Jim Butcher è (almeno per me) un perfetto sconosciuto. Questa mia affermazione, come altre che ho già sbadatamente fatto su queste pagine, fanno subito capire agli esperti quanto io sia ignorante.
In realtà parliamo di Jim perché suo è l’ultimo dei romanzi che partecipano alla selezione degli Hugo, premi di cui abbiamo a lungo parlato su Nuove-Vie.
Mi dice l’amico Silvio Sosio, come sempre da me contattato per avere notizie di prima mano, che Jim Butcher “è più noto come autore fantasy ed è entrato in finale all’Hugo dopo esser stato indicato dalla famosa lista dei Sad/Rabid Puppies. Tuttavia con lui ci vanno cauti anche i più critici verso queste liste, riconoscendo il valore dell’autore.”
Preziose le indicazioni di Silvio Sosio, che quindi mi consolano quando, dopo la lettura di questo Skin Games, mi sento di giudicarlo il secondo migliore romanzo della cinquina.
Poiché ormai siamo arrivati alla fine, vi rivelo la mia lista di preferenze:
- The Goblin Emperor, Katherine Addison (Sarah Monette) (Tor Books)
- Skin Game, Jim Butcher (Roc Books)
- The Dark Between the Stars, Kevin J. Anderson (Tor Books)
- Ancillary Sword, Ann Leckie (Orbit US/Orbit UK)
- The Three Body Problem, Cixin Liu (Tor Books)
Se dovessi dare dei voti a questi romanzi, The Three Body Problem avrebbe un voto molto basso e insufficiente, mentre gli altri quattro oscillerebbero tra l’otto, il sette e il sei e mezzo per Ancillary Sword, che ricorda un po’ troppo il Cyberpunk per piacermi davvero.
Quindi il romanzo cinese non mi è piaciuto affatto, mentre mi hanno molto favorevolmente colpito sia Skin Games, sia The Dark Between the Stars, anche questi usciti dalla polemica dei Sad Puppies. The Goblin Emperor ha l’indubbio vantaggio di rappresentare un genere che personalmente amo, cioè lo Steampunk, per cui (nel mio caso) non c’è proprio competizione.
Un minimo di ricerca su Google, mi dice che Jim Butler ha scritto moltissimo: in particolare il romanzo di cui stiamo parlando (Skin Games) fa parte di una serie enorme, identificata col nome “The Dresden Files,” vale a dire “Gli Incartamenti Dresden.”
Ci dice lo stesso Butcher di aver scritto circa ventitré romanzi tra fantascienza ad altro, ma ben quindici fanno parte della saga dedicata a Harry Blackstone Copperfield Dresden, primo (e unico) Mago Privato di Chicago. Mago Privato perché, così come ci sono gli Investigatori Privati, questo stregone può essere assoldato per delle magie inerenti a un problema privato.
Lo stile di scrittura è molto stravagante: certamente non è simile a quello usato dagli autori di Fantasy. Ricorda molto più da vicino lo stile di un Chandler, per esempio. Quello stile che viene definito Hard Boiled, con un personaggio che parla in slang e gli manca solo di bere whiskey, che fa a botte ad ogni incontro magico e non magico. Tra l’altro si prende sempre più botte di quelle che è in grado di dare, come succedeva regolarmente a un Philip Marlowe.
Purtroppo non ho letto tutti gli altri quattordici romanzi dei Dresden Files, per cui ogni tanto nel racconto si fa riferimento a qualcosa che mi sono perso in chissà quale puntata. La storia è semplice e al tempo stesso poco ingombrante, lasciando il godimento del racconto alle descrizioni: Mentre Dresden è imprigionato in un’isola del Lago Michigan da una maga di cui non sappiamo nulla (noi poveri ignoranti delle storie di Jim Butcher), ha la possibilità di riscattare la propria libertà se aiuterà Nicodemus, un malvagio (demone?) che assomiglia molto più ad Al Capone che a un demone. Costui vuole in definitiva entrare nel regno di Ade, dio dell’oltretomba greco, per rubare il Sacro Graal. Promette dunque alla combriccola di maghi, demonietti, mostri che ha ingaggiato di far riempire gli zaini con ogni ricchezza di quel luogo. Dresden è un po’ diverso: la maga che lo tiene prigioniero nell’isola sul Lago Michigan gli ha imposto di partecipare.
Non fatevi sviare, i personaggi sono quelli dei fantasy, ma la storia si svolge a Chicago e il loro comportamento è quello di piccoli e grandi capimafia. C’è tutta una lunga e godibile prima parte in cui il gruppo si prepara al grande colpo. Non ci mancano mai le scazzottature e le astute trovate per imbrogliare gli avversari. Alla fine scopriamo che il mondo della magia è direttamente collegato ad ambienti di questo mondo, in modo più o meno significativo: una chiesa corrisponde a un luogo magico sacro, una prigione o un tribunale a un inferno. Così i nostri arrivano finalmente nell’Ade e qui trovano il tesoro:
Le pareti erano piastrellate con triangoli di platino e d’oro, fino al soffitto. Il pavimento era di liscio marmo bianco venato d’argento scintillante e purissimo. Il tetto era supportato da colonne corinzie come negli antichi templi greci, a dieci e a cento, che creavano delle piccole zone separate nel sotterraneo. Alcune di queste aree erano sollevate dal pavimento per quasi tre metri e quindi avevano bisogno di scale per poterle raggiungere, anche questa fatte di marmo e argento. In altri casi le piccole sale erano infossate con gradini discendenti a ricciolo molto simili ad un anfiteatro Greco con gli stalli per gli spettatori.
Guardai il… santuario più vicino. O la più prossina vetrina se volete. O quel che fosse.
Gli spazi tra le colonne erano stati riempiti con delle pareti costituite da mattoni di oro puro. Che poi erano solo un fondale. Un fondale!
La sezione più vicina era colma di dipinti del Rinascimento Italiano: opere di ispirazione religiosa, immagini di santi, della Vergine e di Gesù Cristo. Pittori come Domenico Veneziano, Donatello, Botticelli, Andrea del Castagno, Michelangelo. Qualche da Vinci. Più o meno cinquanta dipinti in tutto, messi in mostra in modo perfetto, come se fossero stati al Louvre, in vetrinette protette e illuminati da lampade dalla forma strana, forse di bronzo, che non facevano fumo.
Tutto attorno ai quadri, in pratica li evidenziavano, c’erano molte siepi artisticamente modellate… che in realtà non erano affatto siepi, come ebbi modo di scoprire dopo aver guardato molto bene quei capolavori: erano tutti smeraldi. Impossibile immaginare che potesse esistere un artigiano tanto abile da fare un lavoro come quello. Diavolo, per me era stato difficile capire che quelle non erano piante. C’era una fontana da cui zampillava silenziosamente dell’acqua che finiva in una vasca luminosa al centro della scena, ma poi mi accorsi che non era per niente acqua, ma tanti diamanti, piccolissimi diamanti che scendevano ruscellando dando così l’impressione di essere acqua.
Solo quella fontana avrebbe potuto riempire tutti gli zaini che ci eravamo portati, più qualsiasi contenitore fossimo riusciti a costruire, improvvisando l’utilizzo dei nostri abiti. Per non dire degli smeraldi. Per non dire delle tonnellate e tonnellate di oro. Per non dire delle centinaia di milioni di dollari che si sarebbero potuti ottenere da quei dipinti inestimabili, che nel mondo erano molto probabilmente stati dati per perduti.
Ed era solo una delle molte vetrine. E girando gli occhi mi resi conto che era una delle vetrine più modeste in assoluto.
“Okay,” sospirò Ascher, spalancando gli occhi. “Non so se sto per svenire, o se sto per avere un orgasmo.’’
“Già,” grufolai. “Anch’io.”
Valmont fu la prima a riscuotere la platea. Avanzò a grandi passi verso la fontana di diamanti, aprì la cerniera della borsa a zaino e la mise sotto lo zampillo con fare molto pratico, fino a riempirla, come se fosse un secchio.
“Ma davvero?” disse Ascher. “Nemmeno un po’ di shopping?”
“Il massimo valore, il minimo peso,” rispose Valmont dura. “Poi sono abbastanza piccoli da poterli smerciare facilmente. Inutile prendere cose che una volta a casa siano impossibili da vendere.”
Il finale è pirotecnico, come tutto il resto, con grande dispendio di gangster demoniaci e angeli caduti. Non manca un accenno alla bella di turno, come in tutti gli Hard Boiled che si rispettino.
Voglio solo segnalare che il nostro Autore pare possedere nelle sue corde anche la vena Steampunk: a settembre uscirà il suo romanzo The Cinder Spires: the Aeronaut’s Windlass (Spire di Cenere: Il Verricello dell’Aeronauta). La trama riportata su Amazon punta decisamente al genere steampunk:
[singlepic id=344 w=240 h=378 float=left]Da tempo immemorabile, le Spire sono il riparo per l’umanità, si sollevano per miglia oltre il velo di nebbia che protegge il mondo. Nelle grandi sale, nelle case patrizie che per generazioni hanno governato e sviluppato meraviglie scientifiche, si promuovono scambi di alleanze per costruire le flotte dei dirigibili che servono a mantenere la pace.
Il Capitano Grimm comanda la nave mercantile Predator. È fedelissimo alla Spira Albion, li ha sostenuti nella guerra fredda con la Spira Aurora, distruggendo le linee di comunicazione del nemico, attaccando le loro navi. Ma il Predator viene danneggiato gravemente in battaglia e capitano ed equipaggio sono costretti a terra. A Grimm arriva la proposta dell’Arcospira di Albion: entrare nella squadra dei loro agenti per una missione pericolosa, in cambio del completo ripristino della Predator.
Grimm intraprenderà tale attività, ma imparerà che il conflitto tra le Spire è solo un presagio di ciò che avverrà. Un antico nemico dell’umanità, rimasto in silenzio per più di diecimila anni, si sta di nuovo muovendo. E la morte lo seguirà molto da vicino…
Ho prenotato il romanzo e ne parlerò di certo in futuro.
Per quanto riguarda Skin Games, non sarà di certo un capolavoro della letteratura, ma è di sicuro un romanzo divertente.
Parleremo al nostro ritorno a fine agosto della (mia personale) delusione per l’assegnazione del Premio Nebula a Annihilation di Jeff VanderMeer, cosa che se non altro non potrà essere ripetuta con i Premi Hugo. In questo senso, mi sento di dire grazie ai Sad Puppies.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.