Mi è capitato di leggere uno strano romanzo di fantascienza. L’autore è Alberto Brandi. Il titolo Terra ancestrale. Il sottotitolo La memoria del sangue. Il lungo romanzo si presenta come il primo volume di una saga, pubblicato nel 2024.
Confesso che a poco più di metà volume stavo per chiudere, ma un dubbio mi ha invitato a continuare e ho ultimato la lettura.
Perché volevo smettere?
Volevo smettere perché, pur essendo in grado di leggere opere di finzione in cui l’autore incide nel lettore uno spaesamento spesso totale, poi assorbito dalla stessa tecnica narrativa per cui, continuando a leggere, il quadro si fa chiaro, qui non trovavo il filo che cogliesse i frammenti e desse un’unitarietà di comprensione.
Ora ho questa unità di comprensione, grazie anche alla scelta dell’autore di inserire una serie di appendici in cui viene colto il senso del quadro totale, parti che però avrei messo all’inizio con qualche opportuna modifica per dare più spazio di intervento al lettore. È anche vero che nel corso del romanzo ci sono comunque inserti che aiutano a desumere il contesto.
Lo dico perché ho preferito leggere con ingenuità e iniziare dall’inizio; temevo, dopo lo sguardo periferico al volume prima di cominciare a leggere, che le appendici dessero anteprime della trama.
A ogni modo, conclusa la lettura la storia spicca e, sebbene il finale sia oscuro, il quadro si fa potente.
Che fosse un romanzo controcorrente, o che aspirasse a essere tale, già mi era entrata l’idea quando ho visto l’editore: Passaggio al bosco.
Di passaggio al bosco (non l’editore, ma il concetto) ne abbiamo sentito parlare più volte negli scorsi anni, quando ci siamo trovati di fronte alla scelta di dover “liberamente” firmare un consenso, oppure, in caso contrario, perdere il lavoro. A conti fatti e, con lo sguardo del dopo, la seconda scelta era la vincente, cioè passare al bosco.
In ogni caso, di passaggio al bosco, ne parlò Ernst Jünger nel Trattato del Ribelle, edito nel 1951, di cui riporto una breve citazione. Lo stile di Jünger è preciso, conciso, limpido. È facile leggerlo:
“Il luogo della libertà è ben diverso dalla semplice opposizione, e non si trova neppure mediante la fuga. Noi a questo luogo abbiamo dato il nome di bosco. Qui sono a disposizione mezzi diversi oltre al semplice «no» da scrivere in una determinata casella. Siamo certo costretti a riconoscere che forse allo stato attuale delle cose soltanto una persona su cento è in grado di imboccare la via del bosco, ma qui non è questione di proporzioni numeriche. Quando il teatro va a fuoco, bastano una mente lucida e un cuore impavido per arginare il panico dei mille che si abbandonano a un terrore bestiale e rischiano la morte per soffocamento uno sopra l’altro.”.
Ma torniamo a Terra ancestrale, al canovaccio complesso e introduttivo alla saga che emerge, dove politica, scienza, tecnologia, religione, misticismo, mito e militarizzazione ne sono i fulcri.
Nel 2061 viene fondato ufficialmente lo Stato delle Nazioni, il cui governo è sulla Terra e che “abbraccia le cosiddette ‘Colonie Interne’, Luna e Marte, e le ‘Colonie Esterne’, ovvero tutti gli avamposti umani che si estendono oltre i pianeti interni, in particolare sulle lune di Giove e Saturno”.
Lo Stato delle Nazioni ha un complesso esercito fatto di eserciti nazionali, una sua armata sovranazionale e alcune formazioni paramilitari. A minacciarlo esiste una fitta rete di organizzazioni insurrezionaliste e criminali. La trama racconta principalmente la lotta di difesa e contrattacco da parte dello Stato delle Nazioni nei confronti delle organizzazioni dissidenti o mafiose.
A fornire un inatteso baricentro a queste sconvolgenti lotte sopravviene una scoperta che rivoluziona la prospettiva umana: nel 2157, mentre l’incrociatore Alcazar si trova in ricognizione a milioni di chilometri da Saturno, trova quella che a posteriori verrà chiamata SIST-1, una misteriosa mega struttura di origine aliena.
Incuriosita e a fronte dell’oscuro finale, attendo senz’altro di leggere il proseguimento della saga.
Il romanzo è ben scritto, accuratamente revisionato, forte di una grande competenza in tecniche militari. La sferzante prefazione è di Francesco Perizzolo, studioso di esoterismo, tradizionalismo, filosofie e religioni orientali, nonché autore di Rune: sacro e identità (Passaggio al bosco, 2021).
Il volume è corredato da immagini b/n a tutta pagina e dai loghi della varie organizzazioni; soprattutto questi ultimi sono molto ben congegnati. Ho trovato la copertina, invece, per nulla adatta: stile e soggetti non sanno esaltare il contenuto. Esiste, inoltre, un disco di accompagnamento con musiche originali.
L’autore, Alberto Brandi, è nato a Napoli nel 1976. Laureato in Filosofia, ha conseguito il dottorato con una tesi su filosofia, esoterismo e società segrete nel tardo Rinascimento. Nel 2008 ha pubblicato La via oscura (Atanor). In seguito i suoi studi si sono incentrati su archetipi religiosi indoeuropei, nel particolare sulla trasmissione di temi vedici e tantrici all’interno della spiritualità europea antica.
Uno dei suoi ultimi lavori compare in Miti nordici, Dèi e tradizioni dell’Europa settentrionale (Diarkos, 2023), saggio a cura dell’antropologo e studioso Marco Maculotti e con i contributi di Andrea Anselmo, Fabrizio Bandini, Alessandro Bonfanti e Alberto Brandi.
È comasca. Vive un po' a Como, un po' in Svizzera. Collabora ad alcune riviste, sia cartacee che digitali. Ha pubblicato un racconto di genere fantastico con Edizioni Dell’Angelo; il romanzo dagli spunti fantascientifici “Mondotempo” (Watson Edizioni, collana Andromeda). Ha partecipato a varie antologie di autori vari con racconti o saggi. Finalista a vari premi, tra cui Premio Urania nel 2024.
Da come lo descrivi sembra un volume curato nei dettagli, ma metto un enorme punto interrogativo sulla copertina, che quasi sempre è protagonista del primo approccio con un nuovo potenziale lettore!
Sì, infatti l’ho fatto notare nel testo. Lo stesso autore mi ha rivelato, a posteriori, che più di un lettore ha dato un parere negativo.
Concordo con te che la veste grafica sia importante.
Mah, a volte bisogna saper andare oltre. Questo è uno di quei casi.