Fanta-Scienza 2 è un libro che Marco Passarello mi manda gentilmente: si tratta di racconti che ha curato per Odissea Fantascienza della Delos.
Nel curatissimo formato tipico della Delos, si tratta di un libro molto intelligente, Il che fa capire come esista un Fanta-Scienza numero 1, che purtroppo manca alla mia diretta esperienza.
In questo caso, si tratta di una serie di nove racconti di fantasia (la parte ‘Fanta’ del titolo), ognuno collegato a una chiacchierata con altrettanti ricercatori scientifici (la parte ‘Scienza’), dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
Leggere queste storie mi fa pensare a come mai nessuna di esse compaia tra i destinatari di premi in quest’anno. Ho già detto più volte come a mio avviso, le regole dei Premi per la Fantascienza in Italia dovrebbero essere pesantemente riviste.
Detto questo, Marco mi spiega subito, che il libro è nuovissimo e quindi non poteva in nessun modo essere nominato ai premi dell’anno in corso. Va bene: staremo a vedere!
Se dovessi esprimere un giudizio, alcuni di questi racconti sono eccellenti, certamente meglio di molti che hanno vinto premi quest’anno.
Il racconto in assoluto più straordinario, (a mio avviso, per carità) è proprio il primo (Mare Nostrum), scritto da un mito della Fantascienza: Bruce Sterling. Dovete sapere che in genere, ho sempre detto che il cyberpunk non è la letteratura che più gradisco. Ma in questo caso è come se avessi finalmente capito cosa significhi fare davvero cyberpunk!
Splendida anche la traduzione dello stesso Marco Passarello.
Il racconto che subito dopo è per me il migliore è la bellissima trovata di Lukha B. Kremo (Ti presto gli occhi), che tuttavia forse mi colpisce anche perché assomiglia in maniera importante a una trilogia di Robert J. Sawyer, intitolata WWW. Lo spunto è esattamente lo stesso, tuttavia portato avanti molto bene dall’autore livornese.
Come ho detto, la qualità globale dei racconti è notevole, per cui è bene che il lettore possa giudicare da solo. Quindi mi limiterò ad accennare solo a un altro buonissimo racconto. Cioè Ouija (leggi UìYà) scritto dallo stesso Marco Passarello.
Il nome del titolo è quello della tavoletta usata per parlare con gli spiriti (vedi la nostra copertina) e qui Marco tratta della possibilità di leggere gli ultimi pensieri di un moribondo. Tutte cose che la scienza ufficiale in qualche modo dà per possibili (si veda la presentazione scientifica di Luca Berdondini che descrive le interfacce tra cervelli e macchine.
Marco come hai scelto gli scrittori per i vari racconti?
La scelta degli autori per queste antologie è stata un problema difficile per la particolarità della loro formula. Normalmente il curatore ha la possibilità di valutare un racconto dopo che è stato scritto, ed eventualmente scartarlo se non lo ritiene adeguato. Nel mio caso però ogni racconto corrisponde a una delle interviste con gli scienziati; quindi, scartare un racconto equivale a lasciare un buco che va riempito ricominciando il lavoro da zero. Era quindi essenziale scegliere degli autori che dessero buone garanzie di portare a termine il lavoro in modo soddisfacente.
Mi sono orientato in primo luogo verso scrittori che avessero un background scientifico e che avessero già dato prova di saper includere in modo efficace elementi scientifici nel loro stile, ma per completare la squadra mi sono anche affidato all’istinto e ho fatto la proposta ad autori che, pur non dando abitualmente un taglio particolarmente scientifico alle loro storie, mi sono sembrati in grado di adattarsi a questa particolare sfida. E non sono rimasto deluso.
Per la seconda antologia la scelta è stata più semplice, poiché ho dato la precedenza agli autori presenti nel primo volume, e ho dovuto solo coprire le assenze di chi, per vari motivi, ha preferito ritirarsi.
Particolarmente difficile è stato poi accoppiare gli scrittori con gli scienziati, in modo che ognuno potesse scrivere su un tema che gli fosse congeniale, ma non ci fossero sovrapposizioni o temi lasciati scoperti. Ho risolto chiedendo a ogni autore di scegliere almeno tre dei temi proposti, e poi assegnando io quello definitivo.
Per fare la scelta dovevi quindi conoscere bene lo stile di ognuno di questi scrittori?
Inizialmente ho scelto autori che già conoscevo e apprezzavo. Altri li ho scelti tra coloro che si erano fatti avanti chiedendo di partecipare o di cui avevo sentito parlare bene; in questo caso mi sono sempre letto un po’ delle loro cose, per farmi un’idea del loro stile e accertarmi che fosse adatto. Da questo punto di vista l’antologia è stata per me un’ottima occasione per approfondire la conoscenza della fantascienza italiana contemporanea, rendendomi conto che mi ero lasciato sfuggire tante autrici e autori interessanti.
Immagino che ci sia sotto un lavoro davvero enorme per un libro come questo. Hai qualche aneddoto?
Sì, un lavoro davvero imponente. Le difficoltà si nascondono dove non te le aspetti. Per esempio, le prefazioni. Quella del primo volume doveva naturalmente essere di Roberto Cingolani, grazie al cui aiuto avevo potuto realizzare il progetto. Ma quando il libro fu pronto, lui aveva appena lasciato la direzione dell’Istituto Italiano di Tecnologia per diventare manager di Leonardo, era impegnatissimo e, pur non volendo mancare all’impegno, non riusciva a trovare il tempo per scriverla. Alla fine la scrisse, ma così all’ultimo momento che per poter presentare il libro nei tempi previsti l’editore stampò le prime copie cartacee senza prefazione (chissà, magari un giorno saranno una rarità collezionistica!).
Nella prefazione dici infatti che all’inizio non avevi nessuna intenzione di fare un secondo libro. Immagino però che ci sia moltissima soddisfazione in questa impresa.
Indubbiamente. Del resto, il ritorno economico di un libro come questo è risibile, specie se paragonato alla mole di lavoro richiesta, e ancor più se si considera che siamo in nove a dividerci le royalty. Lo si fa per la soddisfazione che ogni tanto arriva dal vedere riconosciuta la qualità del proprio lavoro.
Del momento per me più alto, e difficilmente superabile, parlo nella prefazione: fu quando un autore del calibro di Bruce Sterling, a pochi giorni dall’uscita del primo volume, elogiò pubblicamente l’antologia e si offrì di partecipare a un eventuale secondo volume, come poi è stato. Non ti dico la sorpresa quando ho cominciato a ricevere SMS che dicevano: “Bruce Sterling sta parlando di te a LuccaComics”!
In generale fa sempre piacere quando scopri di essere stato letto e apprezzato da qualcuno fuori dal fandom fantascientifico, visto che il libro non è facile da trovare se non sai dove cercarlo. Di recente, per esempio, la scrittrice Carmen Covito ha scritto su Facebook di avere letto e apprezzato Fanta-Scienza 2, una vera sorpresa. Non avevo idea che leggesse fantascienza.
E poi è stato un piacere vedere che gli scienziati con cui abbiamo lavorato apprezzano i racconti che abbiamo scritto. Ho avuto il piacere di conoscere di persona i due ricercatori dell’IIT che hanno ispirato i miei racconti, Guglielmo Lanzani e Luca Berdondini, e ho visto che erano molto contenti di come abbiamo portato in pubblico le loro ricerche.
Tu hai scritto dei romanzi di fantascienza?
Non ancora. Da cinque anni sto lavorando a intermittenza a un romanzo, ma è ancora ben lungi dall’essere concluso. Sono un autore poco prolifico: ho esordito su una testata professionale 40 anni fa (avevo 17 anni, e a pubblicarlo fu Futura), ma da allora sono usciti solo una ventina di racconti con la mia firma.
Quale è il tipo di letteratura che ti piace di più scrivere?
Da sempre la fantascienza è il genere che mi è più congeniale. Mi è però capitato anche di scrivere racconti fantasy, horror, noir e anche non di genere. Cerco soprattutto di non ripetermi, mi piace che ogni cosa che scrivo rappresenti una sfida a sé.
Per concludere consiglio veramente a tutti di acquistare questa raccolta, per la qualità e per l’originalità della proposta.
In genere non sono molto portato a seguire e leggere le raccolte di racconti di fantascienza. Questo per nessuna ragione se non una preferenza mia personale.
Questa mia scarsa partecipazione fa sì che quando scopro qualcosa di molto ben fatto, mi sembri una rara eccezione. Staremo a vedere e magari vedrò di seguire un po’ di più le collane di racconti di autori italiani da adesso in poi.