreciso, visto che alcuni di Loro non venivano dall’Est, non erano Rossi, né Sovietici, e soprattutto non erano Russi. Era molto più semplice e molto più giusto dire Noi e Loro.
I viaggiatori avevano spesso riferito che anche Loro facevano così, ma al contrario. Laggiù, Loro eravamo “Noi” (nella loro lingua) e Noi erano “Loro”.
Ormai quasi nessuno pensava più a certe cose. Tutto era diventato piuttosto tranquillo e informale. Non c’era nemmeno più odio. All’inizio, era stata chiamata Guerra Fredda. Ora era solo un gioco, quasi bonario, con regole non dette e una sorta di decoro che lo regolava.
Lynn disse, bruscamente: «Perché dovrebbero voler disturbare lo status quo?»
Si alzò in piedi e rimase a fissare una carta geografica del mondo appesa alla parete, divisa in due regioni dai bordi sfumati. Una porzione irregolare sulla sinistra era contornata da un verde tenue. Una porzione più piccola, ma altrettanto irregolare, sulla destra, era bordata da un rosa slavato. Noi e Loro.
In un secolo la mappa non era cambiata molto. La perdita di Formosa e l’acquisizione della Germania Est, circa ottant’anni prima, erano stati gli ultimi cambiamenti territoriali di rilievo.
C’era stato però un altro cambiamento, più significativo: quello nei colori. Due generazioni prima, il territorio di Loro era segnato con un rosso cupo, sanguigno; il Nostro, da un bianco puro e immacolato. Ora i colori erano diventati neutri. Lynn aveva visto le mappe Loro, ed era lo stesso anche da quella parte.
«Non lo farebbero» disse.
«Lo stanno facendo» ribatté Breckenridge, «e le conviene abituarsi all’idea. Naturalmente, signore, capisco che non sia piacevole pensare che potrebbero essere così avanti rispetto a noi nella robotica.»
Gli occhi del giovane si mostravano ingenui come sempre, ma le parole, affilate come lame, colpirono a fondo, e Lynn rabbrividì all’impatto.
Naturalmente, questo spiegava perché il Capo della Robotica fosse venuto a conoscenza della cosa così tardi, e per giunta tramite un agente della Sicurezza. Aveva perso prestigio agli occhi del Governo; se la Robotica aveva davvero fallito nella competizione, Lynn non poteva aspettarsi alcuna clemenza politica.
Lynn disse, stancamente: «Anche se ciò che dice fosse vero, non possono essere molto avanti rispetto a noi. Anche noi sappiamo costruire robot umanoidi.»
«Li abbiamo costruiti, signore?»
«Sì. In effetti, abbiamo realizzato alcuni modelli a scopo sperimentale.»
«Loro lo facevano già dieci anni fa. E da allora hanno fatto dieci anni di progressi.»
Lynn era turbato. Si chiese se la sua incredulità riguardo a tutta la faccenda non fosse in realtà il frutto dell’orgoglio ferito e del timore per il proprio incarico e la propria reputazione. Era imbarazzato all’idea che potesse essere proprio così, ma si sentiva obbligato a difendersi.
Disse: «Senta, giovanotto, la distanza tra Loro e Noi non è mai stata perfetta in ogni dettaglio. Loro sono sempre stati avanti in qualcosa, e Noi in qualcos’altro. Se adesso sono avanti in robotica, è perché hanno concentrato la maggior parte degli sforzi in quel settore rispetto a noi. E questo significa che in un altro ramo della ricerca il nostro impegno è stato maggiore rispetto al loro. Potrebbe significare che siamo avanti nella ricerca sui campi di forza, o nell’iper-atomica, chessò.»
Lynn si sentì turbato dalla sua stessa affermazione secondo cui la distanza non era perfetta. Di sicuro era così, ma rappresentava anche il grande pericolo che minacciava il mondo. Il mondo dipendeva proprio dal fatto che le due distanze fossero le più perfette possibili. Ma guai se i piccoli squilibri, che erano sempre esistiti, potevano sbilanciare la situazione in una direzione o nell’altra…
Quasi all’inizio di quella che era stata chiamata Guerra Fredda, entrambe le parti avevano sviluppato armi termonucleari, e la guerra era diventata impensabile. La competizione si era spostata dal piano militare a quello economico e psicologico, e lì era rimasta.
Ma da entrambe le parti c’era sempre stato lo sforzo costante di spezzare lo stallo, di sviluppare una parata per ogni possibile attacco, di ideare un attacco che non potesse essere parato in tempo — qualcosa che rendesse di nuovo possibile la guerra. E non perché una delle due parti desiderasse davvero far la guerra con urgenza, ma perché entrambe temevano che fosse l’altra parte a fare per prima la scoperta decisiva.
Per cent’anni, ciascuna parte aveva mantenuto l’equilibrio nella lotta. E nel frattempo, per cent’anni, la pace era stata mantenuta, mentre come sottoprodotti di una ricerca continua e intensiva erano stati ottenuti campi di forza, energia solare, controllo degli insetti e robot. Entrambe le parti stavano muovendo i primi passi nella comprensione della mentalica, nome dato alla biochimica e biofisica del pensiero. Entrambe le parti avevano avamposti sulla Luna e su Marte. L’umanità avanzava a grandi passi, sotto l’effetto di una spinta obbligata.
Era perfino necessario, da entrambe le parti, essere il più possibile decenti e umani al proprio interno, per evitare che a causa della crudeltà e della tirannia nascessero degli amici votati all’altro schieramento.
Non era possibile che adesso lo stallo si fosse spezzato e potesse scoppiare una guerra.
Lynn disse: «Voglio consultarmi con uno dei miei uomini. Voglio sapere cosa ne pensa.»
«È affidabile?»
Lynn lo guardò con disgusto: «Santo cielo, esiste un uomo della Robotica che non sia stato indagato e controllato fino alla nausea dalla vostra gente? Sì, garantisco per lui. Se non ci si può fidare di uno come Humphrey Carl Laszlo, allora non siamo in grado di affrontare il tipo di attacco che, secondo la sua informazione, Loro stanno lanciando, né qualunque altra cosa.»
«Ho sentito parlare di Laszlo» disse Breckenridge.
«Ok. Le sta bene?»
«Sì.»
«Allora lo farò venire e vedremo cosa pensa circa la possibilità che dei robot possano invadere gli Stati Uniti.»
«Non è così» disse Breckenridge, a bassa voce. «Lei non accetta ancora tutta la verità. Deve chiedergli che cosa ne pensa del fatto che i robot abbiano già invaso gli Stati Uniti.»
Laszlo era il nipote di un ungherese che aveva oltrepassato quella che allora veniva chiamata la Cortina di Ferro, e ciò gli dava una confortevole sensazione d’essere al di sopra di ogni sospetto. Era tarchiato, i capelli cominciavano a diradarsi e sul volto schiacciato mostrava un’espressione pugnace fissa, ma il suo accento era decisamente di Harvard e parlava in un tono quasi fin troppo pacato.
Per Lynn, consapevole che dopo anni di amministrazione ormai non sapeva più tutto sulla robotica moderna, Laszlo rappresentava un rassicurante ricettacolo di conoscenza. Già Lynn si sentiva meglio solo a sapere che lui c’era.
Lynn disse: «Che ne pensi?»
Un’espressione selvaggia deformò il viso di Laszlo.
«Del fatto che Loro siano così avanti rispetto a noi? Davvero incredibile. Cioè, avrebbero prodotto degli umanoidi indistinguibili dagli esseri umani anche se visti da vicino. Vorrebbe dire un progresso notevolissimo della robomentalica.
«Lei è coinvolto personalmente» disse Breckenridge, freddo. «Ma al di là dell’orgoglio professionale, perché a suo avviso è impossibile che Loro siano avanti rispetto a Noi?»
Laszlo fece spallucce. «Le assicuro che conosco bene la loro letteratura sulla robotica. So più o meno a che punto sono.»
«Lei sa più o meno dove Loro vogliono farle credere che siano, ecco cosa dovrebbe dire» lo corresse Breckenridge. «È mai stato dall’altra parte?»
«No,» rispose Laszlo, bruscamente.
«E lei, dottor Lynn?»
Lynn disse: «Neanche io, no.»
Breckenridge domandò: «C’è mai stato un uomo della robotica che abbia visitato l’altra parte negli ultimi venticinque anni?»
La sicurezza con cui fece la domanda lasciava capire che conosceva già la risposta.
Per alcuni secondi, l’atmosfera fu tesa. Un’espressione di disagio attraversò il largo volto di Laszlo.
«In effetti, Loro non tengono conferenze sulla robotica da molto tempo.»
«Da venticinque anni» disse Breckenridge. «Non le pare significativo?»
«Forse» disse Laszlo, a malincuore. «Ma c’è qualcos’altro che mi dà fastidio. Nessuno di Loro ha mai partecipato alle nostre conferenze sulla robotica. Nessuno che io ricordi.»
«Li abbiamo invitati?» chiese Breckenridge.
Lynn intervenne in fretta, preoccupato e teso: «Naturalmente.»
Breckenridge domandò: «Rifiutano di partecipare anche ad altri tipi di conferenze scientifiche che organizziamo?»
«Non lo so» disse Laszlo. Camminava avanti e indietro per la stanza. «Non ho mai sentito niente sull’argomento. E tu, Capo?»
«No,» disse Lynn.
Breckenridge disse: «Non vi sembra che sia come se Loro non vogliano mettersi nella posizione di dover ricambiare un analogo invito? O come se avessero paura che uno dei loro uomini possa parlare troppo?»
Era proprio ciò che sembrava, e Lynn sentì montare la convinzione impotente che, dopotutto, la versione della Sicurezza fosse quella vera.
Per quale altro motivo non c’erano mai stati contatti tra le due parti nel campo della robotica? Per anni — sin dai tempi di Eisenhower e Krusciov — c’era stato un continuo, seppur limitato, scambio incrociato di ricercatori, regolato su base rigorosamente uno-a-uno. I motivi non mancavano: un sincero apprezzamento del carattere sovranazionale della scienza; impulsi di cordialità che è difficile estirpare del tutto nell’essere umano; il desiderio di confrontarsi con una visione nuova e interessante e di discutere le proprie idee — forse un po’ stantie — accolte da altri come fresche e stimolanti.
Gli stessi governi erano ben contenti se questa prassi continuava. C’era sempre il pensiero, fin troppo evidente, che imparando il più possibile e dicendo il meno possibile, la propria parte avrebbe tratto vantaggio dallo scambio.
Ma non nel caso della robotica. Eh, no!
Un dettaglio così piccolo, eppure sufficiente. E, poi, lo avevano sempre saputo. pensò Lynn, cupamente: Abbiamo scelto la via più comoda.
Ma in fondo, l’altra parte non aveva fatto nulla che si sapesse nel campo della robotica, per cui era stato fin troppo facile sedersi e crogiolarsi nella comoda convinzione che Noi eravamo superiori. Perché non era sembrato possibile — anzi nemmeno probabile — che Loro stessero semplicemente nascondendo le carte migliori, una mano vincente, in attesa del momento opportuno?
Laszlo era sconvolto: «Che si fa?»
Era evidente che la stessa linea di pensiero aveva condotto anche lui a quella conclusione.
«Che si fa?» ripeté Lynn come un pappagallo. In quel momento era difficile pensare ad altro se non all’orrore che nasceva dalla rivelazione: da qualche parte negli Stati Uniti c’erano dieci robot umanoidi ognuno equipaggiato con un frammento di bomba CT.
CT! La corsa a creare bombe orribili era arrivata al massimo con la CT! Conversione Totale! Il Sole non era più sufficiente a indicare una potenza. La conversione totale rendeva il Sole una candela di scarsa luminosità.
La rivelazione era che dieci umanoidi, ognuno perfettamente normale se preso singolarmente, con il semplice atto di riunirsi, avrebbero superato la massa critica e…
Lynn si alzò lentamente in piedi. Le occhiaie sotto gli occhi — che di solito conferivano al suo volto sgraziato un’aria minacciosa — ora erano più pronunciate che mai. «Toccherà a noi trovare un modo per distinguere un umanoide da un essere umano. E poi… dobbiamo anche scovarli gli umanoidi.»
«In quanto tempo?» mormorò Laszlo.
«Al massimo cinque minuti prima che si riuniscano,» ringhiò Lynn, «e non sappiamo quando questo potrà succedere.»
Breckenridge annuì. «Sono felice che adesso sia dei nostri, signore. Sa che devo portarla a Washington per una conferenza?»
Lynn alzò le sopracciglia. «Va bene.»
Cosa sarebbe successo se avesse impiegato un po’ di più a convincersi, si domandò. Forse sarebbe stato rimosso seduta stante… e magari un nuovo Capo dell’Ufficio di Robotica avrebbe partecipato a quella conferenza a Washington.
All’improvviso desiderò che fosse davvero andata così.
I partecipanti erano il Capo dello Staff, il Direttore dell’Ufficio per le politiche scientifiche, il Segretario alla Sicurezza, lo stesso Lynn e Breckenridge. Cinque uomini attorno a un tavolo, nel caveau di una fortezza sotterranea non lontana da Washington.
Il Capo dello Staff, Jeffreys, era un uomo imponente, bello in modo sobrio, capelli bianchi e un accenno di doppio mento, solido, riflessivo e poco appariscente proprio come deve essere un Assistente Presidenziale dal punto di vista politico.
Parlò con decisione: «Per come la vedo io, ci sono tre domande a cui dobbiamo rispondere. Primo: quando gli umanoidi si riuniranno? Secondo: dove si riuniranno? Terzo: come possiamo fermarli prima che si riuniscano?»
Il Direttore dell’Ufficio scientifico, Amberley, annuì convinto. Era stato Preside di Ingegneria alla Northwestern prima della sua nomina. Un tipo magro, dai tratti affilati, e visibilmente nervoso. Con l’indice tracciava lenti cerchi sul tavolo.
«Per quanto riguarda il quando si riuniranno,» disse, «è quasi certo che non sarà immediato.»
«Perché dice così?» chiese Lynn, bruscamente.
«Perché sono negli Stati Uniti già da almeno un mese. Almeno secondo la Sicurezza.»
Lynn si voltò automaticamente verso Breckenridge, ma fu il Segretario alla Sicurezza, Macalaster, a intercettare lo sguardo. Disse: «L’informazione è affidabile. Non si lasci ingannare dall’apparente giovinezza di Breckenridge, dottor Lynn. Gran parte del suo valore dipende proprio da questa sua freschezza. Ma, in realtà, ha 34 anni ed è con il dipartimento da dieci. È stato a Mosca per quasi un anno, e senza di lui, non sapremmo nulla di questa terribile situazione. Ma adesso, siamo in possesso di un bel numero di dettagli.»
«Non quelli cruciali,» ribatté Lynn.
Macalaster abbozzò un sorriso gelido. Il mento pronunciato e gli occhi ravvicinati erano ben noti al pubblico, ma di lui non si conosceva quasi nulla di più. Disse: «Siamo tutti umanamente limitati, dottor Lynn. L’agente Breckenridge ha fatto parecchio.»
Intervenne il Capo dello Staff, Jeffreys: «Diciamo che abbiamo ancora un certo margine di tempo. Se avessero voluto agire, l’avrebbero già fatto. Ci pare che stiano aspettando un momento preciso. Se conoscessimo il luogo, forse il momento diventerebbe evidente.»
«Se intendono utilizzare una bomba CT su un bersaglio, vorranno infliggerci il massimo danno possibile, quindi probabilmente potrebbe trattarsi di una grande città. In ogni caso, una grande metropoli è l’unico bersaglio degno di una bomba CT. Penso ci siano quattro possibilità: Washington, perché centro amministrativo; New York, perché centro finanziario; Detroit e Pittsburgh, perché sono i due principali centri industriali.»
Macalaster della Sicurezza disse: «Io voto per New York. Amministrazione e industria sono state decentralizzate a tal punto che la distruzione di una singola città non impedirebbe una rappresaglia immediata.»
«Allora perché New York?» domandò Amberley della Scienza, forse con più durezza di quanto intendesse. «Anche la finanza è stata decentralizzata.»
«Una questione di morale. È possibile che intendano distruggere la nostra volontà di resistere, indurre alla resa operando l’orrore puro fin dal primo colpo. La più grande distruzione di vite umane avverrebbe nell’area metropolitana di New York…»
«Piuttosto cinico,» mormorò Lynn.
«Vero,» disse Macalaster della Sicurezza, «ma loro lo farebbero, pensando a una vittoria finale e immediata. E noi…»
Il Capo dello Staff, Jeffreys si passò una mano tra i capelli bianchi.
«Dobbiamo immaginare il peggio. Supponiamo che New York venga distrutta durante l’inverno, preferibilmente subito dopo una grave bufera di neve, quando le comunicazioni sono al peggio e la distruzione di servizi pubblici e forniture alimentari nelle zone periferiche avrebbe l’impatto più serio. Ora, come li fermiamo?»
Amberley della Scienza poté solo dire: «Trovare dieci uomini tra duecentoventi milioni è un ago piccolissimo in un pagliaio gigantesco.»
Jeffreys scosse la testa. «Si sbaglia. Dieci umanoidi in mezzo a duecentoventi milioni di umani.»
«Che differenza fa,» disse Amberley. «Non sappiamo se sia possibile distinguere a vista un umanoide da un essere umano. Forse no.» Guardò Lynn e così fecero tutti gli altri.
Lynn disse polemico: «Noi, a Cheyenne, non siamo riusciti a costruirne uno che potesse passare per umano alla luce del giorno.»
«Ma loro sì,» disse Macalaster della Sicurezza, «e non solo fisicamente. Ne siamo sicuri. Hanno portato le procedure mentali a un tale punto da poter riprodurre il pattern microelettronico del cervello e trasferirlo sui percorsi positronici del robot.»
Lynn lo fissò. «Vuole dire che sono in grado di creare la replica di un essere umano con tutta la sua personalità e memoria?»
«Esattamente.»
«La personalità di esseri umani specifici?»
«Esatto.»
«Anche questo si basa sulle scoperte dell’agente Breckenridge?»
«Sì. Le prove sono inconfutabili.»
Lynn chinò la testa riflettendo un momento. Poi disse: «Per cui, i dieci uomini che cerchiamo negli Stati Uniti non sono uomini, ma umanoidi. Ma i modelli originali da cui li hanno clonati dovevano essere persone di cui potevano disporre al loro paese. Non potevano essere orientali, troppo facili da identificare, quindi dovevano essere gente dell’Europa orientale. E come li hanno introdotti in questo paese? Essendo presente una rete radar fitta come una tela stretta, che copre i confini mondiali, come avrebbero potuto introdurre degli individui, umani o umanoidi, senza che ce ne accorgessimo?»
Macalaster della Sicurezza disse: «Si può fare. Esistono alcuni legittimi passaggi attraverso il confine. Uomini d’affari, piloti, oppure turisti. Ovviamente sono sorvegliati da entrambe le parti. Tuttavia, potrebbero aver rapito qui da noi dieci persone usandole poi come modelli per umanoidi. Gli umanoidi sarebbero quindi stati rimandati indietro. Noi, che non ci aspettavamo una sostituzione del genere, non ce ne saremmo certo accorti. Se erano americani fin dall’inizio, non avrebbero avuto difficoltà a rientrare nel paese. È semplice.»
«E nemmeno gli amici e i familiari riuscirebbero a notare la differenza?»
«Dobbiamo presumere di no. Mi creda, abbiamo cercato possibili segnalazioni di improvvisi attacchi di amnesia o di strani cambiamenti di personalità. Abbiamo fatto migliaia di controlli.»
Amberley della Scienza si fissava la punta delle dita.
«Credo che i metodi ordinari non siano utili. L’idea vincente dovrà venire dall’Ufficio di Robotica e io mi affido al capo di quell’ufficio.»
Gli sguardi si posarono di colpo su Lynn, con aspettativa.
Lynn sentì montare l’amarezza. Gli sembrava che tutta la conferenza portasse a un solo risultato, che fosse stata organizzata per un unico scopo. Nulla di quanto era stato detto era una novità per loro. Ne era sicuro. Non avevano alcuna soluzione al problema, nessuna proposta concreta. Tutto era stato un espediente per ufficializzare, un modo, da parte di uomini che temevano gravemente la sconfitta, di trasferire la responsabilità in modo chiaro e inequivocabile a qualcun altro.
Eppure, c’era una certa giustizia in tutto questo. Era nella robotica che Noi avevamo fallito. E Lynn non era solo Lynn. Era il Lynn della Robotica, e la responsabilità doveva essere sua.
Disse: «Farò tutto ciò che potrò.»
Passò una notte insonne e fu con un’espressione stravolta nel corpo e nell’anima che la mattina seguente cercò – e ottenne – un altro colloquio con Jeffreys, il Capo dello Staff. Era presente anche Breckenridge e, sebbene Lynn avrebbe preferito una conferenza privata, poteva comprenderne i motivi. Era evidente che Breckenridge aveva acquisito un’enorme influenza sul governo grazie al suo successo nel lavoro di intelligence. Allora, perché no?
Lynn disse: «Signore, sto considerando la possibilità che ci stiamo inutilmente agitando al ritmo di un ballo nemico.»
«In che senso?»
«Sono certo che, per quanto il pubblico possa diventare impaziente, e anche se ai legislatori sembri a volte conveniente dire la loro, per il governo l’attuale stallo mondiale è molto vantaggioso. Credo che per Loro sia lo stesso. Dieci umanoidi con dentro una bomba CT è un modo assai banale per rompere lo status quo.»
«La distruzione di quindici milioni di esseri umani è tutt’altro che banale.»
«Lo è dal punto di vista dell’equilibrio mondiale. Non ci demoralizzerebbe al punto da farci arrendere, né ci paralizzerebbe al punto di non provare a vincere. Si scatenerebbe la solita guerra planetaria di sterminio, che entrambe le parti hanno evitato per tutto questo tempo e con notevole successo. E loro otterrebbero solo di costringerci a combattere con una città in meno. Non è abbastanza.»
«Cosa immagina?» chiese Jeffreys, freddamente. «Che non esistano dieci loro umanoidi nel nostro paese? Che non ci sia nessuna bomba CT pronta a convergere per esplodere?»
«Ammetto che tutto questo esista, ma forse per una ragione più grande del semplice delirio di un bombardamento invernale.»
«E sarebbe?»
«Può darsi che la distruzione fisica risultante dalla riunione degli umanoidi non sia la cosa peggiore che possa capitarci. E se il vero danno fosse di tipo morale e intellettuale? Con tutto il rispetto per l’agente Breckenridge, e se Loro avessero intenzionalmente voluto che noi scoprissimo gli umanoidi? E se gli umanoidi non fossero mai destinati a unirsi, ma solo a rimanere separati, semplicemente per darci un buon motivo di preoccupazione?»
«E perché?»
«Mi dica una cosa. Quali misure sono già state prese contro gli umanoidi? Suppongo che la Sicurezza stia consultando i dossier di tutti i cittadini che sono stati oltre il confine o abbastanza nei pressi da rendere possibile un rapimento. So, poiché ne ha parlato ieri Macalaster, che stanno seguendo i casi psichiatrici sospetti. Cos’altro?»
Jeffreys disse: «Stiamo installando piccoli dispositivi a raggi X in punti strategici delle grandi città. Negli stadi, per esempio…»
«Dove dieci umanoidi potrebbero mescolarsi tra centomila spettatori durante una partita di calcio o un incontro di aero-polo?»
«Esattamente.»
«E le sale da concerto e le chiese?»
«Dobbiamo cominciare da qualche parte. Non possiamo fare tutto in una volta.»
«Soprattutto volendo evitare il panico!» disse Lynn. «Non è così? Non sarebbe bene se il pubblico si rendesse conto che, in un momento imprevedibile, in una città imprevedibile tutti gli abitanti umani potrebbero improvvisamente cessare di esistere.»
«Suppongo che sia evidente. A cosa sta cercando di arrivare?»
Lynn disse con forza: «Che una sempre maggiore frazione del nostro sforzo nazionale verrà interamente deviata sul brutto problema di ciò che Amberley ha chiamato trovare un ago molto piccolo in un pagliaio molto grande. Ci daremo da fare come pazzi, mentre loro aumentano il vantaggio nella ricerca finché ci accorgeremo di non poterli più raggiungere; allora dovremo arrenderci senza nemmeno avere la possibilità di far scattare una vendetta. Consideri anche che la notizia trapelerà man mano che più persone saranno coinvolte dalle nostre contromisure e sempre più gente inizierà a indovinare cosa vogliamo fare. E allora? Il panico potrebbe farci più danni di qualsiasi bomba CT.»
Il Capo dello Staff disse, irritato: «Per l’amor di Dio, mi dica, allora, cosa vuole fare?»
«Niente,» disse Lynn. «Sfidi il loro bluff. Viviamo come sempre e immaginiamo che Loro non osino rompere lo status quo per una testa di ponte usando una bomba sola.»
«Assurdo!» disse Jeffreys. «Completamente impossibile. Il benessere di tutti Noi è quasi solamente nelle mie mani e non fare niente è l’unica cosa che non posso permettermi. Forse sono d’accordo con lei sul fatto che le macchine a raggi X negli stadi siano una misura debole che non funzionerà, ma si deve fare perché la gente, dopo, non arrivi all’amara conclusione che abbiamo perso il nostro paese per una linea di ragionamento sottile che incoraggiava a non fare nulla. In effetti, la nostra contromossa deve essere attiva.»
«E cioè?»
Il Capo dello Staff Jeffreys guardò Breckenridge. Il giovane ufficiale della Sicurezza era stato calmo e silenzioso e disse: «Non ha senso parlare di una possibile futura rottura dello status quo, quando lo status quo è già rotto. Non importa se questi umanoidi esploderanno o no. Forse sono solo un’esca per distrarci, come dice lei. Ma resta il fatto che nella robotica siamo un quarto di secolo indietro, il che potrebbe esserci fatale. Quali altri progressi nella robotica ci sorprenderanno se scoppiasse una guerra? L’unica risposta è mettere subito, senza ritardi ulteriori, tutte le nostre forze in un programma di ricerca sulla robotica. Anche se il primo problema è trovare gli umanoidi. Lo chiami un esercizio di robotica, se preferisce, ma per me è prevenire la morte di quindici milioni di uomini, donne e bambini.»
Lynn scosse la testa, impotente: «Non fatelo. State facendo il loro gioco. Vogliono intrappolarci in un vicolo cieco e Loro saranno liberi di avanzare in tutte le direzioni.»
Jeffreys, impaziente, disse: «Questa è la sua supposizione. Breckenridge ha fatto una proposta tramite i canali ufficiali e il governo ha approvato; quindi, stabiliremo una conferenza completamente dedicata alla scienza.»
«Completamente alla scienza?»
Breckenridge disse: «Abbiamo stilato una lista di tutti i più importanti scienziati di qualsiasi ramo della scienza. Saranno mandati tutti a Cheyenne. L’unico punto all’ordine del giorno sarà: come far avanzare la robotica. Il sottogruppo principale circa questo tema sarà: come sviluppare un dispositivo ricevitore per i campi elettromagnetici della corteccia cerebrale che sia abbastanza delicato da distinguere tra un cervello umano protoplasmatico e un cervello umanoide positronico.»
Jeffreys disse: «Avevamo sperato che lei sarebbe stato disposto a prendere il comando della conferenza.»
«Non sono mai stato consultato in merito.»
«Ovviamente il tempo era stretto, signore. È disposto a prendere il comando?»
Lynn sorrise storto. Si trattava di nuovo di responsabilità. La responsabilità doveva essere chiaramente quella di Lynn della Robotica. Ora aveva la netta impressione che a essere davvero in carica sarebbe stato Breckenridge. Ma che poteva fare?
Disse: «Accetto.»
Breckenridge e Lynn tornarono insieme a Cheyenne, dove quella sera Laszlo ascoltò con l’aria di scontroso sospetto la descrizione che Lynn fece degli eventi.
Laszlo disse: «Capo, in tua assenza ho iniziato ad attivare cinque procedure di test su modelli sperimentali di struttura umanoide. I nostri uomini lavorano in tre turni sovrapposti di dodici ore. Se dobbiamo organizzare una conferenza, saremo ingolfati e costretti dai regolamenti a non far nulla. Alla fine, il lavoro si bloccherà.»
Breckenridge disse: «Sarà un passo solo temporaneo. Il guadagno sarà superiore alle perdite.»
Laszlo aggrottò la fronte. «Un mucchio di astrofisici e geochimici non sarà di alcun aiuto per la robotica.»
«Le opinioni di specialisti di altri settori potrebbero essere utili.»
«Ne è sicuro? Come facciamo a sapere se c’è un modo per rilevare le onde cerebrali o, ammesso di trovarlo, c’è un modo per differenziare un essere umano da un umanoide attraverso le onde cerebrali? Chi ha avuto questa strana idea, alla fine?»
«Io,» disse Breckenridge.
«Lei? E lei è un esperto di robotica?»
Il giovane agente della Sicurezza disse, calmo: «Ho studiato la robotica.»
«Non è lo stesso.»
«Ho avuto accesso a materiali didattici sulla robotica russa… in russo. Materiale top-secret, molto più avanzato di quel che avete qui.»
Lynn disse, con rammarico: «Su questo ha ragione, Laszlo.»
«È sulla base di quel materiale,» continuò Breckenridge, «che ho suggerito questa particolare linea di indagine. È ragionevolmente certo che, nel trasferire il modello elettromagnetico di una specifica mente umana dentro a uno specifico cervello positronico, non sia possibile creare una copia perfetta. Questo perché anche il cervello positronico più complicato, dovendo essere abbastanza piccolo per poter entrare in un cranio umano, sarà per forza centinaia di volte meno complesso del cervello umano stesso. Non riuscendo così a raccoglierne tutte le armoniche. Quindi deve esserci un modo per sfruttare questa idea.»
Laszlo sembrò impressionato nonostante tutto e Lynn sorrise amaramente. Era facile provare risentimento per Breckenridge e per l’imminente invasione di centinaia di scienziati non specializzati nella robotica, ma il problema era intrigante. Almeno c’era quella consolazione.
Di colpo gli venne in mente.
Lynn si rese conto che non doveva far niente se non star seduto nel suo ufficio, a gestire una posizione esecutiva ormai solo titolare. Forse questo aiutava. Gli avrebbe dato tempo per pensare e immaginare gli scienziati creativi di metà mondo convergere su Cheyenne.
Fu Breckenridge a gestire i dettagli dell’attività con fredda efficienza. C’era stata una sorta di fiducia nel modo in cui aveva detto: «Mettiamoci insieme e li batteremo.»
Mettiamoci insieme. La cosa gli venne in mente con tale calma, che chiunque avesse osservato Lynn in quel momento lo avrebbe visto battere gli occhi piano un paio di volte… ma certamente nulla di più.
Fece quello che doveva fare con un distacco operoso che lo mantenne calmo anche se sentiva che, a dirla tutta, avrebbe dovuto impazzire.
Cercò Breckenridge nei suoi alloggi provvisori.
Breckenridge era solo e in uno stato di agitazione. «C’è qualcosa che non va, signore?»
Lynn disse, stancamente: «Tutto va bene, credo. Ho invocato la legge marziale.»
«Cosa!»
«Come capo di una divisione posso farlo se ritengo che la situazione lo richieda. Nella mia divisione, posso essere un dittatore. Il che è la cosa bella della decentralizzazione.»
«Revochi immediatamente l’ordine.» Breckenridge fece un passo avanti. «Quando Washington lo saprà, lei sarà rovinato.»
«Sarò rovinato comunque. Crede che non mi renda conto che mi hanno assegnato la parte del più grande cattivo della storia americana: l’uomo che ha lasciato che Loro rompessero lo status quo. Ma non ho nulla da perdere… e forse qualcosa da guadagnare.»
Rise in modo un po’ frenetico. «Che bersaglio sarà la Divisione di Robotica, Breckenridge? Una bomba CT capace di distruggere trecento miglia quadrate in un microsecondo usata per uccidere solo qualche migliaio di uomini. Anche se cinquecento di quegli uomini sono i nostri più importanti scienziati. Ci troveremmo nella singolare posizione di decidere se combattere una guerra dopo che i nostri migliori cervelli sono stati distrutti, o magari arrenderci. Credo che ci arrenderemo.»
«Ma è assurdo. Lynn, che dice? Si rende conto? Gli umanoidi non possono passare le nostre misure di sicurezza! Come potrebbero riunirsi?»
«Ma no, si stanno riunendo! Li stiamo aiutando a farlo. Gli stiamo ordinando di farlo. I nostri scienziati visitano l’altro lato, Breckenridge. Lo fanno regolarmente. È lei che ha fatto notare quanto fosse strano che nessuno lo facesse in robotica. Ecco, dieci di quegli scienziati sono ancora di là e, al loro posto, stanno convergendo su Cheyenne dieci umanoidi che li sostituiscono.»
«Questa è una supposizione ridicola.»
«Penso invece che sia una buona ipotesi, Breckenridge. Che non funzionerebbe se gli umanoidi non fossero in America, ed è per questo che prima di tutto ha fatto convocare la conferenza. È strano che sia stato proprio lei a portare la notizia degli umanoidi, poi a proporre la conferenza, a suggerire l’ordine del giorno, a dirigere tutto e che sappia esattamente quali scienziati siano stati invitati. Si è assicurato che fossero inclusi i dieci giusti?»
«Dottor Lynn!» gridò Breckenridge indignato, pronto a lanciarsi.
Lynn disse: «Non si muova. Qui ho un blaster. Aspetteremo che gli scienziati arrivino tutti quanti. Uno per uno li sottoporremo ai controlli. Li monitoreremo per la radioattività. Nessuno si riunirà agli altri prima di essere controllato e, se tutti e cinquecento risulteranno puliti, le cederò il mio blaster e mi arrenderò. Ma penso che troveremo i dieci umanoidi. Si sieda, Breckenridge.»
Si sedettero entrambi.
Lynn disse: «Aspettiamo. Quando sarò stanco, Laszlo mi sostituirà. Tranquillo.»
Il professor Manuelo Jiminez dell’Istituto di Studi Superiori di Buenos Aires esplose mentre il jet stratosferico su cui viaggiava si trovava a tre miglia sopra la Valle dell’Amazzonia. Fu un’esplosione chimica semplice, ma sufficiente a distruggere l’aereo.
Il dottor Herman Liebowitz del M.I.T. esplose su una monorotaia, uccidendo venti persone e ferendone un centinaio.
In modo simile, il dottor Auguste Marin de L’Institut Nucléonique di Montreal e altri sette morirono in diverse fasi del loro viaggio verso Cheyenne.
Laszlo entrò di corsa, con il viso pallido e quasi incapace di parlare, ma portava la notizia di quanto era successo. Erano passate solo due ore da quando Lynn si era seduto di fronte a Breckenridge, con il blaster in mano.
Laszlo disse: «Pensavo che tu fossi impazzito, capo, ma avevi ragione. Erano umanoidi. Non poteva che essere così.» Si voltò e guardò Breckenridge con occhi pieni di odio. «Solo che erano stati avvertiti. Lui li ha avvertiti, e ora non ne rimane nemmeno uno. Nessuno da studiare.»
«Cavoli!» gridò Lynn e, con una fretta improvvisa, puntò il blaster verso Breckenridge e sparò. Il collo dell’uomo della Sicurezza sparì; il torso cadde; la testa rotolò contro il pavimento e si fermò oscillando.
Lynn gemette: «Non ho capito, pensavo fosse un traditore. Che altro.»
Laszlo rimase immobile, con la bocca aperta, per il momento incapace di parlare.
Lynn disse, ferocemente: «Ma sì, li ha avvertiti. E come poteva farlo seduto sulla sedia… solo se era equipaggiato con una trasmittente incorporata! Capisci? Breckenridge è stato a Mosca. Il vero Breckenridge è ancora là. Mio dio, erano undici.»
Laszlo riuscì a emettere un verso rauco: «Come mai non è esploso?»
«Stava tenendo duro, immagino, per assicurarsi che gli altri avessero ricevuto il messaggio e si fossero distrutti in sicurezza. Mio dio, quando hai portato la notizia ho capito la verità, ma ho perso tempo prima di sparare. Dio sa di quanti pochi secondi forse l’ho battuto.»
Laszlo disse, tremante: «Almeno, ne avremo uno da studiare.» Si chinò e mise le dita sul fluido appiccicoso che sgocciolava dai resti smembrati alla base del corpo senza testa.
Non era sangue, ma olio di macchina di alta qualità.
Traduzione Franco Giambalvo © 2025
Immagine di copertina generata con Intelligenza Artificiale Microsoft.
Fu autore di numerosi romanzi e racconti di fantascienza e di volumi di divulgazione scientifica; la sua produzione, stimata intorno ai 500 volumi pubblicati, è incentrata su argomenti scientifici, romanzi polizieschi, fantascienza e letteratura per ragazzi.