Giorgio Costa. Dopo aver letto la recensione a dir poco entusiastica di Ezio Amadini per il romanzo Universum: Cronache dei pianeti ribelli, ci siamo decisamente incuriositi e abbiamo voluto conoscere meglio il suo Autore.
Dunque: su Ibs.it trovo la seguente descrizione di te: “Giorgio Costa è professore universitario, batterista rock, da sempre appassionato di fantascienza. Vive a Milano con la moglie e tre figlie. Universum (Mondadori, 2019) è il suo primo romanzo.” Segue una imponente serie di libri importanti, tra cui però un solo romanzo. Oltretutto di fantascienza! Ci racconti qualcosa di più succoso su di te?
Da 15 anni il mio lavoro principale è insegnare: prima di tutto italiano per stranieri, poi letteratura italiana contemporanea e linguistica italiana: lavoro in diverse università, tutte però per mediatori linguistici e traduttori. Il confronto con l’altro, l’apertura, il conoscere realtà diverse, aliene, rispetto alla nostra, è sempre stata una mia caratteristica. In ambito universitario sono maturati i miei studi sul rapporto tra arte e potere nel Cinquecento e così è nato, ormai più di dieci anni fa il mio primo libro, pubblicato per Bulzoni che, nel suo ambito, è stato un successo, ha valicato i confini nazionali e continentali, e numerose copie si trovano nelle principali biblioteche americane… una grande soddisfazione per me!
Riguardo alla batteria beh, è sempre stato il mio passatempo principale… ho sempre avuto una band, ho sempre suonato, e alla fine è capitato, grazie a Odoya, di scrivere un libro sui Metallica. Ripercorrere la loro biografia è stato un po’ come ripercorrere la mia.
Inoltre proprio questa settimana è uscito Il Monoscopio opaco, un mio saggio su Luciano Bianciardi, un autore che amo particolarmente e che ho avuto modo di approfondire con i miei studenti in questi anni…
ci si potrebbe chiedere che cosa lega Michelangelo, i Metallica e Bianciardi. La risposta è semplice: esplorando il passato si fa un viaggio nel tempo, e si scoprono tesori nascosti, sorprendenti, illuminanti… che sia la Firenze del Cinquecento, Los Angeles all’inizio degli anni Ottanta o la Milano del boom economico in ogni luogo si celano sorprese… e la ragione del viaggio è il viaggiare!
Beh, poi, sulle mie tre figlie non ho molto da dire. Loro, insieme a mia moglie, sono la mia ragione di vita…
Il che mi fa capire che tu abbia una certa frequentazioni delle Case Editrici: hai intenzione di continuare con i romanzi?
La frequentazione con le case editrici è per me di antica data. Il mio primo lavoro infatti è stato, appena uscito dall’università, proprio in una casa editrice. Vi ricordate i senegalesi che vendevano i libri? Ecco, quella! Le mitiche Edizioni dell’arco. Avevano uno spin-off sull’editoria scolastica, italiano per stranieri, e così è partito tutto…
Certo che ho intenzione di continuare… Universum non è finito, chi lo ha letto lo sa… se riuscirò con la vita frenetica che purtroppo siamo costretti a condurre, porterò a termine l’impresa.
Poi si vedrà… mi piacerebbe, a un certo punto della vita, sperimentarmi anche in altri ambiti.
Io amo la letteratura come forma di comunicazione, i miei genitori sono due grandi lettori e mi hanno messo in mano il Deserto dei Tartari a otto anni… quando Drogo è stato portato via, alla fine del romanzo, io mi sono messo a piangere disperato…
Per me la forma romanzo è uno dei modi migliori di esprimere le proprie emozioni che l’uomo abbia mai inventato!
Il fatto che tu abbia scelto la fantascienza si deve a cosa?
Come ti dicevo i miei sono lettori accaniti. Mio padre in particolare è un fanatico di fantascienza… tra i miei primi libri ci sono i grandi classici del genere… è un po’ nel mio DNA… poi quando sono cresciuto ho sperimentato i generi più diversi… ma quelle prime letture: Brown, Bradbury, Simac, Asimov, Herbert, DIck e tanti altri mi sono rimaste nel cuore
Ti è successo di leggere altri autori italiani di fantascienza e quali?
Come ti dicevo, poi, nel corso della vita, mi sono un po’ allontanato dal genere e mi sono divorato veramente tanti tanti libri. Poi io sono un caso forse un po’ strano perché i miei preferiti possono essere testi altamente complessi e, se così si può dire, autoriali, così come prodotti pop e in qualche modo bassi… non ho preclusioni… la mia bussola sono io con la mia sensibilità… comunque, per rispondere alla tua domanda, a me piace molto come scrive Evangelisti che è un mio idolo, o Tullio Avoledo; recentemente ho scoperto Abel Montero, un ragazzo che fa tutto da solo e la cosa mi ha molto affascinato; i miei amici Gungui e Patrignani e poi ovviamente Amandini: sto leggendo in questi giorni Dies Irae… che bomba!
Personalmente io sono abbastanza critico nei confronti dello stile italiano di fantascienza attuale. Dove, come dice l’amico Ezio Amadini che ha recensito il tuo Universum: “si possono osservare grandi sforzi letterari – realizzati con opere quasi prive di una trama – rivolti più all’analisi sociale, antropologica e all’esternazione filosofica, che al desiderio di raccontare una storia capace di far sognare e di sorprendere il lettore.” Tu che dici?
Ma dunque, uno dei motivi per cui io ho scelto un’ambientazione fantastica è proprio perché mi proponevo di intrattenere il lettore in un viaggio fuori dal suo mondo ordinario… mi sono rifatto a modelli tra i più disparati che però per me sono stati importantissimi, ad esempio Salgari, o Mellville, o London, o Stevenson o il Poe del Gordon Pym… poi io non ho alcuna preclusione per soluzioni più stilisticamente ardite, semplicemente nel mio caso ho cercato di tararmi su uno stile che in qualche modo comprendesse il letterario ma fosse chiaro, d’impatto, visivo.
Di fronte a un libro come quello descritto da Ezio, tu credi di saperlo giudicare piacevole, o comunque leggibile? Cerco di essere più chiaro: credi che sia interessante cercare invece degli esperimenti linguistici?
Penso che se una persona si cimenta con uno stile altamente personale anche nelle scelte linguistiche e formali, sicuramente avrà più difficoltà a trovare un equilibrio soddisfacente; detto questo ci sono due considerazioni da fare per me: la prima è che il gusto è una cosa personale e dunque se un messaggio particolarmente complesso e più o meno volutamente oscuro incontra i gusti del lettore (i miei o quelli di altri) ben venga; in secondo luogo, e questo riguarda me, io ho scelto uno stile che si concentrasse sulla sua capacità plastica, di mostrare, e in questo sono stato aiutato da Francesco Gungui che, mentre mi faceva da editor, mi ha fatto veramente una scuola di scrittura creativa.
Ti piacciono i film di fantascienza?
Molto… ti cito solo le ultime due cose che mi sono piaciute molto e sono due serie: the Expanse e Dark.
Puoi dirmi alcuni titoli di opere di fantascienza che ti sono congegnali. O magari quali autori ti sembrano più vicini alla tua sensibilità.
Ultimamente ho lette Ann Leckie e mi è piaciuta tantissimo…
Il mondo della fantascienza italiana, come abbiamo visto, è molto litigioso. Tu credi di capirne il motivo?
Riesco a fare un paragone con le scene musicali di cui ho certamente fatto più parte. Negli anni Novanta il mondo del metal in Italia era popolato da un numero quantitativamente tutto sommato basso di appassionati ma che facevano un gran casino: c’erano liti, diatribe tra band ecc… penso che in qualche modo sia normale… riguardo al mondo della fantascienza italiana penso di essere un po’ un outsider, non conosco molto bene le persone che lo animano… magari nei prossimi anni avrò modo di entrarci un po’ di più e ti saprò dire…
Puoi raccontarci un po’ dei tuoi progetti futuri?
Ne ho molti: per prima cosa mi piacerebbe riuscire a completare il mio piano per Universum, a completarlo come ho in mente. Vorrei affinare i miei strumenti di rappresentazione, di figurazione… vorrei riuscire a rendere l’impianto spirituale- religioso, la mia concezione del Cosmo, che sta dietro al libro, continuando a intrattenere, a divertire…
Per ora penso di aver iniziato con il piede giusto… ma vediamo come si prosegue… del resto, si vivono molte vite e non bisogna mai precludersi novità, anche impreviste!
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.