Come spesso succede, attraverso il mio Facebook Libri di Fantascienza, che è il corrispettivo verso il grande pubblico di Nuove Vie, (ormai andiamo verso i 2800 iscritti), Luca Colaneri decide di contattarmi e di inviarmi una copia del suo romanzo Xenodiversità.

Come lo stesso autore spiega, si tratta di un breve romanzo. Il termine Romanzo Breve non mi piace granché e credo sia un termine usato solo nell’ambito della Fantascienza: scrittori di tutto il mondo mettono in vendita romanzi di 100 pagine e nessuno dirà mai che quello è un Romanzo Breve! Qui, del resto, le pagine sono 157.

La storia prende il via da un tempo in cui la conquista dell’universo è cosa fatta: ci sono astronavi che possono andare da qualsiasi parte.

Il comandante Joshua Shaw è uno che si dà da fare, ma il suo capo, un petulante e borioso ammiraglio, lo ha preso in antipatia. Il compito a cui Shaw è chiamato è la preparazione bellica di un equipaggio molto misto, formato da membri di razze cosmiche del tutto diverse: uomini, ominidi, ragni, cavallette intelligenti… Razze diverse soprattutto nella mentalità.

Poiché l’alieno più simpatico sembra essere il cuoco di astronave, ecco che ci viene subito in mente un omaggio a Massimo Mongai, che proprio con le sue “Memorie di un cuoco d’astronave” aveva vinto il premio Urania nel 1997.

Il romanzo di Luca Colaneri, si divide tuttavia in due parti assolutamente distinte: la prima, cioè la missione di preparazione dell’equipaggio misto alieno ha toni divertenti e divertiti, alla Mongai appunto. La seconda parte, invece, con l’astronave di prima ingaggiata in battaglia è una sorta di Fanteria dello spazio, ma con la partecipazione di alieni anche dalla parte dei buoni.

Devo confessare che non c’è dubbio: la parte migliore è la prima. Malgrado non sia del tutto originale, è tuttavia molto più originale del sanguinoso epilogo (sangue verde o rosso che sia) della seconda parte.

Luca: Voglio essere del tutto sincero: ho scritto il libro come processo di crescita personale, e il principale destinatario del libro… per la prima parte ero io, per la seconda parte il mio personaggio Melania Sing. Nella mia vita c’è stato un accadimento traumatico che ha cambiato anche il corso degli eventi del libro. Non avevo intenzione di pubblicarlo, in origine… ma poi lo hanno letto alcune persone che si sono profondamente emozionate per la storia e anche per l’epilogo, e mi hanno fatto cambiare idea. Insomma: probabilmente Xenodiversità è quello che un libro scritto in modo professionale non dovrebbe assolutamente essere… una autobiografia camuffata da racconto di fantascienza. Va detto che i temi di cui parlo mi stanno veramente a cuore: la paura dei cambiamenti, il senso della vita e della morte, la diversità…

Non so se questo punto di vista sia del tutto condivisibile: credo che ogni scrittore prima o poi nei suoi lavori metta qualcosa, o addirittura molto, di sé. Tuttavia, secondo me, avresti fatto meglio a mantenere il ritmo e l’atmosfera della prima parte, anche nella seconda.

Luca: Non lo so, forse hai ragione, ma ad alcuni lettori invece è piaciuta più la seconda parte della prima… e tutte e due raccontano qualcosa di importante per me. La vita è fatta di fasi, e anche tra la prima e la seconda parte c’è una cesura forzata e traumatica, che il protagonista deve in qualche modo fronteggiare. Ho pensato a un certo punto di rielaborare e ampliare la trama prima di pubblicarlo: forse la cosa avrebbe mitigato la distanza stilistica tra le due parti, ma mi era ormai doloroso metterci ancora mano, e mi è sembrato più onesto che fosse quello che è: sincero, diretto, così come l’ho “sentito” scrivendolo.

Non vorresti ripetere l’esperienza di scrivere un altro libro: romanzo breve o lungo che sia?

Luca: visto il successo veramente insperato di questo libro, ho in cantiere un seguito, che parecchi lettori mi hanno chiesto. Scrivo anche poesie, e non è detto che io non pubblichi una raccolta prima o poi. Questo primo libro è stata una bella esperienza, e forse le cose si evolveranno diversamente da come avevo immaginato.

Quindi se la prima parte ha seguito uno spunto stilistico alla Mongai, a cosa ti sei ispirato per affrontare la seconda, diversissima parte?

Luca: mi sono sempre piaciuti da morire i combattimenti spaziali, soprattutto tra astronavi! Sono un grande appassionato di storia, e in tanti casi la giusta strategia ha saputo ribaltare le sorti di conflitti apparentemente già decisi nel loro esito. E poi la mia intenzione era di creare un “crescendo” appassionante.

Se ben capisco, tu non sei passato attraverso una Casa Editrice. Come hai pubblicato il tuo libro?

Luca: quando ho pubblicato Xenodiversità eravamo in piena fase Covid, e molte case editrici avevano sospeso la valutazione degli scritti. Ho deciso di fare da me e di usare il servizio Kindle Direct Publishing. Non so se sia stata la scelta migliore, ma tra lavoro e figli ho un sacco da fare ed è stato un modo per vedere pubblicata in fretta la mia opera. I risultati sono comunque stati di gran lunga superiori alle aspettative… non pensavo di poter avere tutte quelle belle recensioni!

xenodiversitàTu vieni dal Piemonte e in particolare sei nato ad Asti. Ci sono diversi scrittori italiani che vivono e lavorano non lontano da te. Forse che la fantascienza ispiri i piemontesi in modo particolare? Ma non credo. Infatti, quello che vorrei sapere è, come sei arrivato tu alla fantascienza?

Luca: di professione sono un ingegnere informatico, e le cose di scienza e tecnologia sono il mio pane quotidiano. Ho iniziato a leggere fantascienza da ragazzo, in particolare Asimov e Gerrold. In seguito, ho adorato in particolare Simmons, e ho letto di tutto un po’, di fantascienza e non. Credo che la fantascienza abbia un potere comunicativo immenso: consente metafore che arrivano dritto al cuore, più che parlare di fatti reali a cui siamo ormai abituati (anche quando non dovremmo).

Per concludere, il romanzo al di là di essere un romanzo breve, cosa che non interessa nessuno, raggiunge con il suo numero di pagine più o meno la lunghezza dei vecchi Urania. Credo che sia una buona idea leggere Xenodiversità, per l’originalità in sé della proposta e per lo sviluppo certamente un po’ grezzo, ma sicuramente interessante. La divisione in due parti, lo abbiamo detto, poteva essere meglio mitigata, ma è un po’ come leggere due scrittori diversi in un’unica proposta. Il che è abbastanza alieno e piacevolmente inquietante.

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.

è nato ad Asti il 2 aprile 1976, e vive attualmente a Torino; progettista informatico di professione, ha due figli. È stato insignito del Sigillo della Città di Asti per meriti studenteschi, e si è laureato con lode in ingegneria informatica presso il Politecnico di Torino.