Più c’è controllo, e più cose ci sono che richiedono il controllo.
Questa è la strada che porta al caos.

aforisma panspechi
(da The Dosadi Experiment, di Frank Herbert)

 

Tornò ad annusare l’aria. C’era qualcosa di nuovo da un po’ di tempo: c’era del pulito che non aveva mai percepito. Sisiwe ripensò alle parole dello stregone: Vai alla missione dell’uomo esterno. Scopri che cosa è successo e poi torna e riferisci. Era in viaggio da cinque giorni. La giungla che si stendeva tra il Venezuela meridionale e il Brasile settentrionale lo proteggeva, ma Sisiwe non sapeva di questi nomi. Per lui era solo casa.
Non aveva mai visto un uomo esterno, nessuno in verità della sua tribù ne aveva mai visti, ma lo stregone gli aveva svelato che laggiù ce n’erano molti. Forse avrebbe saputo qualcosa della nuova aria. Poi sarebbe tornato attraverso percorsi che nessuno degli esterni avrebbe mai potuto percorrere. Nessuno doveva sapere dove fosse la sua tribù. Gli ordini erano stati chiari.

Ci arrivò all’alba del sesto giorno. C’erano alcune capanne, ma erano capanne che non conosceva, squadrate e grigie come certe albe invernali. Si trovavano in riva al fiume e spuntavano sopra un largo spiazzo di terra battuta, disposte in un disordine innaturale. C’era il silenzio della morte.
Si aggirò guardingo per i sentieri e cominciò a entrare nelle strane costruzioni, una dopo l’altra, meravigliato e terrorizzato allo stesso tempo. Dovunque il medesimo spettacolo: le cose parlavano di attività interrotte, i corpi immobili testimoniavano l’occasione di un pasto facile per gli animali.
Lì non c’era più vita. Non quella di esseri umani.

(…) È praticamente impossibile stabilire i motivi della scomparsa. Sappiamo che l’intero continente meridionale era abitato da immensi nuclei popolati da genti di origine diversa dalla nostra. Il tempo ha seppellito tutto, ma recenti scavi hanno confermato molti dei racconti mitici che la tradizione ha tramandato oralmente. Per esempio, abbiamo scoperto che sulla costa settentrionale del paese che veniva chiamato Venezuela c’erano immense città (…)

(Dall’Enciclopedia dei Savi Archeologi: Relazione di Gibo Milagros, 486, era Yanomama)

Ormai da molte lune non si avvistavano più uccelli d’argento nel cielo. Nemmeno le grandi case galleggianti si scorgevano in lontananza. Il capo si era chiesto più di una volta che cosa fare. L’aria era diversa, di questo si erano accorti perfino i bambini. Alla fine si era risolto a dare l’ordine di costruire imbarcazioni in grado di affrontare il mare aperto. Era sua intenzione scoprire cos’era successo.
A memoria d’uomo, nessuno mai aveva preso una decisione così azzardata. Tutti sapevano che il contatto con i demoni provocava morte quasi istantanea. Ma le cose erano diverse, ora, e la gente di Sentinella del Nord si era fatta curiosa. Lui non sapeva di regnare su Sentinella del Nord, per lui l’isola era casa e basta.
Gli esploratori partirono all’alba. Avevano l’ordine di guardare, non toccare nulla e tornare a riferire.
Gli uomini in avanscoperta superarono molte isole e infine approdarono alla grande terra. Trovarono enormi capanne tante quante i pesci del mare, meravigliosi oggetti dal segreto utilizzo, ma nessun essere umano. Solo tanti corpi mangiati dal tempo.

(…) Dagli ultimi scavi, sappiamo che sono esistite molte culture prima del nostro avvento. Possedevano una tecnologia avanzata ed erano in grado di comunicare in modo quasi istantaneo attraverso una rete di dispositivi interconnessi, implementata da satelliti artificiali posti in orbite geostazionarie intorno alla Terra. Ancora non possiamo ispezionare i satelliti in orbita. Ma la vera domanda a cui non siamo riusciti a dare una risposta è il motivo della loro scomparsa (…)

(Dall’Enciclopedia dei Savi Archeologi: Relazione di Uttar Dveep, 1492, era Sentinel)

Alle sue spalle il deserto si stendeva immenso. Sedeva pensoso davanti al lago salato. Era difficile capire l’origine della sua sensazione, una sensazione nuova nonostante i molteplici anni e le innumerevoli esperienze che lo avevano portato a essere investito del ruolo di saggio della tribù. Meditava.
La sua gente chiedeva risposte al nuovo odore nell’aria. Sospettava che fosse opera dei forestieri, gente pericolosa che si era stabilita sulle coste del nord. Ne aveva visto un esemplare da lontano, una volta. Un refolo di vento gli aveva portato il suo odore. Rivoltante.
Si alzò deciso e, tornato al villaggio, scelse alcuni giovani esploratori. Impartì l’ordine di fare provviste e partire.
Dopo molte lune i giovani tornarono e riferirono che delle tribù sulla costa non c’era più traccia. Erano rimaste solo le loro grandi capanne.

(…) ed è quindi con grande emozione che finalmente si è potuto svelare il mistero che da generazioni ci impensieriva. Grazie alle scoperte e agli studi avvenuti con la collaborazione di molti popoli, tra cui gli antichi ruc, i lacandón, i carayabo, i wapishana e molti altri ancora, si è scoperta la causa della scomparsa delle antiche genti.
Le nuove tecnologie ci hanno permesso di estrapolare dati dalle poche fonti digitali intatte, soprattutto quelle rimaste sui satelliti. È ormai acquisito che, negli ultimi decenni prima della fine, gli antichi governi abbiano incentivato con varie metodologie e obiettivi, alcuni dei quali ci paiono addirittura terrificanti – non so usare altro termine – una raccolta globale del Dna umano esistente sul suolo terrestre.

Queste le conclusioni certe: hanno cominciato a decimare la propria popolazione per motivi interni, creando batteri e virus in grado di attaccare il Dna voluto. In seguito a disaccordi politico-economici sono nate delle guerre che hanno coinvolto un po’ tutto il pianeta. L’ultima guerra è stata combattuta con armi biologiche, utilizzando in modo mirato gli immensi bacini di Dna umano. Naturalmente ogni nazione si è sentita in dovere di sterminare l’altra, provocando la totale scomparsa delle varie popolazioni. Se oggi siamo qui a parlarne è solo perché, a quel tempo, eravamo le cosiddette tribù mai contattate.
A questo proposito oggi si voterà una mozione in cui si dichiara perseguibile e illegale qualsiasi forma di raccolta di Dna (…)

(Dall’Enciclopedia dei Savi Archeologi: Relazione di Gibson Woop, 1991, era Pintupi, letta durante il Terzo Congresso dei Cento Popoli Mai Contattati).

 

Il racconto “L’aria era diversa” è World © di Tea C. Blanc. All rights reserved.

 

L’aria era diversa, di Tea C. Blanc (Ante Hamersmit)

Fotografia di Ante Hamersmit (ante_kante)

 

Tea C. Blanc
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È comasca. Vive un po' a Como, un po' in Svizzera. Collabora ad alcune riviste, sia cartacee che digitali. Ha pubblicato un racconto di genere fantastico con Edizioni Dell’Angelo; il romanzo dagli spunti fantascientifici “Mondotempo” (Watson Edizioni, collana Andromeda). Ha partecipato a varie antologie di autori vari con racconti o saggi. Finalista a vari premi, tra cui Premio Urania nel 2024.