Questione di fascino interiore

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Sofia incedeva sorridente sul ponte, stretta nel suo cappottino nuovo. Era contenta, perché aveva appena superato il suo ultimo esame. Ormai la laurea era dietro l’angolo. Le sembrava di volare.

Il suo fluttuare di gioia venne interrotto da un giovane uomo, che la fermò con garbo porgendole un biglietto da visita. Aveva tantissimi denti – così sembrò a Sofia – perfettamente bianchi e schierati a presentare una faccia rassicurante. Sul biglietto, sotto al nome e cognome, c’era scritto “fotografo di fashion”. Da un lato Sofia riconobbe il marchio di una rivista di moda che le era capitato di sfogliare dal parrucchiere.

Il giovanotto le chiese il numero di telefono per contattarla, perché pensava fosse una modella perfetta per l’inserto speciale sulla ragazza della porta accanto.

Sofia gli rispose che non dava recapiti a sconosciuti e che comunque non era interessata al mondo della moda.

«Chiamami tu, allora – concluse lui – Pensaci, prendi informazioni sulla serietà della rivista e poi telefonami. Si tratta di una grande opportunità per te. Sai quante ragazze pagherebbero per comparire su un giornale così?».

Arrivata davanti alla guardiola di Leandro, Sofia, tutta accigliata, gli domandò se poteva entrare per gettare qualcosa nel cestino. Il portinaio alieno la vide strappare un biglietto da visita e buttarlo via. Incuriosito, le chiese cosa fosse, e la ragazza gli raccontò con indignazione l’intero episodio. Una proposta del genere proprio a lei che stava per laurearsi in Filologia romanza! Proprio a lei che combatteva fin dall’adolescenza per farsi apprezzare per l’intelletto e non per l’aspetto. Anatema! Adesso si sarebbe ricordata per sempre che il primo lavoro che le era stato offerto consisteva nel fare la bella statuina senza cervello davanti ad una macchina fotografica. Senza cervello lei? Ma come si permetteva quella specie di fotografo che scriveva “fashion” al posto di “moda” sul biglietto da visita solo per darsi importanza? E pretendeva di coinvolgere lei, integerrima, in un mondo corrotto e dissoluto come quello dello sfruttamento della bellezza femminile. Si cominciava con un servizio fotografico e si finiva chissà dove! Magari sul podio di un concorso di bellezza. Orrore!

Leandro cercò di calmare Sofia, ridimensionando la situazione. Secondo lui, la ragazza esagerava. Ma lei se ne andò, commentando che per fortuna era in partenza per un simposio enigmistico. Almeno lì gli autori di rebus e crittografie l’avrebbero considerata esclusivamente per la sua intelligenza.

Leandro si sentì più tranquillo. Due giorni di svago colto e sagace avrebbero fatto riacquistare il buonumore alla bella… cioè intelligente Sofia.

L’indomani un uomo griffato da capo a piedi si avvicinò alla guardiola con una sessantina (come minimo) di denti ostentata in un sorriso da professionista dell’approccio.

Leandro capì immediatamente di chi si trattava. Sofia era stata sempre brava nel descrivergli le persone.

Il fotografo gli spiegò che cercava una ragazza bellissima, con un portamento elegante. Secondo lui abitava lì.

Leandro si seccò: il traviatore sulla via del fashion aveva evidentemente pedinato Sofia!

«Mi tolga una curiosità – gli domandò senza nascondere la sua ostilità -, ma si può sapere perché, con tutte le ragazze ben carrozzate che fanno la fila per i provini, lei va a disturbare proprio la nostra Sofia?».

«Ma è evidente – rispose il super dentato -. Camminava con dei libri di linguistica sotto al braccio, portava gli occhiali da intellettuale, che non nascondevano il suo sguardo profondo, e da ogni suo gesto trapelava una personalità forte e originale. La carrozzeria fa la bellezza. L’anima fa il fascino. E il bravo fotografo sa ritrarre il fascino».


Due giorni dopo Sofia, con aria abbattuta, entrò nella guardiola di Leandro e si accasciò su una sedia scoppiando a piangere.

Leandro era sconcertato: «Cosa ti hanno fatto gli enigmisti, cara?».

«Una cosa terribile! Mi hanno eletta Miss simposio. Da loro non me lo sarei mai aspettato. Credevo mi volessero bene per il mio io interiore».

Leandro sorrise: sapeva come consolarla. Aveva registrato col telefonino la sua conversazione con il fotografo.

Gliela fece ascoltare.

Sofia si asciugò le lacrime: «E così l’anima fa il fascino, e il bravo fotografo sa ritrarre l’anima, vero? Bene! E come mai allora quando l’ho incontrato mi ha chiesto che taglia di reggiseno portavo?».

«Ma tu questo non me l’avevi detto!», si sbalordì Leandro.


L’episodio turbò così profondamente l’alieno, che sentì il bisogno di confidare il proprio stato d’animo ai Tre Grandi Saggi sul suo pianeta. Forse l’avrebbero aiutato a capire questa mania maschile tipicamente terrestre per la biancheria intima femminile.

Non appena gli apparvero sullo schermo del pc, raccontò loro per filo e per segno la storia di Sofia, mentre i tre, tutti seri e interessati, annuivano o scuotevano la testa alternativamente.

Quando Leandro finì il suo resoconto aspettò per qualche secondo il parere dei saggi. L’attesa gli sembrò interminabile. Poi il primo parlò:

«Sì, ma alla fine hai saputo che taglia portava di reggiseno questa Sofia?».

«E il reggiseno era di pizzo? E di che colore?», incalzò il secondo.

E il terzo aggiunse: «E gli slip com’erano?».

Competenze

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Postato il

10 Marzo 2016

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