[singlepic id=269 w=200 h=245 float=right]Con questo articolo proseguiamo la lettura dei cinque romanzi che quest’anno (2015) partecipano all’assegnazione del premio Hugo. Siamo arrivati a Ancillary Sword. Straordinariamente, questo è anche il secondo libro (in assoluto) scritto da Ann Leckie. Prima di due anni fa, questa scrittrice non aveva mai pubblicato un romanzo. Dice l’Autrice: “Ho scritto comunque un bel po’ di racconti, e ho fatto la redattrice a Podcastle per parecchi anni (il che in pratica significa che ho letto un sacco di schifezze, anche se ho introdotto alcuni buoni racconti). Poi ho anche fatto l’editor per la webzine GigaNotoSaurus.”
Anche il suo primo libro faceva parte di questa serie e si intitola Ancillary Justice, sia in originale che nella disponibile versione italiana, pubblicata da Fanucci. Nel libro italiano è stato aggiunto un post-titolo: La vendetta di Breq. La traduzione italiana è di Matteo Diari.
Questo primo romanzo ha avuto un successo enorme negli Stati Uniti, perché è piaciuta la creazione di un Universo molto particolare, assieme ad un modo di scrivere assolutamente nuovo. Di traduzione non facilissima. Il tentativo italiano di Matteo Diari è onesto: non eccellente. Non sappiamo se il libro abbia ottenuto il medesimo successo qui da noi.
[singlepic id=271 w=100 h=149 float=left]Nell’universo di Ann Leckie esistono gli esseri umani che però partecipano all’azione solo come comparse. L’entità che governa il Radch, cioè l’Universo Umano, è il Signore del Radch, anche noto con l’improbabile nome di Anaander Mianaai. Si discute su cosa sia questo essere, perché furbescamente Ann Leckie non ce lo dice: secondo i più, si tratta di una Intelligenza Artificiale (IA): capace di impossessarsi di migliaia di corpi umani, una sorta cloni, macchine di carne, ognuna con all’interno una parte di Anaander Mianaai. Una macchina di Dio, come in un famoso romanzo di David Gerrold.
Qualcosa di simile succede anche per le astronavi: i loro sistemi di controllo utilizzano i corpi di centinaia, o forse migliaia di individui, tutti gestiti da una mente centrale (artificiale) che è l’astronave stessa. L’astronave è dunque una complessa IA e le diverse interfacce, le ancillari, sono il suo sistema di controllo costituito da corpi ridestinati.
Il personaggio principale ci parla in prima persona ed è un’astronave. Il suo nome da IA è Breq, mentre l’astronave di metallo, si chiama Justice of Toren. Il personaggio qualche volta si definisce Breq, qualche volta Justice of Toren. Le due cose sembrano inscindibili.
Qualcosa è andato perduto durante la traduzione italiana del primo libro. Per esempio, l’azione descritta da questa astronave Breq tratta qualsiasi personaggio come se fosse femmina. Il motivo dichiarato è perché la nave ha problemi a capire quale corpo sia di maschio e quale di femmina. Il motivo dell’Autrice è abbastanza trasparente, perché questa mancanza di genere alla fine costituisce l’elemento distintivo di tutta la saga. Ed è la prima cosa che si nota.
Her name was Seivarden Vendaai, and a long time ago, she had been one of my officers, a young lieutenant, eventually promoted to her own command, another ship. I had thought her a thousand years dead, but she was, undeniably, here. I crouched down and felt for a pulse, for the faintest stir of breath.
Still alive.
Seivarden Vendaai was no concern of mine anymore, wasn’t my responsibility. And she had never been one of my favorite officers. I had obeyed her orders, of course, and she had never abused any ancillaries, never harmed any of my segments (as the occasional officer did). I had no reason to think badly of her. On the contrary, her manners were those of an educated, well-bred person of good family. Not toward me, of course—I wasn’t a person, I was a piece of equipment, a part of the ship. But I had never particularly cared for her.
Purtroppo la traduzione di Matteo Diari per Fanucci ignora completamente tale caratteristica, per cui il lettore italiano ne sarà del tutto ignaro. Anzi, molti personaggi sono trasformati decisamente in maschili:
Il suo nome era Seivarden Vendaai e molto tempo prima era stato uno dei miei ufficiali, un giovane luogotenente che poi era stato promosso e aveva assunto il comando su un’altra nave. Pensavo fosse morto da almeno un migliaio di anni, ma era innegabilmente lì. Mi inginocchiai per sentire il polso, in cerca del più flebile respiro.
Era ancora vivo.
Seivarden Vendaai non era più affar mio, non era più una mia responsabilità. E non era mai stato uno dei miei ufficiali preferiti. Obbedivo ai suoi ordini, certamente, e lui non aveva mai maltrattato nessuna delle mie ancelle, né aveva mai insultato alcuno dei miei segmenti (come facevano occasionalmente certi ufficiali). Non avevo motivo di pensar male di lui. Al contrario, i suoi modi erano quelli di una persona di buona famiglia, ben educata e cortese. Non con me ovviamente – io non ero una persona, ero parte dell’equipaggiamento, un pezzo della nave. Ma non mi era mai piaciuto particolarmente.
Abbiamo contattato l’ufficio stampa di Fanucci per avere una dichiarazione sull’argomento, ma non si sono degnati di rispondere, come purtroppo succede spesso. Il fatto tuttavia mi stupisce, poiché qualche anno fa ho conosciuto personalmente Sergio Fanucci e mi sembrava che fossimo in buoni rapporti.
Se l’Editore italiano ci ha palesemente ignorati, io non mi sono dato per vinto. Come ormai ben sanno coloro che mi leggono, ho immediatamente contattato l’Autrice. A lei ho chiesto prima di tutto il permesso di riportare le poche frasi originali che leggete su questa pagina e poi le ho riferito il problema del pronome femminile non tradotto in italiano.
Al contrario di Fanucci, Ann Leckie mi ha risposto subito: ecco qui l’intera email che mi ha inviato:
Hi, Franco,
There’s no copyright problem at all with very short excerpts. And I’m glad you’ll be pointing out the difference between the original and the translation–I was a bit dismayed to hear that the Italian translator ignored the pronouns.
Thanks so much,
Ann Leckie
Che tradotto, per i pochi che non sono in grado di capirlo, significa:
Ciao Franco,
Non ci sono problemi di copyright per le brevi citazioni. Sono felice che tu abbia notato la differenza tra originale e traduzione: sono rimasta piuttosto sbigottita nell’apprendere che il traduttore italiano ha ignorato i pronomi.
Molte grazie,
Ann Leckie
Dopo aver presentato, come credo giusto, il primo romanzo, devo dire che il secondo romanzo, Ancillary Sword, è abbastanza diverso dal primo. Direi più complesso, piacevolmente complesso, come spero di riuscire a chiarire.
[singlepic id=274 w=200 h=99 float=left][singlepic id=272 w=100 h=150 float=right]La storia mi ricorda sotto molti aspetti lo stile Cyberpunk: quei racconti di William Gibson, o di Bruce Sterling, che risultavano, in genere, piuttosto disorientanti per un novizio: un po’ come guardare un quadro di Picasso, provenendo da Raffaello. Mi piace la ricerca di linguaggi in letteratura, da Joyce a Camilleri, per dire estremi che vanno dal raffinato al popolare. Mi chiedo quindi, quale genere letterario sarebbe più adatto a fare questo tipo di esperimenti, se non proprio la fantascienza?
l’Universo di Ann Leckie ha un mucchio di cose non spiegate e questo è voluto: ogni lettore ha il permesso di elaborare il suo speciale Mondo del Radch.
Il romanzo possiede pochissime descrizioni ambientali: l’azione si svolge in zone di grandiosa ampiezza, ma quasi non sappiamo che tipo di aspetto abbia il pianeta, la stazione spaziale, le persone, gli alieni… Viene il desiderio di tentare un dipinto, proprio perché si ha voglia di vedere questo Universo. Sono sicuro che anche questo sia voluto.
Il primo libro termina con la distruzione dell’astronave Justice of Toren. Nel secondo libro non esiste dunque più Justice of Toren, ma c’è ancora Breq: l’astronave, le ancillari e le Intelligenze Artificiali sono quasi tutte perdute. Breq possiede dunque un solo, ultimo corpo, anche se conserva tutte le sue conoscenze ed esperienze da astronave.
In questa situazione, apprendiamo che due delle personalità dominanti della Anaander Mianaai, Signore del Radch, come si è detto Entità suddivisa tra molti corpi, sono venute in lotta tra di loro. Le due parti di Anaander Mianaai, sono una buona e una cattiva.
Quando il Signore del Radch convoca Breq, con una delle due parti di sé, immaginiamo possa essere la parte buona, ma in realtà qualche dubbio può rimanere. In questa occasione, Anaander Mianaai nomina Breq Capitano di Flotta e la pone al comando della nave da guerra Mercy of Kalr, con l’incarico di proteggere il remoto sistema solare Athoek. Il pianeta che ha in pratica un’unica fonte di ricchezza: le sue immense piantagioni di tè estremamente pregiato.
Tra il nuovo equipaggio di Breq troviamo Seivarden, una sua antica assistente (Ancillary), ma anche la giovane tenente Tisarwat che le viene praticamente imposta da Anaander Mianaai proprio all’inizio del libro. Breq, però, capisce quasi subito che questa persona è una copia ancillare della stessa Anaander Mianaai e, senza nessuna esitazione, le rimuove violentemente gli innesti di personalità. In questo modo l’ancillare dovrebbe sviluppare una personalità indipendente.
Assistendo al trasferimento verso Athoek, apprendiamo che i viaggi spaziali avvengono attraversando Portali, zone di spazio che permettono di superare immense distanze, verso una precisa direzione. I Portali si trovano all’intorno di ogni pianeta importante: in pratica c’è il pianeta, una o più stazioni spaziali a cui approdano le navi e, lì attorno, uno o più Portali. Attorno ad Athoek esiste, tra gli altri, un misterioso portale che si dice conduca verso una zona di spazio totalmente vuota: una zona abitata da fantasmi.
Breq ha anche una missione privata: cercare Basnaaid, sorella di Awn, che era stata ufficiale di Breq, da lei amata quando agiva sotto le spoglie della nave spaziale Justice of Toren e che, per ordine di Anaander, aveva dovuto uccidere.
Giunta a Stazione Athoek la storia si fa un po’ più complicata e in questa parte centrale il romanzo a tratti diventa frenetico, con l’ingresso di molti personaggi nuovi. Breq e socie si installano in una zona non ufficiale della stazione (il sotto-giardino), dove incontrano una popolazione decisamente variegata.
Qui avviene l’incontro con Dlique, uno squinternato Interprete degli alieni Presger, misteriosi e letali, il quale viene quasi subito ammazzato in una baruffa con le unità ancillari di Sword of Atagaris – l’altra nave che si trova presso la stazione, comandata dalla Capitano Hetnys. Si ha il dubbio che la presenza di Dlique significhi che i temuti Presger stiano tramando qualcosa e la morte del loro interprete potrebbe innestare una causa bellica…
[singlepic id=275 w=250 h=157 float=left]Nella speranza di placare i formidabili alieni, Breq e Hetnys scendono sul pianeta, dove organizzano una formale cerimonia funebre nei campi coltivati da Fosyf, famigerato proprietario di piantagioni di tè, il quale tiene le sue operaie e le trasferite provenienti dai mondi conquistati del Radch, in condizioni di semi schiavitù: si tratta di persone evacuate da altri pianeti e reinserite qui.
Queste piantagioni di tè fan parte di grandiosi paesaggi, che però vengono appena accennati, secondo lo stile Ann Leckie. E tuttavia sono ben visibili con la coda dell’occhio dal lettore ormai smagato. Un ricordo e quasi una citazione del famoso romanzo Dune di Frank Herbert, in cui, al posto del te, c’era la spezia.
Breq, dopo essersi fortunosamente salvata da un attentato organizzato da Raughd, violenta erede di Fosyf, ha il sospetto che alcune trasferite scomparse, siano state in realtà rapite: ritiene che la colpevole sia una antica e scassata nave da guerra che deve rifornire l’equipaggio con nuove ancillari. Questa nave viene fuori dal Portale fantasma, dietro il quale non dovrebbe invece esserci nulla! Ma altre cose escono di là.
Il romanzo è molto articolato. Nei forum americani si discute dei misteri e delle cose non dette e tutto questo è un bene, si capisce. La scrittura è sempre secca, molto intimista, poco propensa a descriverci dettagliatamente il mondo e l’universo che c’è attorno, ma ricca di stimoli per il bravo lettore.
Come piccolo regalo, per finire, ecco l’incipit del romanzo: si comincia proprio con la scena in cui Anaander Mianaai impone a Breq, la sua protetta, la tenente Tisarwat.
[singlepic id=273 w=200 h=152 float=right]“Considerate le circostanze, potresti prenderti una nuova tenente.” Anaander Mianaai, governatore (al momento) di tutto il vasto impero spaziale di Radchaai, era seduta in una poltrona con cuscini di seta ricamata. Il corpo, con cui mi stava parlando – uno delle migliaia di corpi suoi – dimostrava circa tredici anni. Era vestita di nero e aveva la pelle scura. Il viso possedeva già i lineamenti aristocratici come era previsto nello spazio Radchaai, per simboleggiare il più alto rango e uno stile eccellente. In circostanze normali nessuno avrebbe potuto vedere questa versione giovanile del Signore del Radch, ma quelle non erano circostanze normali.
La stanza era piccola, tre metri quadrati e mezzo, tappezzata con grate di legno scuro. In un angolo il legno mancava – forse danneggiato dalle violente dispute avvenute una settimana prima tra le diverse parti della stessa Anaander Mianaai. Dove c’era ancora il legno, lì si arrampicavano viticci di una pianta a ciuffi, con sottili foglie verdi argentate, in mezzo a cui apparivano, qui e là, piccoli fiori. Quest’area del palazzo non era pubblica, non era un’aula per le udienze. Vicino al Signore del Radch c’era una sedia vuota e, tra le due sedie, un tavolo con un servizio da te, una bottiglia e alcune scodelle di porcellana bianca con graziose linee intagliate: il tipo di oggetto che, al primo sguardo, si poteva scambiare per una cosa senza valore, ma se lo si osservava bene si capiva che era un’opera d’arte di valore planetario.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.
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