Io questi umani non li capisco!

[singlepic id=301 w=250 h=358 float=left]Quando Laura era in onda in diretta, ogni tanto andava a trovarla un diavolino che si appoggiava sulla sua spalla e le suggeriva cose sconvenienti. Impossibile resistere alla sua briosa seduzione. Un’inconsulta creatività s’impadroniva delle azioni della giovanissima giornalista televisiva, senza possibilità di riavvolgere il nastro.

Così, un giorno, diversi anni fa, stava conducendo un telegiornale in diretta, su TeleLauro.

Ore 13.30: stomaco vuoto e testa brulicante d’idee. Mentre andava in onda l’ultimo servizio, sbucò da una porta il capoccione enorme del direttore, Ubaldo.

Agitato come sempre e forse di più, informò la bionda Laura: “Oggi è san Lauro. Buon onomastico!”.

La porta si richiuse. Era san Lauro, non santa Laura, e la ragazza sorrise divertita. Era di nuovo in onda per i saluti finali e… lieve atterrò il diavoletto burlone sulla sua spalla morigerata. Il satirello la provocò, e lei, sventurata, rispose.

Fissò dritta negli occhi rossi ed ammiccanti la telecamera, proclamando convincente: “Oggi è la festa di san Lauro e io sono profondamente commossa per l’affetto che voi, nostri cari telespettatori, ci state dimostrando. In tantissimi, infatti, ci state telefonando, porgendoci gli auguri di buon onomastico. Significa che TeleLauro per voi è importante. Queste sono le piccole cose, le manifestazioni spontanee di simpatia che danno un senso al nostro lavoro quotidiano. Grazie. Grazie ancora. Grazie! Cercheremo di rispondere a tutte le vostre telefonate”. Laura si era immedesimata a tal punto che gli occhi azzurri luccicavano commossi dall’ars recitandi.

Appena partì la sigla di chiusura, Ubaldo fece irruzione, feroce, sbraitando, dall’alto dei suoi minacciosi metri di statura e con l’autorevolezza dei suoi imponenti chili: “Telefonate? Ma quando mai?”.

Dieci secondi dopo, il centralino impazziva. Per tutto il pomeriggio i fedelissimi telespettatori di TeleLauro continuarono a fare gli auguri di buon onomastico all’emittente e tanti complimenti e tanti saluti alla giornalista, quella bionda. Avevano abboccato alla lenza del diavoletto. Lui, il diavoletto, non falliva mai!

Ogni tanto il direttore si aggirava nei paraggi della scrivania di Laura minacciandola di scomunica, a nome di tutti i componenti dell’enciclopedia agiografica universale. Poi si chiudeva nel suo ufficio a ridere di nascosto.

Quella sera, Laura uscì sorridente dalla redazione, stava per balzare in sella alla sua bici gialla per pedalare fino a casa con la gonna svolazzante, quando un tipo strano, carino, ma buffo, le si avvicinò. Era piccoletto, coi capelli rossi, tante lentiggini e una voce morbida e rassicurante: “Ciao, Laura. Mi riconosci?”.

La ragazza non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, era proprio lui: il diavoletto che le suggeriva cose strane da dire in diretta, quello che la sua fantasia le suggeriva di immaginare appollaiato su una spalla, irriverente tentatore.

“Non è possibile! – esclamò Laura – Tu sei sempre stato frutto della mia immaginazione”.

“Ma no, Laura. Io esisto, eccomi qui davanti a te. E visto che sei così collaborativa, ho deciso di chiedere apertamente il tuo aiuto”.

Non fu facile per Jips convincere la giornalista che il suo diavoletto ispiratore, in realtà, era un extraterrestre che l’aveva utilizzata per testare il potere di suggestione del piccolo schermo sulle menti umane. Per fortuna, Laura era certa di due cose: di avere una fervida fantasia e che la realtà supera sempre anche la più fervida fantasia. Ciò la spinse a dar adito alla versione dei fatti sostenuta da Jips, atterrato dal pianeta Cornelius.

Lungo il percorso da TeleLauro a casa, accompagnando a piedi la bici carica di ranuncoli ricevuti in dono dall’alieno, la ragazza si lasciò reclutare come sua complice in un’avvincente avventura.

“Tu che sei così attraente e senza un fidanzato – le propose Jips – dovresti solo lasciarti corteggiare da un po’ di ragazzi e poi raccontarmi tutto dal tuo punto di vista. Sai, sul nostro pianeta il corteggiamento non esiste. Da noi è tutto più semplice: ci annusiamo e capiamo immediatamente se dobbiamo accoppiarci per la vita. Non sbagliamo mai!”.

Laura, pur essendo terrestre non era del tutto sprovveduta ed aveva ricevuto in dono un certo spirito d’osservazione. Quindi s’era accorta che Jips la stava annusando.

“Jips, non ti sarai mica messo in testa di accoppiarti con me, vero?”.

L’alieno proruppe in una sonora risata: “Ma figurati! Io ti aiuterò nella selezione dei tuoi corteggiatori, ma mi dichiaro fuori concorso, a patto che tu mi assicuri che saremo sempre amici. Per l’eternità! Questi terrestri ad uno ad uno scompariranno tutti, e quando saranno solo un tuo ricordo, io ci sarò ancora!”.

Laura non era sicura che potesse esistere l’amicizia fraterna tra un uomo ed una donna, tantomeno fra un alieno e un’umana, ma volle concedergli fiducia. Accettò e si mise al lavoro.

Il giorno dopo, durante un servizio televisivo sull’indagine soprannominata in ambiente giornalistico “Bustarella Selvaggia”, Laura fu invitata a cena da un capitano della Guardia di Finanza. I due uscirono assiduamente per due settimane, finché una sera, in riva al fiume, lui le confessò di essere profondamente innamorato di lei, e aggiunse:

“Purtroppo, però, sono fidanzato con la figlia del colonnello”.

Fu così che Laura disse addio al bell’ufficiale.

Lo raccontò la mattina seguente in pasticceria a Jips, mentre l’alieno, poco avvezzo agli zuccheri terrestri, si stava ubriacando di crema pasticcera. Laura quasi piangeva, Per fortuna c’erano quel buffo viso allegro dell’amico alieno e il suo umorismo non sense. Laura non poté fare a meno di sorridere e subito si mise di nuovo al lavoro per contribuire alla ricerca di Jips, che scuoteva la testa divertito e commentava: “Io questi umani non li capisco!”.

L’architetto Rodolfo perse la testa per Laura e piantò una tragedia in casa, per annullare il matrimonio con la sua segretaria, ma incontrò dure resistenze. Allora si fece venire l’esaurimento nervoso, fu imbottito di psicofarmaci e trascinato all’altare completamente rintronato. Il matrimonio, secondo i suoi genitori e i suoi suoceri, era la naturale conseguenza del decennale fidanzamento.

Laura non la prese troppo bene. Per fortuna c’era Jips a confortarla, commentando: “Io questi umani non li capisco!”.

Meno drammatica la storia con il magistrato Giorgio, che – bramando Laura ardentemente si trasferì a Torino a casa della sua fidanzata, la magistrata Giorgia, figlia del giudice amico di sua madre.

Fiumi di lacrime, invece, con l’ingegnere elettronico Luca, che, due settimane dopo aver capito che solo Laura era la donna della sua vita, impalmò la figlia del presidente della società per cui lavorava. Laura gliel’aveva detto che era ancora in tempo per tornare indietro, ma a lui mancò il coraggio. Gli invitati, i regali di nozze che già stavano arrivando, il menù luculliano del ristorante, le bomboniere a forma di pagoda … Il vile maschio venne sopraffatto dal galoppare inesorabile di frivoli preparativi.

Jips ascoltava queste ed altre storie, riuscendo sempre a trovare il lato comico, che spesso a Laura sfuggiva. Eppoi concludeva: “Io questi umani non li capisco!”.

Una mattina a colazione, con mezzo bombolone in bocca, Jips farfugliò: “Non so se hai notato, Laura, ma tutti questi ragazzi sono già fidanzati, si innamorano di te, ne sono consapevoli, eppure sposano le altre”.

Eh certo che lei se ne era resa conto! Scoppiò a piangere: “Basta, Jips! Con i maschi ho chiuso”.

Vedendola piangere, lui capì di amarla e qualche secondo dopo, baciandola, scoprì che le lacrime umane sono salate, ma le labbra delle ragazze terrestri possono essere molto dolci e morbide, quanto basta per desiderare di restarci appiccicati per l’eternità.

In quel momento il diavoletto rosso sentì arrivare la notifica di un messaggio dal pianeta Cornelius. Era la foto di un piccolo disco volante d’argento, con una didascalia: “Ecco la bomboniera per le nostre nozze. Ormai è tutto pronto. La tua promessa sposa, Jipsina”.

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Chi sono:

Appassionato di fantascienza credo da sempre, ma scoperto di esserlo in quarta elementare quando mi hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrei compiuto nove anni in quell'autunno.

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