Mi avvisa Robert J. Sawyer che il suo agente letterario Sam Morgan, ha deciso di lasciare l’incarico. Il fatto è per lo meno strano, perché questo agente lo stava rappresentando da pochissime settimane.

Il precedente agente di Rob, Chris Lotts, aveva lasciato l’incarico per alcune incomprensioni e, apparentemente, perché troppo vecchio. Si vedrà alla fine che i motivi non erano affatto questi…

Ma oggi Sawyer dice: “Chris era stato il mio agente per un decennio prima di passare lui stesso i miei interessi a Sam e so che nell’ultimo periodo ha perso altri due membri del suo piccolo staff.”

Pare che anche altri autori in America soffrano di una sindrome per loro del tutto inattesa: il Grande Abbandono degli Editori.

Di questo parla anche Nathan Bransford, autore tra l’altro del manuale di successo, Come scrivere un romanzo, che è di riferimento per molti scrittori professionisti e no.

Il Grande Abbandono. Gli editori scricchiolano sopraffatti da un guadagno cronicamente basso, quando invece vorrebbero una continua espansione. E fanno investimenti insufficienti in infrastrutture di supporto, come per esempio con la sezione dei contratti … ebbene sì, tutto questo sta succedendo dopo anni di abbondanza. Ciò rende di conseguenza più difficile per i giovani agenti far leggere i loro libri alle case editrici e competere in un ecosistema sempre più del tipo “chi vince prende tutto,” in cui i bestseller sono più grandi che mai e tutti gli altri combattono per gli scarti. E in America, inoltre, bisogna considerare un ambiente spesso tossico per i dipendenti di colore.

Se ne parla anche su Publisher Lunch, in una nota di Erin Somers:

Le molteplici dimissioni dai dipartimenti editoriali di grandi case editrici hanno causato una vera e propria resa dei conti venerdì scorso [11 marzo 2022]. Quattro redattori, Angeline Rodriguez e Hillary Sames di OrbitErin Siu di Macmillan Children’s, e Molly McGhee di Tor hanno annunciato le loro dimissioni […] Lo scambio online ha portato allo scoperto le frustrazioni per l’aumento del carico di lavoro, esaurimenti nervosi e cambiamenti dovuti alla pandemia. Sentimenti che si intensificano quando i grandi editori riportano vendite e guadagni record, anche se più persone riportano su Twitter che i loro datori di lavoro non reinvestono quei proventi in personale, sistemi e aumenti di stipendio.

Pare dunque non si tratti di una crisi delle Case Editrici, ma allora di cosa? Soprattutto pare non esserci nulla di simile alla crisi editoriale italiana.

La stessa Erin Somers continua spiegando ciò che a suo avviso ha originato il dibattito e a noi sembrano invero giustificazioni molto secondarie:

Al centro della discussione c’era la lettera di dimissioni che McGhee aveva pubblicato su Twitter: dopo dieci anni come assistente, aveva richiesto una promozione perché una sua acquisizione aveva debuttato al numero 3 nella lista dei best seller del New York Times. Nella lettera McGhee riporta che secondo loro avrebbe avuto bisogno di “più esperienza” prima di essere promossa e non doveva aspettarsi di essere sollevata dai doveri amministrativi “prima dei prossimi cinque anni”.

Tutto questo è abbastanza triste, ma ovviamente l’abbandono degli editori è qualcosa di molto più profondo.

Se la cosa è iniziata a marzo, come pensa Nathan Bransford, a giugno anche gli americani hanno decisamente un problema di come vivere scrivendo. Da quel che sembrerebbe, peggio facendo fantascienza.

Secondo gli scrittori americani, però, in genere non si tratterebbe di una pericolosa discesa verso un critico abbandono da parte degli Editori. Molti pensano sia stata colpa della pandemia, come scrive da Los Angeles Meredith Maran:

Due anni fa, la pandemia ha messo in pausa la vita come la conoscevamo e molti Angeleros hanno iniziato a prendersi cura dei propri cari malati, dei bambini bloccati a casa e si sono dedicati a fare il lievito madre. Gli scrittori di Los Angeles hanno però dovuto occuparsi anche delle loro carriere ostacolate dalle librerie chiuse, dalle date di pubblicazione rinviate e dai tour di libri cancellati.

Rober J. Sawyer la pensa certamente in altro modo.

Aveva in ballo diverse grane da appianare, tra cui bloccare dei diritti che non aveva concesso e che grandi case editrici semplicemente si erano presi senza dir niente. Sono compiti svolti per solito dagli agenti.

Nel suo rammarico per aver perduto il suo agente, Rob conclude:

È tutta una enorme schifezza. Sam [Morgan] aveva fatto la presentazione di Domestic Us a Audible – e non abbiamo ancora avuto una risposta. Aveva ottenuto che Tor rimuovesse le loro edizioni di ebook non autorizzate di FlashForward e Calculating God, ma non aveva ottenuto i documenti che attestassero la loro rinuncia a rivendicare i diritti sugli ebook […] Stava anche perseguendo, la reversione dei diritti su altri titoli di Ace e Penguin Random House Canada senza riuscire ad avere alcuna garanzia. In altre parole, si sta lasciando alle spalle un bel casino. Sono sbalordito.

Proprio, ieri, appena in tempo per essere pubblicato in questo articolo, Robert J. Sawyer fa sapere della lettera che il suo primo agente, Chris Lotts, gli ha mandato a proposito dell’abbandono di Sam Morgan. Apparentemente, anche questo esperto agente letterario (Chris Lotts) imputa i problemi in America al post pandemia:

La tua sorpresa è appena, appena superiore alla mia! Il quadro occupazionale nell’industria editoriale post-Covid è terreno assai franoso. Naturalmente, tutti hanno lottato in questi ultimi due anni, indipendentemente dal settore, ma penso che sia stato particolarmente difficile sotto molti punti di vista per gli agenti letterari, che infatti, guadagnano solo se vendono.

Sam aveva dei clienti molto forti, ma alche tanti altri che non progredivano granché. Negli ultimi sei mesi ho provato a sostenere il suo reddito operando qui in agenzia in modo più esteso ed è per questo che ho condiviso con lui alcuni dei miei clienti forti, come te per esempio: pensavo che sarebbe stato di beneficio per tutti e due. Ma come tanti altri che hanno cambiato la carriera dopo (?) la pandemia, Sam mi dice che non ne se la sentiva più. Fare l’agente è un impegno personale e richiede molta tenacia.

Sam è un ragazzo dolce e con molto un buon gusto, ma non riusciva a gestire l’alto numero di rifiuti degli ultimi tempi. Mi dispiace vederlo andar via, anche se dopo tutto quello che io ho fatto per lui non mi ha dato nemmeno un preavviso e, come nel tuo caso, non ha gestito granché bene la sua partenza.

La mia nuova persona per i diritti letterari […] comincia da me solo oggi. Nei prossimi mesi inizierò a prendere in considerazione l’idea di trovare un sostituto a Sam. Ma tu sei sempre nei miei pensieri… a meno che entrambi non si voglia fare diversamente. Dipende dalla persona che adesso ho in mente, dalle sue capacità e naturalmente dalla tua soddisfazione.

Rob dice che non sa davvero come rispondere e, per adesso, pare non l’abbia fatto!

Speriamo bene.

Se anche in America la fantascienza dovesse segnare il passo, dovremmo forse fare qualche altro mestiere.

Anche come gestori di blog!

 

Copertina tratta da un articolo di Diacritica.

Website | + posts

nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.