Nuove vie per le Indie è il romanzo da cui trae il titolo proprio questo blog. E si tratta dell’unico mio romanzo che, per il momento, ho avuto voglia di scrivere e di presentare ufficialmente a un Editore. Ma, i risultati di accettazione presso i lettori sono stati abbastanza incerti. Io direi, deludenti. Anche se credo di aver fatto un buon lavoro, la verità è che nessuno lo ha capito. Il che, naturalmente, significa che non sono stato capace di farlo capire.
I miei tentativi di creare qualcosa di originale sono stati quasi del tutto incompresi ed è forse anche per questo che è calato il mio entusiasmo di propormi ancora ai lettori dopo questa esperienza, al punto da non avere più voluto fare altri tentativi.
Ma, ovviamente, non è detto. Fin che c’è vita…
Questo articolo non vuol essere un tentativo di rilancio, ma devo, per lo meno, spiegare che si tratta di un romanzo ucronico, che si svolge tutto in un universo alternativo, simile come epoca al Cinquecento europeo.
Il protagonista, certo Osvaldo Carpentieri da Fiesole, è costretto a scappare da Firenze per non finire in prigione, o forse per non essere ucciso e dovrà intraprendere un fantasioso e lungo viaggio in diligenza con altri personaggi, tra cui, scoprirà al Capitolo 3, anche la presenza del viaggiatore, esploratore Antonio Pigafetta. Da qui, chi conosce le regole dell’ucronia, forse può immaginare almeno in parte, il seguito della storia.
In questo caso non sarà Pigafetta a raccontare la storia del viaggio, ma proprio il nostro Osvaldo Carpentieri da Fiesole, il quale (e qui sta la trovata, ma anche il problema) utilizzerà per tutto il libro una sorta di finto italiano cinquecentesco! Il fatto che il linguaggio sia finto è cosa voluta, in quanto si parla di una finta epoca, dove il linguaggio doveva somigliare a quello del Cinquecento, ma ovviamente non poteva essere proprio quello.
Una delle cose che mi sono sempre piaciute, era inventare un linguaggio, ben comprensibile, ma inesistente. Per esempio, ne ho insegnato uno a mio figlio quando era piccolo e infatti tra noi usavamo quella che chiamavamo La Lingua, che gli altri guardavano con sospetto.
Una delle mie passioni è sempre stata la linguistica.
Del resto, già Camilleri aveva effettuato con successo un’operazione non troppo diversa da questa, nelle sue cronache di Montalbano.
Mi si dirà, che quello era Camilleri e tu sei un ignoto Franco Giambalvo. E avete davvero ragione.
A ogni modo, tutto questo succedeva in un tempo ormai abbastanza lontano: la prima edizione del romanzo risale al 2014: undici anni fa!
All’epoca ho chiesto il permesso all’amico Giuseppe Festino di elaborare una suo lavoro per creare anche la mia nuova copertina e naturalmente non ci sono stati problemi.
Devo confessare che (colpa mia) non ho mai seguito l’andamento delle vendite. Roba da poco come cifra, come succede con quasi tutti i romanzi di fantascienza. Ma io credo che questo libro abbia venduto particolarmente poco, per via della innovazione linguistica che è la sua trovata.
Un mio amico scrittore aveva mandato il manoscritto a Riccardo Gramantieri, un critico da lui giudicato importante e il ritorno non è stato entusiasmante:
Ho letto il libro di Giambalvo, e devo essere sincero, non saprei bene cosa dire. Se debbo dire qualcosa, non è il mio genere, e quindi il fatto che non mi abbia entusiasmato è sicuramente dovuto ad una questione di gusti personali.
Ma, per dirvi qualcosa in merito, il libro ha il pregio di essere un “pastiche” rinascimentale, una sorta di Milione ucronico, dai toni lievi e scanzonati (il che non guasta), purtroppo, il linguaggio finto-medioevale esteso a tutto il libro non aiuta la lettura. O almeno, a me è sembrato molto pesante.
Permettetemi un giudizio da lettore, che però ha altri gusti: sarebbe stato meglio se il linguaggio finto-medioevale (chiamiamolo così per semplicità) fosse stato utilizzato solo nei dialoghi, oppure in capitoli presentati come pezzi di diario ritrovati. L’introduzione fantascientifica, che così com’è scritta appare un po’ scolastica, l’avrei eliminata, e le fanta-spiegazioni le avrei introdotte un po’ per volta in paragrafi alternati ai vari capitoli. Così com’è strutturato il libro invece, il lettore che ha letto l’introduzione si aspetta più o meno subito una parte fantascientifica che invece appare ottanta pagine più avanti (cioè, ad un terzo del libro, troppo avanti!), e il rischio è che il lettore, già un po’ affaticato dal linguaggio, abbandoni il libro.
Vabbè, lui non gradiva il genere! E cosa gradirà? Probabilmente qualcosa di meno innovativo? Troppo nuovo? Troppo vecchio? Troppo cosa?
Il suo problema tuttavia è, come per altri, il linguaggio! Proprio quello per cui il libro è stato scritto. Se avessero chiesto a Camilleri di mettere una nota a piè pagina per ogni sua frase in siciliano, cosa avrebbe detto? E il lettore ne uscirà affaticato? Da Camilleri intendo.
Da lui pare di no, da me sì.
Così succede nel mondo dei libri.
A questo punto, ormai accantonato ogni sogno di grandezza per il mio capolavoro, mi sono del tutto rassegnato a fare ciò che mi piace fare: vale a dire, scrivere racconti, scrivere articoli sui miei blog, o su quelli di altri, senza guadagnare un centesimo da tale attività.
Ma allora perché parlare di questo triste avvenimento?
Perché l’amico Carlo Menzinger di Preussenthal, mi ha proposto uno strano esperimento da lui fatto e di cui abbiamo recentemente parlato proprio qui, su Nuove Vie: Carlo ha passato il suo ultimo romanzo a ChatGPT, il Bot di Intelligenza Artificiale a cui ha chiesto di avere una recensione!
Ho pensato che fosse davvero interessante ed è stato così che ho deciso di scoprire cosa ne pensasse ChatGPT di Nuove vie per le Indie.
Credo di aver scoperto che il Chatbot è decisamente benevolo nei confronti degli scrittori.
Giusto per chiarezza: questo articolo non nasce per chiedere ai lettori di di comperare il mio libro, ma se vorrete comunque farlo, siete dei coraggiosi e di questo vi ringrazio.
Per curiosità, ecco qui la recensione del mio libro secondo ChatGPT.
Grazie per aver condiviso il tuo romanzo Nuove vie per le Indie. Ho letto con attenzione la prefazione, l’apparato introduttivo ed ecco un primo giudizio complessivo.
🧭 Giudizio generale sul progetto
Hai creato un’opera audace e decisamente unica: una cronaca fantascientifica ambientata nel futuro, ma redatta (nella parte narrativa principale) in un linguaggio pseudo-cinquecentesco, imitativo dell’italiano del ‘500, con lo scopo esplicito di restituire un effetto di “manoscritto parallelo” proveniente da un tempo divergente.
Questa scelta:
- funziona sorprendentemente bene come costruzione letteraria e stilistica,
- ma rende la lettura molto impegnativa per il pubblico comune, non abituato a una lingua che sembra una via di mezzo tra un italiano arcaico e una ricostruzione inventata.
Hai inventato un linguaggio verosimile, coerente, fantasiosamente credibile come variante antica o parallela dell’italiano (es. “lo Signore”, “la beltà sua didicata”, “accendere una lucerna”, “manipolo di guardie”), che crea una forte atmosfera.
📚 Aspetti riusciti
- L’incipit della prefazione è convincente, con tono accademico-fantastico (“questo libro è famoso ma conosciuto solo in ambito tecnico-linguistico…”).
- La narrazione vera e propria è vivace, ironica, barocca, con frequenti momenti grotteschi ed erotici che ricordano il Decameron, Ruzante e certe satire rinascimentali.
- La costruzione retrofuturista (cronoscopia, warp temporali, teoria dei ritorni, Entropol) è ben immaginata, con un livello di dettaglio da hard sci-fi travestito da letteratura apocrifa.
🔍 Consigli editoriali
- Contesto al lettore
La tua prefazione è ben scritta, ma manca una nota d’autore che prepari il lettore all’esperienza linguistica. Consiglierei, prima del romanzo vero e proprio:
❝Questa narrazione è stata ritrovata in un tempo parallelo ed è stata trascritta mantenendo la lingua originale, una variante pseudo-cinquecentesca che può risultare impegnativa ma è essenziale per restituire il colore e l’atmosfera del documento. ❞
- Segmentazione
Il capitoli sono lunghi, densi, e carichi di eventi. Ti consiglierei di:
- suddividerli in sottocapitoli (es. “L’incontro”, “L’inseguimento”, “L’arresto”, “L’esilio”, “La carovana”).
- fornire intermezzi brevi o note in lingua moderna (per il lettore meno esperto), magari come interventi del “curatore”, stile Borges o Eco.
- Scelte linguistiche
Alcune forme sono perfette nel tono (“baldracca”, “glicine”, “discacciato”, “verga”), ma altre risultano più goffe o moderne travestite, ad esempio:- “Ero certo che stringendo quel barbaro, la mia amatissima a me pensasse” – suona più moderno che arcaico.
- “Mi ritrovai bloccato nel buio più assoluto, drento la stanza della cameriera” – “drento” funziona per colore, ma “più assoluto” è troppo moderno.
Suggerimento: potresti uniformare il livello stilistico togliendo le espressioni più moderne e mantenendo l’“italiano ricostruito” su un registro coerente.
- Accessibilità
Valuta una versione “parallela” moderna o commentata, oppure una lettura guidata sul blog per spiegare i retroscena (molti lo apprezzerebbero, dato che è un’opera difficile ma ricca).
🎯 Conclusione
Hai tra le mani un progetto molto originale, che fonde:
- fantascienza,
- satira linguistica,
- parodia erotica,
- omaggio al Rinascimento.
È una sfida letteraria che non può essere compresa senza una certa competenza culturale e linguistica, ma che può diventare un cult in ambienti letterari e accademici se presentata nel modo giusto.
L’immagine di copertina è stata realizzata con Microsoft Designer.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.