Davide Del Popolo Riolo, piemontese, avvocato, vince il premio Urania con il suo “Il pugno dell’Uomo” che quest’anno brilla come una specie di miracolo nel panorama molto discusso della fantascienza italiana.
Avevamo già notato Davide tra i due o tre scrittori degni di nota nell’Antologia sempre di Urania, intitolata Strani Mondi. Il suo racconto era fresco, intelligente, spiritoso. Se Un disco volante non può atterrare a Lucca, tuttavia lui sa scrivere di fantascienza ambientata a Torino, con grande maestria.
Come si è comportato nell’ambito di una storia molto più lunga ed elaborata?
Molto bene, diciamo subito.
Davide usa lo stile spezzettato dei finti fix-up, come già hanno fatto molti grandi autori, Philip K. Dick e Kim Stanley Robinson…
La storia si dipana come se fossero tanti racconti, che costituiscono il punto di vista dei vari personaggi. L’originalità è quella di utilizzare stili di scrittura leggermente diversi a seconda del personaggio, il che rende il racconto molto suggestivo e soprattutto molto personalizzato.
Davide Del Popolo Riolo, da me interpellato, ha detto di non aver pensato affatto né a Dick, né a Robinson:
“Non ho pensato a La svastica sul sole quanto meno non consciamente. Ho adottato diversi punti di vista per dare una visione più ampia di un mondo che per il lettore era del tutto nuovo. E ho adottato una narrazione un po’ a salti per un motivo molto semplice: Urania ha dei limiti di lunghezza che non potevo superare quindi avendo molte cose da raccontare dovevo per forza concentrarmi sui momenti più importanti anziché sulla continuità della storia.”
L’azione si svolge su un mondo che non è la Terra. La limitazione di espansibilità dettata dal concorso stesso, non ha permesso evidentemente a Davide di parlarne più diffusamente, ma se avesse voluto e potuto farlo sarebbe venuta fuori una saga da sei volumi tipo Dune.
Gli abitanti di questo mondo parlano degli Antenati che lo hanno fondato, popolo che tuttavia è mitologico e ovviamente non compare mai nella narrazione.
Ma non ci sono solo esseri umani nel Mondo. Anche altre misteriose razze. Come una sorta di vampiri benevoli, che succhiano sangue, ma non necessariamente quello umano. Poi ci sono esseri pesci ed esseri sabbiosi, oltre a commistioni improbabili di uomo e macchina.
Gli inumani sono considerati razze inferiori dai cittadini, mentre gli umani costituiscono la stirpe dei Patrizi.
Durante la narrazione assistiamo ad alcune intelligenti proposte stilistiche. La patrizia Clarke, per esempio, parla in seconda persona nella descrizione delle sue avventure. Poi la tecnologia stranamente primitiva, ma non troppo: in pratica tutto funziona a vapore. I carri sono trainati da cavalli. Ma cavalli a vapore. Le radio debbono essere gestite, perché emettono una quantità esagerata di fumo:
Possedevamo anche una radio, una vecchia Steamrad4, e grazie a quella ascoltammo in diretta gli eventi. Mamma la accese al mattino e subito cominciò a emettere fumo, acre e puzzolente. Fummo costretti ad aprire le finestre del salotto, altrimenti in poche ore ci saremmo trovati la casa invivibile.
Se possiamo fare un piccolo appunto a Urania, non capiamo perché scegliere una copertina bella, ma un po’ anonima, quando c’erano a disposizione queste splendide trovate a vapore, per esempio.
Davide Del Popolo Riolo ha comunque la capacità di mescolare fatti tragici, o seri, con momenti di autentica comicità, il che lo rende decisamente moderno. E decisamente scrittore!
Per concludere, tuttavia ben poco sapremo del Mondo, perché quasi tutta la storia si svolge nella Città.
La Città esprime una struttura politica molto originale: a capo di tutto c’è sempre una donna, la Sindaca e il ruolo viene trasmesso come in una monarchia, di madre in figlia.
Quasi come una premonizione da parte di Davide, nella Città si sviluppa una pestilenza molto pericolosa. In genere mortale: la febbre dei tre giorni.
È in questa occasione che spunta un personaggio violento, pericoloso, imprevisto e imprevedibile: il signor Derrick! Costui ha deciso che gli inumani sono la causa della febbre dei tre giorni e quindi propone di distruggerli tutti. Con grande riscontro di quasi tutti gli umani. Un personaggio così imprevedibile da ricordare il famoso Mulo, della ancor più famosa Fondazione di Asimov.
Si tratta di riferimenti che (volente, o nolente) debbono per forza aver attraversato il cervello di Davide Dal Popolo Riolo, che sfrutta benissimo i differenti caratteri, prendendosi tutto il tempo necessario.
Poiché i personaggi hanno a disposizione un piccolo capitolo a testa per parlare della storia secondo il loro punto di vista, il lettore ha modo di conoscerli molto bene e di innamorarsi di alcuni di loro. O di disprezzarli quando serve!
Ho detto a Davide che mi sarebbe piaciuto vedere meglio questo mondo: come sono fatti i cavalli a vapore, le radio a vapore, visitare i bassifondi della città per conoscere Ma’am Zoe:
è una cibrida. Volto per metà umano e per metà di macchina, una mano metallica e, attaccate al busto, grandi gambe meccaniche. Attorno a lei, puzza di carbone e di olio caldo.
Abbiamo letto altri romanzi di Autori italiani, ma fino a oggi nessuno che fosse così originale e ben scritto. Almeno secondo i miei personalissimi parametri di giudizio.
Se Davide avesse potuto lavorare senza limitazioni di spazio, questo libro sarebbe stato probabilmente un capolavoro.
Per il momento accontentiamoci di aver trovato un ottimo scrittore.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.