Dunque, a ottobre ho fatto un giretto in Rajasthan con l’unico tour operator che mi faceva passare da Chittorgarh con un viaggio di gruppo, dato che non ho trovato volontari per un viaggio su misura. Prima o poi riuscirò a ripercorrere le tracce dei miei vampiri indiani, ma come primo assaggio non mi lamento!
Per quanto riguarda l’ispirazione avuta in viaggio, riguarda per ora libri che non ho intenzione di tradurre a breve, ma ve li racconto lo stesso.
Prima di partire avevo scoperto che la Tor è aperta all’invio di racconti lunghi (novellas) fantasy ambientati in mondi non-medievali, quindi ho pensato subito ai miei regni del sud, ispirati a India e Persia…
estratto da Stella Cadente – Delhi anni 50
Poi venne il tempo di Holi, e nella confusione colorata del festival incontrò una coppia di sposini più o meno della sua età, un insegnante e una casalinga che avevano appena iniziato il cammino insieme e avevano delle difficoltà.
La giovane coppia non si stava godendo il festival perché le polveri e l’acqua colorata irritavano la pelle della moglie e lei voleva tornare a casa, mentre lui insisteva che restassero, spalmando ulteriori polveri colorate sulle loro facce.
– Se le prude, non dovresti farlo – intervenne Kol-ian preoccupato. – Potresti avvelenarla.
La sua pelle geneticamente rinforzata non era infastidita da polvere e colori, ma sapeva che alcuni erano tossici.
Il giovanotto lo guardò storto, poi si dichiarò d’accordo. Accompagnò la moglie al fiume a lavarsi e Kol-ian li seguì, un po’ impensierito dalle proteste di lei.
Kol-ian lesse le loro menti e scoprì che lui si lamentava perché lei non sapeva cucinare, mentre lei era timidissima. Entrambi avevano nostalgia delle rispettive famiglie e si sentivano schiacciati dalle difficoltà della vita matrimoniale. Due estranei uniti da un matrimonio combinato che stavano lottando nell’affrontarlo.
Kol-ian parlò con loro e riuscì a farli rilassare un po’. Iniziarono un’amicizia e a poco a poco loro si confidarono con lui, dato che sembrava così saggio. Non che lo fosse sul serio, conosceva il loro passato perché lo aveva letto nelle loro menti indifese. E li capiva, dato che avrebbe dovuto sposare Bess-lin, scelta dal padre, anche se non erano perfetti estranei come la coppia di Delhi.
– Non possiamo neanche andare al cinema! – si lamentò Arjun qualche giorno dopo Holi. – E’ così difficile arrivare a fine mese! Mai abbastanza soldi, troppe preoccupazioni…
– Credo che tua moglie ti piaccia molto – gli disse Kol-ian. – Non è più un’estranea. Smettila di sgridarla, e non chiamare tua madre! Vi rovinerebbe il matrimonio.
– Come lo sai? – chiese Arjun. – Sei sposato?
– No, mia sorella lo è. Io sono scappato dal mio matrimonio combinato.
– E come hai fatto? – Parvati vinse la timidezza, troppo curiosa per tacere.
– Ehm… ho un pulmino, quindi me ne sono andato e basta. Vivo nel pulmino adesso. – Un po’ semplificato, ma non poteva dire la verità. – Avete una casa. Siete una famiglia. Non pensate che dovreste farla funzionare?
Entrambi sorrisero. Kol-ian poteva sentire la nuova mente che si stava formando dentro Parvati, ma non disse niente. Avrebbero scoperto presto che lei era in dolce attesa e lui sapeva che ciò avrebbe cementato la loro relazione.
Quando accadde, Kol-ian sapeva che i loro problemi erano finiti. Quella notte volò in cima al Qutub Minar a pensare. L’India assomigliava molto a casa, con i matrimoni combinati tra membri della stessa casta. Anzi, l’accoppiamento combinato delle famiglie qui era esteso a tutta la colonia, dato che i Sauriani controllavano la classe dirigente nonostante le centinaia di governi differenti. Erano tutti più o meno imparentati da un’invisibile rete di controllo.
Arjun e Parvati erano liberi, dato che erano solo pedine nel gioco, ma comunque seguivano un’antica tradizione. Kol-ian si chiese se i Sauriani l’avessero trovata sul posto o impiantata col circuito temporale artificiale. Ma decise di non indagare.
Si chiese cosa sarebbe successo se fosse rimasto su Marc’harid. Aveva quasi ventidue anni ormai. Era riuscito a evitare di sposarsi e figliare per la gloria della sua dannata famiglia.
“Ma sono libero. La stella cadente è sopravvissuta e ha trovato una libertà inattesa.” Inspirò la fresca aria notturna. Com’era piacevole! Era ora di un bel voletto di gioia, planando sul fiume per poi tornare alla fedele navetta e a un meritato riposo.
Quindi per tutto il viaggio dato che ero nel paese delle katar (daghe) e delle talwar (spade), ho pensato alla storia per la Tor, un prequel di Kilig la Spada, sui fondatori della gilda degli assassini di Godwalkar di cui lui è membro. Se faccio in tempo, scrivo anche la storia di Saif prima di incontrare Kilig, ma probabilmente quella non la mando alla Tor… dato che Saif è inequivocabilmente innamorato del suo stesso sesso!
Ovviamente a Delhi ho immaginato di vedere Kol-ian sotto la luna, appollaiato in cima al minareto del Qutub Minar! Che poi a Delhi ci è passato pure Shan-leo e perfino la figlia di Shan-leo nel 2046!
E poi, ho preso appunti per la serie di vampiri attraverso i secoli, decidendo perfino dove avverrà lo scontro tra Europei e Asiatici – Chittorgarh, naturalmente, dove è nato Rajveer e dove inizia la serie all’inizio del 1300 – nonché acquistato libri in inglese per poterne scrivere meglio, dato che devo ancora studiare il periodo tra il 1585 e i giorni nostri. Quindi tutto sul Regno di Mewar, Chittorgarh e perfino viaggi attraverso il deserto del Thar con resoconti dal 1600 ai giorni nostri (incluso R. Kipling), da aggiungere al mucchio dei tascabili che avevo preso a Londra ad agosto.
Tra l’altro la guida ha fatto una deviazione per portarmi alla Kirti Stambh, che probabilmente non era sul percorso, ma gli avevo detto che Rajveer è andato via da Chittor prima della costruzione della più famosa Vijaya Stambh…
Poi ho preso appunti per il libro di Shashank (il “figlio” di Rajveer), Solveig (la vampira vichinga), Romeo (il vampiro del Casentino del 1200) e Yao Shu (il cinese della corte di Kublai Khan, perché Kaylyn e Bran vanno in Cina con i fratelli Polo).
Tornata a casa ho riguardato il film di Bollywood La sposa dell’Imperatore (Jodhaa Akbar) per l’ennesima volta, cercando di ritrovare i posti visitati (lei è la principessa di Amer e hanno girato all’Amber Fort di Jaipur le scene di casa sua, mentre il palazzo di Akbar la guida mi ha detto che è stato girato quasi tutto a Fatehpur Sikri, e non al forte rosso di Agra).
Poi ho guardato Bajirao Mastani sull’impero Maharata (1700) e anche lì, Mastani veniva dall’Amber Fort di Jaipur ed era bellissimo sentir dire continuamente “talwar” nei dialoghi (hindi) quando parlavano di spade (che erano indubbiamente talwar, da non confondere con sciabole, shamshir e altre spade curve).
Che ci posso fare, ho una passione per le armi bianche e un odio profondo per la polvere da sparo… Infatti per poco mi perdevo delle katar perché dalla porta si vedevano solo fucili! 😉
Ho ammirato le fortezze e i palazzi, ma quando potevo evitavo i templi, soprattutto quando non solo dovevi andare scalzo, ma erano ammesse solo borse piccole e c’era la tassa del turista per fare foto… l’ho pagata volentieri al forte di Jodhpur, ma per un tempio jainista no!
Purtroppo faceva tanto caldo – e non mi dite che è caldo secco, a Bikaner c’era quello umido e mi sembravano esattamente uguali. Per cui le regole per viaggiare in India sono (voce da Fight Club):
- La prima regola per viaggiare in India è: non girare mai senza una bottiglia d’acqua.
- La seconda regola è: non girare MAI senza una bottiglia d’acqua.
- La terza regola è: resta attaccata al gruppo.
- La quarta, non parlare con estranei a meno che non siano bambini o famiglie che chiedono “Can I selfie with you?”
Per il resto ho speso poco perché non sopportavo come ti si appiccicavano appena mettevi piede in un negozio – e sono andata anche a un centro commerciale a Noida con la mia amica, negozio tipo Zara o OVS, niente, ti venivano dietro con proposte che neanche lei gradiva e siamo uscite subito!
Ho anche visto un bel po’ di tramonti (sulle strade, sulle dune, o sui palazzi, uno anche sul lago Pichola) e mi sono divertita a cercare i cartelloni delle pubblicità degli attori di Bollywood, soprattutto Hrithik Roshan, in tutte le città.
Non sono stata particolarmente colpita dal Taj Mahal (il Baby Taj a cui si ispira è molto più carino) e la macchina fotografica ha dato forfait dopo 2500 foto a Fatehpur Sikri, quindi le ultime tappe (Agra) le ho fotografate con lo smartphone, arrivando a 450 – in genere facevo due o tre foto con lo smartphone da postare su Facebook, ma alla fine funzionava solo quello.
Ci tornerò? Prima o poi, se riesco a organizzare il famoso giro personalizzato… magari riuscendo ad andare in dicembre o gennaio quando fa meno caldo!