Quella mattina, il portinaio Leandro chiamò l’ascensore per scendere dal settimo piano e prendere servizio in guardiola. Ma quando le porte scorrevoli si aprirono, gli comparvero la maestra del secondo piano e l’ingegnere del quinto, intrecciati in un groviglio di effusioni.
Il portinaio rimase immobile e l’ascensore ripartì.
Mentre scendeva a piedi, si riprendeva dallo stupore e ripensava alla sera precedente, quando l’ascensore s’era aperto davanti a lui e gli era comparsa la figlia del vecchio professore del terzo piano, tutta vestita di rosa, appollaiata su un piede solo come un fenicottero, per cingere con una gamba i fianchi del ragioniere che lavorava al primo piano. armato di occhiali spessi, appannati non si sa se più dal bilancio consuntivo o dall’emozione per cotanto abbarbicamento femminile. I due non si erano nemmeno accorti di Leandro, troppo presi dall’ispirazione del momento.
Fu allora che il portinaio capì: la sua missione sulla Terra era finita.
L’avevano inviato lì per trovare in altri mondi la giusta ispirazione per risolvere il problema della denatalità sul suo pianeta. Ora sapeva esattamente cosa bisognava fare.
Inviò una comunicazione ai Tre Saggi, che gli risposero poche ore dopo, sperticandosi in ringraziamenti, annunciandogli che la settimana seguente sarebbe potuto rientrare alla base e che la genialità della sua intuizione meritava l’Alta Menzione d’Onore Galattico.
Leandro era commosso ed emozionato.
La sera dopo si trovava a cena con gli amici alieni inviati nei dintorni. Ormai s’era sparsa la voce che il portinaio fosse prossimo alla partenza.
Mancava solo il dott. Dyno, l’iguana aliena, che era rimasto a casa a fare le valigie, perché aveva deciso di seguire l’amico portinaio.
Edmondo gli domandò: «Leandro, adesso puoi dircelo: qual è il segreto per ripopolare il nostro pianeta?».
«Molto semplice – rispose con aria modesta il portinaio extraterrestre -, bisogna eliminare tutti gli impianti di teletrasporto condominiali e installare degli ascensori angusti, poco illuminati e molto lenti. Pensateci: i nostri guai cominciarono proprio quando il teletrasporto domestico sostituì questi fantastici abitacoli elevatori così intimi e adatti ad avviare i rituali di accoppiamento. Credetemi: se gli umani non si sono ancora estinti, è tutto merito degli ascensori»