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Giuseppe Caimmi

Le Fanzine più importanti, secondo Giuseppe Caimmi.


Sevagram, una delle migliori fanzine italiane in assoluto, viene fondata da Riccardo Valla (1942/2013), scrittore, critico, studioso, appassionato di fantascienza. Ne uscirono solo due numeri, ma sufficienti per giudicarla di alto valore nei contenuti. Ricordiamo che Valla era personalità dotata di un vasto bagaglio culturale, anche nel campo della produzione mainstream, il che gli consentiva di dare spessore ai suoi lavori. Ben lo sapeva Gianfranco Viviani, il patron della mitica Ed. Nord, che lo volle come curatore della collana Cosmo, insieme ad un altro elegante e raffinato studioso: Renato Prinzopher, che purtroppo ci ha lasciati prematuramente.

[singlepic id=643 w=350 h=261 float=right]Sevagram n°1: consta di 50 pagine. stampate a ciclostile su fogli ruvidi di formato 33X23, viene definita dallo stesso Valla una friendzine, destinata “ad allietare i membri del Circolo Fantastico Letterario” di Torino. Tra i collaboratori vengono citati G. L. Staffilano e, per disegni, Franco Filanci. Nella presentazione vengono ringraziati per i consigli Gianfranco De Turris, Riccardo Leveghi, Luigi Naviglio, Roberto Temporini e Roberto Radicati, oltre a Peter Weston (con la sua fanzine Zenith) e a Giacomo Amore per la stampa.

Malgrado ciò non è difficile arguire che la quasi totalità del lavoro è sulle spalle di Valla. Il titolo della pubblicazione viene estrapolato da un romanzo di Van Vogt, Le armi di Isher, che si conclude con la frase “Questa è la razza che dominerà il sevagram”.

Nell’editoriale, non firmato ma verosimilmente steso da Valla, si legge una polemica con Domenico Colella che aveva giudicato diseducativi i fumetti “neri”. Valla risponde facendo un quadro inquietante della cultura di oggi (del 1967, ma quanto valido anche oggi!) che “massifica l’individuo, è il rovescio della medaglia del progresso, condiziona l’uomo medio a dei bisogni artificiali, nella sua scala di valori sostituisce il necessario con il superfluo. L’uomo medio è un frustrato, nella corsa al benessere economico, nei rapporti sociali, ed incapace di sfuggire alla spirale dei bisogni fittizi.” In presenza di questa instabilità, ben vengano i fumetti neri dove sfogare l’intolleranza.

Interessante l’articolo-saggio di James Blish “Quel che conta è il contenuto”, nel quale afferma che a differenza degli scrittori “normali, quelli di fantascienza leggono anche altri generi e sono molto preparati sui problemi di oggi (cita Avram Davidson che “sembra conoscere tutto di ogni argomento”. Tuttavia spesso i romanzi di fantascienza ripetono scenari già letti, e sono pochi quelli seri e maturi, per esempio Le guide del tramonto di Clarke, La nascita del superuomo di Sturgeon e Le sirene di Titano di Vonnegut. Gli altri hanno sì un loro fascino “ma nessuno ci affascina come una bambina di cinque anni che è nostra figlia”.  Perché, molte sono le meraviglie, ma nessuna di esse è meravigliosa come l’uomo”. La giusta ricetta per la fantascienza sta nelle parole di Kornbluth:

“Stiamo sospendendo la realtà, voi ed io. Coi segni dell’astronave, della pistola a raggi, della macchina del tempo mostriamo che la relazione tra noi non ha nulla a che vedere con la realtà. Ascrivendo o leggendo la SF noi abdichiamo dall’azione, diamo libero gioco ai simboli ed i motivi inconsci.”

Gustoso l’articolo di Colin Steele “Il sesso è una severa maestra”, dove si afferma che la fantascienza è un po’ puritana (almeno fino agli anni Cinquanta. N.d.C.), come emerge nelle opere di Heinlein (tranne Straniero in terra straniera dove appare una maggiore disponibilità a trattare di sesso.) Lavoro di piacevole lettura, seppur da aggiornare, perché le cose cambiano dopo Un amore a Siddo di Farmer.

Pungente e provocatorio appare “Chi ha ucciso la Science-Fiction?” di Alfred Bester, il quale già dall’inizio spara bordate micidiali: “in media, la SF che si scrive oggi ha pochissimo valore (…) molti autori di SF si rivelano persone insignificanti (…) La loro speculazione è pura ripetizione di cose già dette da altri”. Ed ecco il colpo mortale: “La SF è scritta da gente vuota che nella vita è una fallita. Come categoria sono pigri, irresponsabili, immaturi. (…) Sono gente sciocca, infantile, che si è rifugiata nella SF perché qui si possono stabilire delle regole arbitrarie della realtà, perché possono adattare la realtà alla loro inadeguatezza.” Sono essi ad aver ucciso la SF, cosicché molti scrittori adulti sono passati ad altro campo.

Uno sfacelo. Ma non completo, perché il buon Alfred cita sette autori che si possono salvare dal naufragio: Heinlein “il Kipling della SF, la più potente ed originale forza della SF; Sturgeon, che è vicino all’autore perfetto della SF perché non si interessa delle trovate scientifiche, ma preferisce estrapolare l’essere umano invece della provetta”; Sheckley, le cui idee sono attraenti, i dialoghi sono scoppiettanti, e pieni di humour.” Corre solo il rischio della monotonia, ripetendo sempre lo steso modulo. Blish, “un devoto artigiano profondamente influenzato dalla scienza”; quanto ad Asimov, c’è in lui una freddezza incapace di esprimere il senso drammatico. Resta meraviglioso, superbo, quando scrive articoli scientifici; e ecco Farmer, l’unico che “estrapoli genuinamente e con disciplina. È l’unico capace di seguire un’idea fino al suo termine logico.” Infine Bester nomina Bradbury, il cui tono è la “protesta, la protesta dell’uomo contro gli strumenti che gli permetteranno di controllare il suo ambiente, ma che “minacciano di distruggere la sua umanità. In altre parole Bradbury è per la vita semplice.”

In conclusione Bester cita altri autori che meriterebbero una citazione, cioè Aldiss, Budrys, Clarke, Knight, Leiber, e propone la ricetta dell’autore perfetto di SF, che dovrebbe avere la “drammatica virilità di Heinlein, il sentimento di Sturgeon, la capacità tecnica di Shecley, il distacco di Blish, l’enciclopedico entusiasmo di Asimov, il coraggio di Farmer, e l’alto stile di Bradbury. Dovrebbe essere edito con l’acume tecnico di Campbell, e gli editori farebbero la coda davanti alla sua porta”. Il fascicolo propone poi la rubrica Lettere, tre racconti di Emio Domaggio, Zelazny, Leiber, e un acuto ritratto di Cordwainer Smith, completo di bibliografia.

Dulcis in fundo, alcune recensioni, condotte sempre con maturo spirito critico.

In conclusione una fanzine ben costruita, con lavori interessanti, anche di grandi nomi.

Sevagram
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Nato a Legnano, professore di scuola, ha amato Silverberg, Simak e ammira P. K. Dick. Ha prodotto la fanzine "Alternativa," con Piergiorgio Nicolazzini, votata alla critica. La sua produzione letteraria è cospicua e ama soprattutto la sua produzione per "Robot" di Vittorio Curtoni. Apprezza gli artisti Caesar, Festino, Thole, Bonestell, Paul, Finlay, Robida.