Andrea Di Sabatino ha un modo molto originale per scrivere di fantascienza e per farsi conoscere: usa massicciamente i social!
Mi manda qualche suo racconto e scopro che sono tutti lunghi meno di una pagina!
Gli rispondo: “Ho dato un’occhiata ai piccoli racconti che mi hai mandato: hanno un che di misterioso, lo devo ammettere, ma devo anche affermare che non hanno per lo più una storia identificabile. Per lo meno non facilmente.”
E lui ne conviene: “Hai ragione. Nelle miei racconti brevi la storia non è immediatamente identificabile, ma soggiace alla narrazione. Questo per due motivi: il primo è che mi diletto a scrivere non lasciando tutto all’ovvio, ma sollecitando la curiosità e la creatività del lettore; il secondo è che inizialmente li stavo pubblicando anche su Istagram, dove la didascalia delle foto non può superare i 2000 caratteri. Questo mi ha necessariamente indotto a essere essenziale.”
Scopro dunque che Andrea utilizza con grande frequenza per lo meno due profili: uno su Facebook e uno su Instagram. Lo stile è decisamente nuovo: micro racconti, qualcuno a piccole puntate, immagini, fantasia.
Quello che segue è uno dei suoi piccolissimi racconti.

F.G.

 

«Secondo te perché abbiamo oltrepassato il confine sicuro?», chiese il soldato Lawson al suo amico.

«Forse per fare un po’ di shopping fra le rovine del Majestic per la moglie del comandante», rispose Coleman con un ghigno sarcastico mentre guardava fuori dai vetri della navetta il vecchio negozio abbandonato.

«Oh, certo – rispose ironicamente Lawson – Perché non ci ho pensato prima! Oggi il Majestic svuota tutto».

«Accidenti, sergente, guardi lì – scherzò ancora Coleman, indicando un cartello a pochi metro da loro – siamo atterrati in divieto di sosta».

«Smettetela, idioti! Siamo qui per un caso di Alien Sighting», rispose duramente il sottufficiale.

I due soldati ammutolirono di colpo sbarrando gli occhi e rinvigorendo la presa sui loro fucili.

«Ma non avevano lasciato la Terra dopo la nuclearizzazione globale?», riprese Lawson quasi sottovoce scrutando sospettoso fuori dagli oblò.

Una voce femminile s’intromise nella conversazione: «Questo è quello che ci hanno raccontato i nostri nonni».

Era il capitano Turner che, con atteggiamento autorevole, entrò nel vano passeggeri.

«Attenti!», ordinò il sergente.

«E ancora oggi viene fatto credere questo per assicurare serenità al genere umano – proseguì l’ufficiale – Noi siamo qui per mantenere inalterato l’equilibrio di mutua non belligeranza con i kroover».

I due militari non erano sicuri di aver capito bene, ma rimasero immobili sugli attenti con espressione seria e sguardo fisso nel vuoto.

«Sergente, li mandi in perlustrazione. E niente armi…», concluse la donna voltando le spalle.

L’uomo, con sguardo mesto, fece un cenno ai due militari a conferma dell’ordine ricevuto.

Superato un iniziale indugio, i soldati uscirono dalla navetta per il pattugliamento. Un attimo dopo, senza esitazione, il capitano diede ordine di decollare e, in pochi secondi, la navetta scomparve dietro le rovine dell’antica città distrutta.

Coleman e Lawson, rimasti a terra, si guardavano increduli l’un l’altro, con meraviglia crescente.

«Secondo te cosa voleva dire con “equilibrio di mutua non belligeranza”?», chiese Lawson.

«La domanda da farsi è un’altra, amico mio: cosa mangiano i kroover?».

 

Anche la copertina è stata scelta da Andrea Di Sabatino: “Questa copertina è l’immagine che mi ha ispirato il racconto.”

 

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è nato a Roma nel 1967. Musicista, compositore e poeta, ma anche attore e regista teatrale, è da sempre appassionato di astronomia e fantascienza. Diplomato in elettronica e informatica, lavora nel campo telematico come tecnico di rete e insegnante. Alla ricerca di risposte esistenziali, in età matura consegue la laurea in scienze religiose.