Timelost
[singlepic id=326 w=250 h=373 float=left]Il dottor Miranda era il dentista più rinomato in città. Il suo studio era sempre pieno. A lui si rivolgeva la Bologna bene, quella delle antiche famiglie di origini nobili, con i denti cariati dalle ginevrine colorate e dalla pasticceria mignon, ma anche quella intellettuale dei professori universitari, che si dimenticano di usare il filo interdentale perché stanno pensando al saggio lasciato in sospeso, e poi la Bologna rossa dei sindacalisti d’assalto, che hanno bisogno di sane zanne minacciose, e quella degli ex sessantottini che non sorridono mai, ma potenzialmente desiderano sapere di avere un bel sorriso. Pur essendo l’odontoiatra più in voga, i suoi prezzi erano molto onesti. Quindi tutti volevano andare da lui. Senza contare che era proprio bello! Le signore si facevano torturare volentieri dal suo trapano, sublimando il sacrificio dentale con la dolce visione degli occhi violetti del dottore. E lui non le deludeva mai, né per l’avvenenza né per la bravura. Ben presto la sua fama conquistò tutta l’Emilia, sconfinò in Romagna. Cominciarono ad arrivare a lui dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Toscana e dalle Marche.
Come faceva a non dire di no a nessun paziente? Era veloce. In pochi minuti estraeva denti del giudizio, devitalizzava canini, sconfiggeva granulomi, ricostruiva incisivi. Era così svelto ed economico che i turisti disperati dell’odontoiatria, quelli che avevano programmato scellerate trasferte nei paesi dell’Est per procedere a rapide quanto avventate implantologie a prezzi scontatissimi, rinunciavano al gesto estremo e si rivolgevano a lui. E il dott. Miranda non li deludeva mai, sempre più bravo, sempre più bello.
Come era possibile? Il prof. Agnolotti, una vecchia volpe dell’antropologia, non si dava pace. C’era sotto un mistero. Il Comitato Anti Invasioni gli aveva segnalato dei movimenti sospetti nelle onde dell’audiotrasporto. Qualcuno stava cercando da mesi di comunicare con la galassia confinante. Le onde provenivano dall’isolato dove viveva e aveva l’ambulatorio il dott. Miranda. Per questo il prof. Agnolotti lo teneva d’occhio. Ma negli ultimi due mesi s’era già fatto fare cinque volte la pulizia dei denti e due volte lo sbiancamento con il laser. Non aveva mai avuto una bocca così splendente. Durante le sedute dal dott. Miranda, si era convinto quasi del tutto che i suoi sospetti fossero fondati: il dentista era un alieno! Del resto, a parte Liz Taylor si era mai visto nessun altro con gli occhi viola?
Decise di fare un’ultima verifica grazie alla collaborazione della sua allieva preferita, Stella, una brillante laureanda di soavi e bionde sembianze. Le illustrò la situazione, spiegandole che a quel punto delle indagini solo una donna poteva smascherare il dentista una volta per tutte. L’intuito femminile sarebbe stato determinante. Inoltre, da lei l’extraterrestre si sarebbe lasciato avvicinare abbastanza da permetterle di sentire se aveva un cuore pulsante come quello degli umani o un ticchettio simile a quello delle lancette di una grossa sveglia, come gli abitanti del pianeta Timelost, da cui presumibilmente il falso dentista proveniva.
Il professore temeva di dover faticare per vincere i timori della ragazza. Lei lo stupì. Accettò senza esitazione: “Va bene, professore, prendo subito appuntamento, tanto abito proprio lì vicino”.
Il giorno dopo, la cortese assistente del dott. Miranda fece accomodare Stella sulla poltrona per la visita di controllo. La ragazza era tranquilla e perfettamente a suo agio. Poi entrò nella stanza il provetto odontoiatra. Era alto, con due occhi stupendi, qualche capello nero ribelle che sfuggiva al controllo della cuffia verde, e la salutò con una voce profonda che sembrava provenire da un’altra dimensione. Il cuore sobbalzò nel petto di Stella, compresso in una camicetta di una taglia troppo piccola per la sua sana esuberanza giovanile. Un bottone saltò e finì chissà dove, Stella arrossì, coprì con una mano pudica la scollatura esagerata e salutò imbarazzata il dottore. Lui, da vero gentiluomo dissimulò un sorrisetto divertito e ostentò indifferenza, facendo finta di non aver notato le doti innate della ragazza.
Il controllo andò bene, Stella aveva una dentatura perfetta. Glielo confermò il dottore con quella voce, quella voce…
Stella tornò a casa molto turbata. Era da sola, i suoi erano fuori città. Pensò di scongelarsi una pizza e mangiarsela davanti alla tv per non pensare più a quegli occhi viola. Che sciocco il professore! Miranda era così umano, così uomo, che lei un uomo più umano di così non l’aveva mai incontrato! Era talmente terrestre che faceva di tutto per sembrare alieno, per distinguersi, per elevarsi dalla banalità, a tal punto da sembrare sceso da un altro mondo. Umanissimo! Era così difficile da capire?
Suonarono alla porta. Chi poteva essere? Stella masticò l’ultimo boccone di pizza e corse a spiare dall’occhio magico della porta. Le parve che il respiro le si fosse fermato. Ma forse era il boccone incastrato nella strozza. Era lui, Il dottor Miranda. Senza pensarci spalancò la porta. Il dentista aveva in mano uno spazzolino da denti. “Ti ho portato questo – le disse – perché è speciale”.
Due secondi dopo si baciavano sdraiati sul parquet dell’ingresso e l’uomo, che non aveva nemmeno notato che lei sapeva di capperi e salamino piccante, aveva smesso di fingere che la scollatura della ragazza non gli interessasse. Affondò il viso fra i seni emozionati e ne aspirò il profumo. Era tutto perfetto, se non fosse stato per quel fastidioso ticchettio che si sentiva! Il dott. Miranda pensò che in entrata, dietro di lui, molto vicino, ci fosse un orologio a pendolo.
“Timelost a Stella. Stella, sei in ascolto? Timelost a Stella, rispondi! Si sente uno strano rumore, Stella. Cosa succede? Perché le lancette del tuo cuore ticchettano così velocemente? Rispondi!”
Anna Laura Folena (2015)