Come al solito il nostro amico polacco Christofer Dabrowski di cui, potrete troverete qui altri suoi pezzi, fantastici, o di fantascienza, produce racconti che fanno divertire, ma anche pensare. Questa breve storia ha tantissima ironia che ci colpisce in modo particolare.

 

Fu una morte classica. Un tipico passo falso mentre attraversavo la strada. Stavo aspettando il verde e guardavo una ragazza carina dall’altro lato. Quando vidi che stava allontanandosi, che stava per sparire nella folla, desiderai incontrarla. Sentendo quel battito in più nel cuore, segno che ero stato colpito dalla freccia di Cupido, decisi di seguirla e basta.

E chissà se era un sentimento vero! Forse no — magari era solo l’inizio di un’aritmia? Ma in quel momento avevo creduto che non sarebbe successo niente di strano e non saprò mai se davvero non sia stata una aritmia.

Chissà, fosse stato inverno e lei fosse stata avvolta in un ingombrante giaccone e ampi pantaloni capaci di nascondere le sue splendide gambe, magari non l’avrei notata neppure, nel turbinio di neve. Ma, dato che era già primavera inoltrata e gli ormoni fremevano, le cose andarono così.

Uno stridio. Un botto. Un tonfo. Uno scossone. Una fitta di gelido dolore. Urla soffocate della gente. E io, stordito eppure stranamente felice. All’improvviso mi sono sentito leggero come un palloncino. Poi un’ascesa, e dopo un po’ mi sono accorto che stavo sospeso a faccia in giù, e sotto vedevo me stesso. O meglio, il corpo morto che una volta io ero stato.

Salendo ancora un po’, notai un assembramento. Per lo più adolescenti eccitati, il novanta percento dei quali registrava col cellulare un video commemorativo della mia morte. All’improvviso seppi cosa pensavano quelli e, con orrore, capii che avrebbero caricato il filmato su YouTube, sperando di aumentare di un bel po’ gli ascolti dei loro canali.

Provai quasi sollievo, quando mi resi conto che questa mostruosa imbecillità non era più un mio problema — in fondo, non avrei più fatto parte di quel mondo. Per fortuna, ero morto.

E se ero morto, che succedeva? Che si fa adesso?

Prima che potessi preoccuparmi troppo di quello strano stato di sospensione tra vita e morte – vera sospensione, perché infatti ero ancora appeso sopra me stesso e non succedeva niente – qualcuno mi dovette dar retta, perché cominciai a salire lentamente, ancora più in alto.

La Terra si rimpiccioliva a vista d’occhio, e alla fine mi ritrovai nel buio dello spazio, da cui, un attimo dopo, qualcosa mi risucchiò dentro una lunga galleria. Ma sì, era proprio la famosa galleria in fondo alla quale c’è un bagliore accecante. Sono rimasto accecato anche se sapevo benissimo che non era il Sole. E sapevo anche che, se pur fosse stato il sole, non mi avrebbe bruciato. Lo sapevo!

Quando finalmente raggiunsi il fondo, davanti ai miei occhi apparve un essere luminoso con il quale mi capivo senza bisogno di dir nulla. Avevo sempre sognato di comunicare così con quella che sarebbe stata l’amore della mia vita, ma visto che avevo solo sedici anni, ero ancora vergine… e non c’era ancora stato nessun amore della mia vita.

La creatura mi fece accomodare in una poltrona tipo cinema molto confortevole e, un attimo dopo, guardavo il film multidimensionale della mia vita e avevo in mano un enorme contenitore di popcorn e una Coca-Cola. Era un film strano, perché dentro di me capivo i sentimenti delle altre persone: se avevo ferito qualcuno, sentivo la sua tristezza; se avevo compiuto una buona azione, sentivo gioia e gratitudine. Una faccenda davvero intrigante.

Poi l’essere luminoso si assicurò che avessi capito. Confermai telepaticamente che avevo capito; questo per la pace dell’anima. Anche perché, considerata la mia attuale condizione, l’espressione “pace dell’anima” aveva un significato del tutto differente. Per la prima volta sentivo il peso delle parole. E pesavano un bel po’, le parole. Avevo paura solo a immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno avesse deciso che non meritavo la pace interiore.

Per fortuna, non erano stati, come temevo, troppo severi nei miei confronti e poco dopo l’essere mi disse che lui era un angelo. Dopo tale rivelazione, apparve davanti a me un portale dorato vero e proprio. L’angelo lo aprì e mi invitò a entrare. Non avevo niente di più interessante da fare e lo seguii.

Fu allora che compresi che esiste un solo Dio, qualunque nome le diverse religioni gli attribuiscano e che esiste anche un solo paradiso, uguale per tutti. Ma scoprii che, per mia fortuna, l’opzione mediorientale era la più vicina alla verità. Il paradiso era pieno di bellissime ragazze, e tutte mi sorridevano in modo invitante.

Urlai e saltai per la gioia.

— Silenzio! — mi rimproverò l’angelo.

— Eh? — feci, sorpreso.

— C’è una preghiera in corso da parte del capo!

— Da parte del capo? — lo fissai, cercando di capire cosa volesse dire.

Ma a fissarlo a quel modo era un po’ penoso, perché in effetti era davvero troppo luminoso. L’angelo ricevette telepaticamente la mia osservazione sulla sua luminosità e si attenuò abbastanza perché io potessi guardarlo senza che mi facessero male gli occhi ectoplasmatici.

— Sì, è colui che voi chiamate Dio — mi fece sapere l’angelo.

— E anche lui prega? — il mio ectoplasma si agitò per la sorpresa.

Ero così sconvolto che, per un attimo, smisi di osservare tutte le belle ragazze che mi gironzolavano attorno. E credeteci o no, fu davvero un miracolo, perché erano tutte nude e, da adolescente vergine in piena attività ormonale, avrei dovuto correr lor dietro sbavando.

Invece, restai fermo, sbalordito, come se qualcuno mi avesse trasformato in una statua di sale.

— Sì. Prega anche lui — confermò l’angelo.

— Ma… a chi!? — quasi urlai.

— Sai, ognuno di noi ha il proprio Dio…

 

Prayers
di Krzysztof T. Dąbrowski © 2025
Traduzione dal polacco di Julia Mraczny © 2025
Adattamento italiano a cura di Franco Giambalvo
Immagine di copertina realizzata con AI, Microsoft Designer

 

 

Christopher T. Dabrowski
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è uno scrittore e sceneggiatore polacco. I suoi libri sono stati pubblicati in Polonia, Stati Uniti, Spagna e Germania. Le sue storie sono state pubblicate in molti paesi. Gli piace collaborare con registi e fumettisti - è specializzato in Drabble scritti in polacco, ma facilmente adattabili a qualsiasi lingua.