La neve sul Colosseo

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Fiorenza entrò raggiante nella guardiola di Leandro. Teneva in mano una graziosa scatolina di legno intarsiato.

«Buongiorno, Leandro! L’ho ritrovata».

«Ma cos’è?», chiese il portinaio alieno incuriosito.

«La scatola dei ricordi, dove da ragazzina custodivo gelosamente i piccoli oggetti importanti. Vuoi vederla?».

Leandro fece cenno di sì, scuotendo su e giù i riporti ondulati.

La trentenne sollevò il coperchio della scatola. Il portinaio intravide all’interno il primo dentino caduto, un tappo di spumante, un fermaglio per capelli a forma di delfino, degli spessi occhiali irrimediabilmente rotti e una piccola palla di vetro. La ragazza la capovolse, e la neve cadde copiosa sul Colosseo.

«Quanti ricordi – sospirò -. Questa la comprai in gita scolastica con Atanasio, il mio primo grande amore».

«Cosa c’è lì sotto?», chiese l’acuto osservatore extraterrestre.

«Oh, guarda, non me ne ricordavo più!». Fiorenza mostrò a Leandro un vecchio biglietto dell’autobus, strappato in quattro parti, rimesso insieme con lo scotch e con una data scritta a mano al posto dell’obliterazione: “2 maggio 2000”. Sorrise divertita: «Ero davvero particolare da ragazzina, Leandro! Esagerata, eccessiva, poco elastica. Sono proprio cambiata».

Fiorenza non diede altre spiegazioni, ripose il biglietto nella scatola e se ne andò salutando allegramente.

E adesso? Leandro e Gedeone, il suo gatto alieno che aveva assistito alla scena, morivano dalla curiosità di scoprire cosa fosse accaduto il 2 maggio 2000.

Non c’era altra soluzione: dovevano fare una capatina con la cyclette tempo-cinetica fino a quel giorno evidentemente così importante.

Il portinaio trasportò il marchingegno temporale nel seminterrato. Non voleva certo comparire all’improvviso nel salotto della famiglia che abitava nel suo appartamento 15 anni prima!

Fu una pedalata veloce, seguita da una passeggiata fino alla fermata dell’autobus di fronte al vecchio liceo di Fiorenza, giusto in tempo per vederla uscire con le amiche dal cortile della scuola e correre verso il mezzo arancione, straripante di studenti.

Leandro riuscì a salire insieme a lei, tenendo Gedeone nascosto nel giubbotto.

Fiorenza si affannava preoccupata, cercando a tutti i costi di raggiungere l’obliteratrice. Dopo 5 fermate, scese davanti a casa, con il biglietto intonso in mano. Lo guardò per un secondo e poi lo strappò in quattro. «Ma cosa fai? Era ancora buono!», si meravigliò un’amica che l’aveva tenuta sottobraccio per tutto il tempo. «Mi sembra giusto così – rispose la ragazzina -. Ho usufruito della corsa. Quindi non posso usare di nuovo questo biglietto!».

Di fronte alla compagna sbalordita, Fiorenza stava per gettare i quattro pezzetti di carta in un cestino. Poi ci ripensò. Spiegò all’altra che avrebbe conservato quel cimelio per tutta la vita, per ricordarsi di essere onesta. Avrebbe per sempre rammentato quel martedì 2 maggio 2000, sant’Atanasio, onomastico del suo professore di Filosofia, amore segreto e impossibile. L’affascinante intellettuale distratto era ancora bloccato a casa con una gamba ingessata, dopo che era scivolato rovinosamente al Colosseo in gita scolastica. Pensandoci, Fiorenza sospirò, riconoscendo fra sé e sé di essere stata molto fortunata a riuscire furtivamente ad impossessarsi degli occhiali frantumati del suo Atanasio. Li teneva nascosti nella sua scatola intarsiata.


«Tutto qui? – commentò Gedeone – Vuoi dirmi che abbiamo saltato il pranzo per scoprire che Fiorenza è un’estremista dell’onestà?».

Leandro era commosso, i lucciconi gli facevano brillare gli occhi: «Gattaccio insensibile! Abbiamo assistito ad una scena esemplare. Peccato che Fiorenza sia cambiata. Doveva conservarsi così com’era! Retta e incorruttibile».

«Oh, ma non è cambiata affatto! – commentò con aria scocciata Gedeone – Lo crede lei, ma io non ne sono convinto. Andiamo, ché ho fame».

I due tornarono a passo svelto verso il seminterrato, balzarono in sella e cominciarono a pedalare. In quel momento un bullone della cyclette cedette, i pedali si misero a roteare velocissimi. Quando Leandro e Gedeone riuscirono a fermarli era il 13 marzo 2045, san Leandro.

L’attenzione dei due alieni fu attirata da un cigolio di freni d’autobus. Si arrampicarono su una pila di scatoloni e sbirciarono dalla finestrella in alto. Videro una sessantenne in gran forma scendere dal mezzo pubblico tutta scompigliata dalla calca. Era Fiorenza! In mano teneva il biglietto che non era riuscita ad obliterare. Senza pensarci su, prese il portafoglio e ce lo infilò velocemente.

Leandro scosse la testa deluso: la ragazzina emblema dell’onestà era diventata una donna qualsiasi.

Fu allora che Fiorenza mosse due passi, si fermò pensierosa per un secondo, poi recuperò il biglietto, lo fece in mille pezzi e li lasciò piovere dall’alto in un cestino, come una nevicata dentro il Colosseo. E scoppiò a ridere.

Competenze

Postato il

7 Aprile 2016

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