La fantascienza ha affrontato l’argomento “ascensori spaziali” fin dalla fine dell’ottocento. Quindi non dobbiamo meravigliarci troppo se diversi Autori di questo genere li hanno sfruttati nei loro romanzi, risolvendo, più o meno bene le moltissime difficoltà che l’argomento propone.
Prossimamente parleremo anche  di un romanzo di Ezio Amadini, Autore italiano, che nel suo Dies irae considera, tra le altre cose, questa tecnologia.

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Ma in questo breve articolo, vorrei concentrare l’attenzione sulla splendida saga di Kim Stanley Robinson, la famosa Trilogia Marziana (Rosso, Verde e Blu).
Si tratta di uno dei più straordinari cicli moderni di fantascienza classica. La storia è semplice, nella sua intrinseca complessità.
Una spedizione scientifica organizza un viaggio di cento scienziati verso Marte. Ogni scienziato è specializzato in una specifico settore. Lo scopo è quello di poter soggiornare a lungo sul pianeta, preparando le basi per una colonizzazione.

Detto così sembrerebbe poca cosa. Invece, ovviamente, c’è da considerare l’abilità dello scrittore.
Durante la lunga e mai semplicistica lettura dei tre volumi, l’azione è garantita dalla presenza di colpi di scena molto ben studiati con l’introduzione di applicazioni scientifiche di grande impatto.

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Nella grandiosa trama, c’è anche e soprattutto, la storia sociale, ineludibile, con la battaglia tra le fazioni: qualcuno vorrebbe conservare Marte com’era al loro arrivo, costruendo soltanto grandi cupole per alloggiare gli esseri umani e altri che invece vorrebbero terraformare il pianeta.

È tuttavia evidente che anche solo costruendo cupole, già si comincerebbe ad alterare la geologia originale. Anche i più ‘puri’ prevedono di farvi germogliare piante, allevare bestiame, produrre ossigeno, convogliare acqua non direttamente disponibile per portarla dove serve.

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Le trovate sociologiche e tecnologiche sono dunque davvero strabilianti.
La fazione di quelli che vogliono modificare la natura marziana, ben presto prende il sopravvento e il racconto si dipana nella descrizione di tecnologie favolose, tutte possibili, tutte al momento futuribili.
Si comincia con la distribuzione sul territorio di innumerevoli piccoli mulini che producono calore. Tali apparecchi vengono semplicemente appoggiati al suolo da due scienziati che volano su un dirigibile.

Con lo stesso sistema, altri stendono sul terreno una strada composta da trasmettitori che permetteranno a un veicolo automatico di percorrere migliaia di chilometri senza personale a bordo. Così si effettueranno trasporti da e verso le calotte polari, per ricavarne la prima acqua.

Le stesse tecniche saranno impiegate per posizionare dei transponder con cui creare piste per i treni, eliminando con poco sforzo i grandi pericoli di un lungo viaggio a bordo dei Rover.

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È sottinteso che la creazione delle macchine, come i treni, i dirigibili, i Rover automatici, è realizzata usando attrezzature robotiche, che in origine hanno viaggiato con i cento esploratori: i cosiddetti, poi quasi leggendari ‘Primi Cento’.

Sicché si potranno formare colonie distanti tra loro, affinché ogni gruppo di scienziati possa lavorare nei luoghi più giusti per le loro ricerche.

Man mano che il racconto prosegue le tecniche diventano sempre più sofisticate, fino all’idea di creare un ascensore spaziale.

L’Autore si dilunga ammirato nella descrizione del metodo: la soluzione consiste nel catturare un grosso asteroide dalla fascia per spingerlo in un’orbita stazionaria marziana,  creando in pratica una nuova luna.

Su questa luna sarà installato un impianto robotico, capace di estrarre il metallo dal sottosuolo del grosso asteroide per poi filare un grosso cavo di dieci metri di diametro che, poco per volta, dovrà scendere fino a raggiungere il suolo. Un cavo di migliaia di chilometri. Sulla Terra servirebbero trentacinque mila chilometri di cavo!

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Lungo questo filo portante si arrampicherà una navetta, che in quattro o cinque giorni arriverà da giù a su e viceversa. Il costo di spostamento per chilo utile è con tale dispositivo, immensamente inferiore a quello richiesto per un razzo vettore.autore

Kim Stanley Robinson è uomo dalle mille conoscenze, sia dell’animo umano che della scienza. Lui stesso ha affermato di amare la fase di ricerca prima e durante la scrittura di un libro: “A me piace la ricerca, che significa in definitiva leggere qualcosa su un certo argomento. Non ho alcuna metodica particolare per questa attività, che infatti non ha mai fine.”

Robinson ha vissuto a lungo in Svizzera come ci ha rivelato nell’intervista che abbiamo pubblicato e segnalato, per cui conosce molto bene l’Europa, che evidentemente apprezza parecchio.

Queste molte conoscenze e questo gusto dell’Autore per la ricerca scientifica appare evidente dalla Trilogia Marziana, che nella terza parte (Il Blu di Marte) sviluppa anche una suggestiva descrizione di alcuni luoghi della Terra.

Nella recensione che ho segnalato, pare non sia apprezzata questa parte, che secondo me è invece importante. Ormai si è compiuto quasi tutto ciò che poteva servire per una lunga permanenza su Marte e alcuni membri della già estesa colonia (dopo i primi cento se ne erano aggiunti molti altri), debbono tornare brevemente sulla Terra, che nel frattempo ha subito un pericoloso innalzamento dei mari.

Anche sulla Terra hanno ormai costruito Ascensori Spaziali e qui il cavo non arriva sull’equatore. Infatti con un trucco, hanno creato un cavo che a metà strada si divide, generando due terminali terrestri: uno leggermente a nord dell’equatore, l’altro più a sud: dal punto di vista commerciale è una grandissima trovata, evidentemente.

Attraverso gli occhi dei suoi personaggi, Robinson ci mostra la situazione fisica attorno di Londra dopo l’innalzamento dei mari, della Svizzera rimasta incontaminata (meraviglioso capitolo sulla natura umana e sulla natura del pianeta) e finalmente della Provenza. Qui si parla più di luoghi dell’animo, che della terra. Si intuisce come Kim Stanley Robinson ami molto questi luoghi.

Quindi per chi volesse dedicarsi a una storia di fantascienza niente affatto banale e piena di tantissima umanità e scienza, consiglio assolutamente la lettura di questi tre bellissimi libri e direi, senza alcuna eccezione.

Ne uscirete certamente più ricchi.

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.