Uccelloidi tra noi

 

[singlepic id=292 w=320 h=448 float=left]Caro professore,

le scriviamo con apprensione, dopo aver osservato i caratteri somatici e il comportamento di numerosi individui distribuiti nei sei continenti.

Il professore interruppe la lettura dell’email ricevuta dal Comitato Umano di Allerta Invasioni e si voltò verso la moglie paffutella che gli stava portando una tazza fumante di infuso di bambù: «Grazie, orsacchiotta – le sorrise lui – ma i continenti quanti sono? Sono sei?».

«No, caro – rispose la pacioccona – sono sette! Anche se ai nostri tempi a scuola ci insegnavano che erano cinque. Ma che siano sette o cinque, poco importa, no? La Terra rimane sempre la stessa, ed è meravigliosa!».

Così dicendo, la giovane e morbida signora accarezzò il testone canuto del marito, che chiuse gli occhioni beato, godendosi quella coccola.

Poi il professore riprese la lettura a voce alta:

«Senti, senti cosa mi scrivono questi:

Abbiamo assistito con preoccupazione crescente alla moltiplicazione di uomini dotati di folta barba. Sono ovunque: per le vie delle nostre città, negli uffici, nei negozi… I media, ingenuamente o forse in malafede, parlano di moda hipster, ma noi non ce la beviamo!

Ricoprirsi il viso di pelo è un palese quanto goffo tentativo di camuffamento. Da tempo abbiamo la certezza che gli uccelloidi stiano invadendo il nostro pianeta, mimetizzandosi subdolamente tra noi. Abbiamo più volte tentato di lanciare l’allarme, ma questi extraterrestri si sono infiltrati dappertutto e riescono a vanificare i nostri appelli.

Con il pelo con cui ricoprono il volto nascondono il piumaggio. Spesso ricorrono alla rinoplastica per trasformare gli adunchi becchi in nasoni attenuati dalla presenza di baffi esagerati. Questi particolari non possono sfuggire ad attenti osservatori come noi.

Proprio ieri sera al ristorante abbiamo notato due barbuti che si sono traditi con la loro condotta e il loro abbigliamento. Il primo, in giacca e cravatta scure, portava un diamante al lobo dell’orecchio sinistro e braccialettini di preziosi cristalli ad entrambi i polsi. Un’evidente attrazione per tutto ciò che luccica, proprio come una gazza!

Il suo amico, con la banale scusa di essere gay, era vestito di rosa e, grazie a pantaloni troppo attillati, metteva in risalto gambe magre lunghissime. Un fenicottero, professore!

I due chiacchieravano fitto fitto, come se cinguettassero. E le sembra naturale, professore, che due omoni grandi, grossi e pelosi che dovrebbero nutrirsi di stinco di maiale, abbiano ordinato un’insalatina invasa dal mais? Ma si rende conto? Il mais! Ma le pare cibo umano? Va bene per le oche nell’aia, per le cornacchie nei campi di granturco o per i piccioni in piazza S. Marco! Invece, i due uccelloidi se ne sono fatti una scorpacciata. Al momento del dessert poi, ovvero davanti ad una tristissima formina di semi caramellati (semi, come mangime per volatili!) gli alieni sono sati raggiunti da un personaggio ben noto: quel politico barbuto che si vede sempre in Tv e che ripete tutto a memoria. Ha presente? Ripete! Ripete, professore, proprio come un pappagallo, che è a tutti gli effetti un uccello.

Dopo cena, io e i miei commensali abbiamo deciso di seguirli. I tre sono andati a teatro, a un concerto di musica classica, tutta musica di Johann Sebastian Bach. Bach! Capisce, professore? Lo stesso cognome di Richard Bach, l’autore del Gabbiano Jonathan, un altro uccello. Non è un caso, professore.

Tutta musica di Bach, tranne l’ultimo brano. E qui ci siamo addirittura spaventati. Il pezzo era di Vivaldi: il cardellino. Era interpretato da un flautista che – lei non ci crederà, professore – era pieno di barba e baffi! La sua interpretazione è stata sublime. Alcuni di noi sono stati indotti dal fascino delle note a chiudere gli occhi. Ci è sembrato di udire il canto di un vero cardellino e nostro malgrado ci siamo commossi, per la troppa bellezza. Un’arte diabolica, anzi aliena, senza dubbio. Siamo stati colti dal panico, perché abbiamo capito che questi extraterrestri possono impossessarsi delle nostre menti, dei nostri cuori, di noi. Con le loro barbe, le loro voci melodiose e i loro flauti questi esseri sono pericolosi e vanno fermati.

Professore, faccia qualcosa! Lei è stimato e ascoltato dalle autorità. Ci salvi!

Il professore interruppe la lettura. Era scosso dalle risate, contagiato dalla moglie che rideva già dalle prime righe dell’email.

«Caro – commentò la donna – ma questi sono più divertenti di quei pazzi che ti scrivono per denunciare i rettiliani!».

Il professore si sfilò gli occhiali per asciugarsi le lacrime per il troppo ridere. Si strofinò le ampie occhiaie scure che tanto risaltavano nel faccione pallido e spiegò:

«Sai cosa ti dico, orsacchiotta? Se si distraggono con presunti uccelloidi tanto meglio! L’importante è che non sospettino di noi, pandamorfi!».

Anna Laura Folena (2015)

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Chi sono:

Appassionato di fantascienza credo da sempre, ma scoperto di esserlo in quarta elementare quando mi hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrei compiuto nove anni in quell'autunno.

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