Roberto Morassi è un appassionato di fantascienza, forse più noto come Enigmista col nome di Cartesio. Questo racconto è tratto da una serie di brevi novelle di fantasia, raccolte in libro che si intitola Storie (non) di tutti i giorni. Il disegno della nostra copertina è di Giuseppe Festino.
Lo trovò una mattina sui gradini del tempio di Osiride. Era un oggetto azzurro scolpito, delle dimensioni di un uovo; a prima vista pareva una delle tante riproduzioni di Kephren, lo scarabeo sacro, ma a ben osservarlo aveva qualcosa di strano. Per esempio, aveva otto zampe e non sei, e la testa era più grossa e con una forma anormale. Inoltre era semitrasparente e di colore cangiante, diverso dalle solite pietre verdi-azzurre. Tethmos lo accarezzò, era bellissimo, dava una piacevole sensazione di calore: ne avrebbe fatto dono a Hanopsis, decise.
Tethmos era uno dei servi di Hanopsis, la figlia del Faraone. Ne era segretamente innamorato, ma non osava dichiararsi: il Faraone gli avrebbe fatto tagliare la testa! La bella Hanopsis accettò il regalo con un sorriso, e lo mise nella sua camera da letto, sul tavolo da toilette. Tethmos era al settimo cielo, la Divina gli aveva sorriso, forse aveva capito qualcosa… “Anche se non è così, pazienza. – pensò – Mi basta averla fatta felice.”
Quella sera, Hanopsis guardava con curiosità lo scarabeo. Al buio era luminescente, e brillava di minuscole luci pulsanti. Era la prima volta che vedeva una cosa del genere. Improvvisamente avvertì una strana sensazione di freddo, come un soffio di vento gelido; le luci dello scarabeo brillarono più forte, cambiarono di colore, poi tornarono normali. Ma ora la stanza era vuota.
La scomparsa misteriosa di Hanopsis gettò la Corte nella costernazione. Il Faraone, affranto, la fece cercare dappertutto, perfino nella città vicine, ma senza esito: come se si fosse dissolta nel nulla. Tethmos non si dava pace. “Forse è colpa di quello scarabeo” pensò. “Meglio portarlo via, non vorrei che mi accusassero di qualcosa”. Così, di nascosto, lo riprese dalla camera di Hanopsis e se lo portò a casa.
Il padre di Tethmos osservò lo scarabeo, perplesso. “O questo, dove l’avrà trovato? Bello, però… fatti così, non ne avevo mai visti. Guarda come brilla…”. Un brivido freddo lo colse, inaspettato, fece per chiamare aiuto ma gli uscì solo un suono strozzato. Tethmos accorse dall’altra stanza: “Papà! Che hai fatto? Dove sei?”. Cercò inutilmente in tutta la casa. Disperato, raccolse da terra lo scarabeo azzurro: “È colpa tua, lo so… è tutta colpa tua!” gridò. “Maledetto il giorno che ti ho trovato!”. Poi lo scagliò con forza fuori dalla finestra.
Ahmetep e Nephrox, i mercanti di spezie, quel giorno esitavano ad entrare in città. “Sarà meglio tornare il mese prossimo” disse Ahmetep. “Hai saputo anche tu di quei fenomeni? Persone che scompaiono… nessuno ha saputo dare una spiegazione.” “Sì, ho sentito” fece Nephrox. “Persino la figlia del Faraone. Io credo che gli Dei siano adirati, per qualche motivo che non sappiamo. Hai ragione tu, per ora è meglio stare alla larga”. Risalirono sui cammelli e si diressero verso sud, ma prima Nephrox aveva trovato qualcosa in terra: lo rigirò fra le mani, era azzurro, ben levigato ed emanava un leggero calore. Ad un tratto si sentì stringere da una fitta di gelo, si portò le mani al petto rantolando… “Che ti succede?” esclamò Ahmetep, voltandosi.
Sul cammello non c’era nessuno. Tutt’intorno, le sabbie del deserto si stendevano fino all’orizzonte.
[singlepic id=30 w=200 h=200 float=left]”Allora, ragazzi, che ne dite di questa vacanza in Egitto?” chiese, allegro, l’ingegner Filippi. “Valeva la pena, no?”. Tutti batterono le mani. “È stato un bel viaggio, papà. Io però non ho capito una cosa: la guida ha detto che quattromila anni fa vivevano qui gli antichi Egizi, i Faraoni… ma ci sono solo dei pezzi di muro, statue, qualche colonna… ” Lui sorrise. “Non sei stato molto attento! Qui una volta c’erano case e palazzi, poi con il tempo tutto è caduto in rovina, il sole e il vento hanno ridotto la pietra in polvere ed è rimasta solo sabbia, oltre a quei resti che vedete. Quelle, per esempio, erano le fondamenta del palazzo del Faraone: ci pensate, come doveva esser grande?”. La bimba più piccola stava correndo verso di lui. “Cos’hai in mano, Camilla? Fa’ vedere…” “Guarda come è bello, papà! Era sotto la sabbia, posso tenerlo?”. Esaminò l’oggetto con attenzione: “È uno scarabeo sacro di pietra azzurra lavorata, era il simbolo di Amon-Ra, il Dio del Sole. Sembra molto antico, non credo che possiamo portarlo via: questi oggetti vanno consegnati alla Polizia, appartengono allo Stato e li devono conservare nel Museo.” “Dai, papaaà…” insisteva Camilla. “L’ho trovato io, mi piace tanto… ” “E va bene. Lo nascondiamo in fondo alla valigia, speriamo che non se ne accorgano.”
Lo scarabeo azzurro faceva bella mostra di sé in casa Filippi, sullo scaffale che conservava i ricordi di tanti viaggi in Paesi lontani. L’ingegnere lo stava descrivendo al suo ospite. “Lo ha trovato Camilla in Egitto, sepolto nella sabbia. È sicuramente antico: guarda qui che lavorazione, quelli che fanno ora sono molto più rozzi. E poi luccica, come se avesse delle luci dentro… “. Una ventata fredda lo fece voltare. “Ehi, qualcuno ha acceso il condizionatore?”
Nessuno gli rispose, e comunque non avrebbe potuto sentirlo. L’ingegner Filippi e il suo ospite erano scomparsi.
(NOTA: quella che segue è la cronaca dell’episodio avvenuto sul quarto pianeta oscuro della stella nota da noi come Alpha Centauri, nel tempo equivalente all’anno terrestre 2010 dC. Abbiamo cercato di trascrivere con i nostri caratteri i nomi in lingua Xanqll, i cui suoni sono del tutto diversi da quelli che udiamo sulla Terra. Anche per le unità di misura e i valori numerici viene data la conversione nel nostro sistema metrico decimale)
L’Ispettore Supremo Krgloxs, inviato del Gran Consiglio degli Xanqll, fu annunciato nella Centrale di Controllo dell’Istituto Scientifico Interstellare. “Benvenuto a te, Ispettore Supremo” lo accolse il Primo Scienziato Vlzydr, sfiorandone i tentacoli nel Saluto Rituale di Accoglienza. “Sei qui per l’ispezione periodica?” “Sì, Primo Scienziato. Il Gran Consiglio mi ha incaricato di ricevere i risultati del quindicesimo Ciclo di Biogenesi, ed ho pieni poteri per autorizzare la conclusione del Ciclo in base alla vostra relazione”. Il Primo Scienziato sfiorò leggermente con i suoi cinque tentacoli le luci del pannello di controllo. Uno schermo luminoso comparve sulla parete, mostrando la debole immagine sfuocata di una piccola sfera. Poi cominciò la sua relazione.
“Come saprai, Ispettore Supremo, i Cicli di Biogenesi furono autorizzati 3745580 zprgxen fa (* circa 12 miliardi di anni terrestri), per sperimentare lo sviluppo di nuove forme di vita nell’Universo. I pianeti selezionati offrivano le condizioni ambientali più favorevoli all’attecchimento delle protocellule, che furono disseminate su ciascuno di essi allo stesso modo e nella stessa quantità. L’ipotesi era che, in qualche caso, le protocellule potessero evolversi in forme di vita dotate di “intelligenza”. Naturalmente era solo un esperimento scientifico: l’evoluzione non avrebbe comunque superato un livello embrionale, ben lontano da quello della civiltà Xanqll che, come sappiamo, è unico e irripetibile.” Krgloxs lo ascoltava un po’ annoiato, sapeva a memoria tutta la storia, ma il Primo Scienziato era così fiero del suo progetto che ogni volta lo raccontava dall’inizio… perché mortificarlo? Vlzydr proseguì:
“Purtroppo, i primi quattordici Cicli non hanno dato gli esiti sperati. In ciascun pianeta, lo sviluppo cellulare si è realizzato in maniera diversa: in alcuni casi è abortito, negli altri si è fermato ad organismi troppo elementari per essere presi in considerazione. Il quindicesimo Ciclo, invece, è risultato più interessante”. Krgloxs si fece attento: questa era la parte che ancora non conosceva, e pareva promettere delle sorprese…
“Il pianeta è quello che vedi sullo schermo. È il terzo di un gruppo di nove, in orbita attorno ad una stella a 81855 fszjhd da qui (* circa 4.5 anni luce). Lo abbiamo inseminato 758007 zmdraxx fa (* circa 3.5 miliardi di anni terrestri), e in breve tempo si sono sviluppate numerose forme di vita, molte delle quali si sono estinte; altre, invece, hanno raggiunto un grado di evoluzione che va oltre il semplice stadio vegetativo. Ci è parso opportuno monitorarle più da vicino e, se possibile, raccogliere degli esemplari per i nostri esperimenti. Il modo più semplice era quello di portare sul posto un Ricognitore M5DZY3: gli fu data una forma simile ad un oggetto di uso comune a quell’epoca, in modo che quegli organismi non avessero sospetti”. Sfiorò alcuni bottoni, davanti a lui si materializzò la proiezione olografica di un oggetto ovoidale, di colore azzurro. “Lo depositammo sul pianeta 743 drwjjl fa (* circa 4000 anni terrestri), e in tal modo abbiamo potuto osservare da vicino lo sviluppo e il comportamento di quegli esseri viventi, nel corso di diversi drwjjl. Abbiamo anche effettuato il teletrasporto dei campioni, ricreando qui un’atmosfera simile a quella del loro pianeta”. Un gesto dei tentacoli, e su un altro schermo apparve l’interno di una cella con una decina di esseri pallidi e magri, completamente nudi. Alcuni giacevano immobili, altri si trascinavano per terra, con fievoli lamenti. “Immagino che li avrete analizzati a fondo” osservò l’Ispettore Supremo. “Naturalmente. Ne abbiamo bloccato l’invecchiamento, per studiarne l’anatomia, la fisiologia, il meccanismo riproduttivo. Alcuni sono stati dissezionati per osservarne la struttura interna, su altri abbiamo condotto dei test di intelligenza. E si è raggiunto un parere unanime”.
Qualche secondo di silenzio, poi il Primo Scienziato espose le conclusioni: “La Commissione Scientifica, dopo approfondita discussione, ritiene che il quindicesimo Ciclo di Biogenesi sia da considerarsi fallito. Le forme di vita ottenute dall’esperimento, seppure più avanzate rispetto ai Cicli precedenti, non hanno ancora caratteristiche tali da poter essere considerate specie intelligenti”.
Krgloxs ne prese atto. “Devo quindi disporre che anche questo Ciclo venga archiviato con esito negativo, come i precedenti?” “No” rispose il Primo Scienziato. “C’è la possibilità, seppure remota, che questi esseri possano ulteriormente evolversi in maniera aberrante o disordinata, pericolosa per l’equilibrio generale dell’Universo. Anche se potremmo comunque tenerli sotto controllo, la Commissione Scientifica suggerisce la bonifica completa dell’area sperimentale”. L’Ispettore Supremo, con una vibrazione prolungata dell’enorme corpo gelatinoso, dette l’assenso all’interruzione dell’esperimento. “Immagino che eliminerete ogni forma di vita” osservò. “Si può fare” disse Vlzydr. “Ma c’è un sistema più immediato: il Ricognitore M5DZY3 si trova ancora sul pianeta, ed è carico di un’energia sufficiente a provocarne la disintegrazione totale. Basta inviare un comando, e verrà liberata tutta insieme”. “Bene. Si proceda!” ordinò Krgloxs. Il Primo Scienziato sfiorò una serie di bottoni all’estremità del pannello. L’immagine del pianeta sullo schermo si trasformò in un lampo abbagliante che durò alcuni secondi, poi si affievolì lentamente. Il pianeta era scomparso.
“A nome del Consiglio Supremo degli Xanqll mi complimento con voi per l’ottimo lavoro, Primo Scienziato. E vi porgo gli auguri per uno svolgimento favorevole del sedicesimo Ciclo”. Krgloxs prese congedo da Vlzydr, i loro tentacoli si sfiorarono ancora una volta per il Saluto Rituale di Commiato.
Enigmista tra i più accreditati e soprattutto chimico di valore, oggi in pensione. Ama scrivere e qualcosa di suo è arrivato fino a noi.
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