Inauguriamo l’anno 2025 con della fantascienza che ci arriva dall’Est. Conosciamo bene Christopher T. Dabrowski, per lo più per i suoi Drabble, di cui abbiamo avuto dimostrazione anche recentemente: ne abbiamo altri che proporremo in futuro. Oggi Christopher ci manda un breve racconto completo, in cui dimostra la sua grande fantasia, restando sempre fedele al romanticismo barocco della sua Polonia.

 

Strano, sono stato lontano tanti anni, ma ieri ero qui.

E infatti avevamo deciso così.

La mamma ha aperto la porta e sono entrato. Ci siamo abbracciati e salutati.

All’inizio, sembrava strano abbracciarci in quel modo, ma lo abbiamo fatto. In realtà, pareva che tutto fosse come prima, come se nulla fosse successo.

Un invitante profumo di cibo si diffondeva per la casa.

Sono entrato e i nonni erano già seduti a tavola.

Ho notato che mancavano i posti per i bisnonni.

— Non vengono? — ho domandato.

— Non sono più con noi — ha sospirato mia madre. — Hanno deciso che era arrivato il loro momento. E tu?

— Sto morendo. Ho una malattia incurabile…

Tutti hanno iniziato a esultare come bambini.

— Ottime notizie! — Mio padre mi ha di nuovo abbracciato. — Se vuoi, posso prepararti la vecchia stanza. Lì ti riambienti, eccetera.

Fluffy è corso anche lui in sala. Il mio cane amatissimo. Si è precipitato su di me e come sempre ha cercato di appoggiare le zampe sulla mia gamba. Ma questa volta mi è passato attraverso e perciò era molto confuso. Non è riuscito a fermarsi e si è schiantato contro il muro — o meglio, è penetrato fino a metà muro e a quel punto erano visibili solo il suo sedere e la coda che si agitava da un lato all’altro.

Be’, sì, c’è stato qualche piccolo problema…

Ho afferrato Fluffy e per fortuna il problema si è rivelato solo temporaneo, perché l’ho tirato fuori dal muro senza difficoltà.

Lui, evidentemente, pensava che fondersi con l’edificio fosse normale, perché si è subito messo a fare allegre piroette tutto intorno.

L’ho accarezzato sulla testa e mi sono concentrato sui miei genitori, visibilmente entusiasti.

— Ma io resterò in vita. Sai, per i bambini.

— Figlio, cosa vuoi dire, davvero… — Mamma era confusa.

Be’, sì, come ogni settimana, anche in quel momento indossavo un casco con uno psico amplificatore — ognuno di noi ha una presa specifica per quel tipo di attrezzo, anche se nei più non è visibile — a ogni modo, io ero ancora bloccato nel mondo dei vivi e loro abitavano quello spirituale.

— I bisnonni hanno già scelto in chi reincarnarsi? — volevo cambiare argomento.

— Non abbiamo paramenti! — ha letteralmente urlato la nonna, ché era un po’ sorda.

— Mia cara —ha detto il nonno. — Quando riuscirai ad abituarti al fatto che ormai qui puoi sentire bene?

— Non mi abituerò mai! Non ce la faccio, ecco! — La nonna, come al solito, era testona.

Quando il nonno ha starnutito, gli è volata fuori dalla bocca la dentiera che è rimbalzata sul muro.

Avrei voluto restituirgliela, ma Fluffy aveva già afferrato il “trofeo” precipitandosi verso un luogo noto solo a lui e battendomi sul tempo.

— Lascia, lascia, ci penserò poi — A quanto pare, il nonno era abituato a questo scherzo.

— Senti! Parli del mio problema d’udito, e non riesci a fare a meno della dentiera!

Il nonno balbettò qualcosa e liquidò le lamentele di nonna con un gesto della mano.

— Mamma, papà — disse mia madre rivolta ai nonni. — Pensiamo a lui.

Cadde il silenzio.

Un silenzio che si allungò, come mozzarella filante. La loro cena ectoplasmatica fumava pigramente e si stava lentamente raffreddando.

Normalmente, avrei considerato un crimine sprecare del cibo tanto delizioso, ma adesso era più importante spiegare alla famiglia cosa volevo fare. Credo fossero profondamente delusi dal fatto che non avrei semplicemente accettato di morire come ogni altro essere umano volendo invece restare ostinatamente nel mondo della materia.

— Aspetta un momento. Hai detto che eri incurabile e stavi morendo, no? In che senso? — chiese mio padre, confuso.

— Be’, proprio così e vorrei spiegartelo… In effetti, per me è possibile morire ed esistere al tempo stesso.

— Oh, madre di Dio — cominciò a lamentarsi Nonna. — Come un dannato, vagherai per la Terra sottoforma di fantasma. Che vergogna! Ma come ti abbiamo educato!?

— Shh! — il nonno cercò di zittirla mettendosi un dito sulle labbra e invece ne sputò via un pezzo che arrivò addosso alla nonna.

Per fortuna, nonna, si limitò a un’espressione severa, per poi concentrarsi su se stessa. A quel punto approfittai del momento per spiegare i miei piani.

— Ascoltate. Non è così. Avrò un corpo sano.

Fluffy corse dal Nonno e gli riportò la dentiera.

Il Nonno se l’infilò in bocca con un gesto rapido, fissandomi con occhio confuso.

— Ragazzo mio, hai intenzione di impossessarti di qualcuno!?

Vedendo che stava per esplodere letteralmente dall’indignazione — anche se, essendo lui un fantasma, fosse tecnicamente poco probabile — iniziai subito a spiegare quale fosse il mio piano.

— Be’, no, no. È diverso. Vedete, ho appena configurato una richiesta online per un androide con opzione possessione. A quel punto continuerò semplicemente a pagare un abbonamento mensile per la possessione e…

— Quindi, possessione sarà, dopotutto… — mormorò il nonno sconvolto.

— Ma papà — intervenne mio padre. — Entrerà in un robot. Un androide che non è umano.

— Dentro un poveraccio preso dalla strada! — esclamò nonna.

— Nonna, è preso da Internet, non dalla strada.

— Be’, almeno quello — sbuffò lei teatralmente.

Non si poteva negare che la mia decisione avesse creato un bel trambusto in famiglia, e meno male che non c’erano i bisnonni. Se li conoscevo, il bisnonno avrebbe probabilmente afferrato la sciabola che era appartenuta al suo di bisnonno, ora appesa al muro e avrebbe fatto a pezzi senza pietà l’androide del suo pronipote ormai sulla cattiva strada.

Il trambusto continuò per un po’ per poi placarsi da solo — il primo shock tende in genere a far clamore, ma poi cade sempre il silenzio, perché tutti debbono digerire la situazione.

Fissai i motivi sul tappeto — non letteralmente, ovviamente, il casco mediatico non lo permette — e aspettai di vedere come sarebbe andata.

In ogni caso, non avevo intenzione di cambiare idea e ciò che doveva succedere, succedesse.

— Be’, che vuoi! Dobbiamo rispettare la tua decisione — Papà fu il primo a rompere il silenzio imbarazzato, dimostrando buon senso.

I nonni annuirono appena, Fluffy abbaiò tristemente e la Mamma propose di riscaldare di nuovo la zuppa.

Pareva che infine si fossero rassegnati, molto prima di quanto sperassi.

© 2024 by Christopher T. Dabrowski

Traduzione © 2024 by Julia Mraczny

Copertina realizzata con AI Microsoft.

 

Christopher T. Dabrowski
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è uno scrittore e sceneggiatore polacco. I suoi libri sono stati pubblicati in Polonia, Stati Uniti, Spagna e Germania. Le sue storie sono state pubblicate in molti paesi. Gli piace collaborare con registi e fumettisti - è specializzato in Drabble scritti in polacco, ma facilmente adattabili a qualsiasi lingua.