Il medico dei sogni è una raccolta di novelle datata a partire dal 1910 e successivi sviluppi curati dallo scrittore americano Arthur B Reeve. Il libro appare qui in una nuovissima traduzione, curata da Mario Luca Moretti e da me, Franco Giambalvo. Questa nuova traduzione permette di spostare il Copyright italiano all’anno attuale e quindi prevediamo di produrre un nuovo libro che sarà pubblicato dalle Edizioni Scudo, al più presto possibile.
A. B. Reeve sceglie di presentare i suoi racconti non capitolo per capitolo, infatti ogni capitolo in cui il racconto è iniziato non si conclude con la fine della storia. Sicché il primo capitolo che abbiamo presentato la settimana scorsa con titolo Il medico dei sogni,  si concluderà oggi, con il secondo capitolo, Analisi dell’anima. Ma attenzione! Alla fine verrà introdotto qualche sviluppo che sarà portato avanti sia con il terzo, che con il quarto capitolo…
Una carambola di avventure e fateci sapere le vostre impressioni!

 

Dopo questa serie di interviste piuttosto insoddisfacenti, la giornata era ormai alla fine. Guardai Kennedy con aria smarrita. A me, sembrava che avessimo scoperto ben poco di tangibile e rimasi molto sorpreso nel constatare che lui, invece, era all’apparenza molto soddisfatto di quanto era successo fino ad allora.

“Sarò occupato per alcune ore in laboratorio, Walter,” disse, quando ci separammo alla stazione della metropolitana. “Penso che, se non hai nulla di meglio da fare, potresti impiegare il tuo tempo cercando voci sui pettegolezzi riguardanti la signora Maitland e su Masterson… non meno che sul Dottor Ross,” sottolineò. “Passa da me dopo cena.”

Non trovai molto. Sulla signora Maitland, non c’era praticamente nulla che già non sapessimo avendo visto il suo nome sui giornali. Era una leader in un certo ambiente e dedicava le sue attività a varie campagne sociali e morali. Le scappatelle di Masterson erano note anche nell’ambiente mondano in cui si muoveva, ma gli anni trascorsi all’estero ne avevano attenuato il ricordo. Dopo il suo ritorno non si era distinto particolarmente nel creare nuovi pettegolezzi, né, a New York, erano trapelate storie dei suoi trascorsi all’estero. Scoprii con sorpresa, che il Dottor Ross era molto più conosciuto di quanto avessi supposto, sia come specialista, sia come uomo di mondo. Sembrava essere giunto rapidamente alle vette nella sua professione di medico di malattie nervose.

Dopo cena rimasi stupito del fatto che Kennedy non facesse assolutamente nulla.

“Cos’è successo?” chiesi. “Hai incontrato ostacoli?”

“No,” rispose lentamente, “stavo solo aspettando. Ho detto loro di essere qui tra le otto e mezza e le nove.”

“Loro chi?” chiesi.

“Il dottor Leslie,” rispose. “perché ha l’autorità di costringere la signora Maitland a presenziare, il dottor Ross e Masterson.”

La rapidità con cui aveva risolto il caso che per me era uno dei più inspiegabili da tempo, mi lasciò senza parole.

Nella mezz’ora successiva entrarono uno alla volta e, come al solito, toccò a me riceverli e smorzare gli attriti che sempre si evidenziavano in queste piccole feste obbligate dentro al laboratorio. Il Dottor Leslie e il Dottor Ross furono i primi ad arrivare. Non erano venuti insieme, ma si erano incontrati proprio sulla porta. Immaginai di scorgere un accenno di gelosia professionale nei loro modi, almeno da parte del Dottor Ross. Masterson arrivò, come al solito ignorando l’importanza della situazione e accusando tutti di cospirare avendolo costretto a rinunciare alla prima di un’operetta leggera prevista per oggi. Poi fu la volta della signora Maitland, l’insolito pallore del volto accentuato dal semplice abito nero. Mi sentivo molto a disagio, come credo succedesse anche agli altri. Lei si limitò a piegare la testa alla volta di Masterson e parve quasi evitare lo sguardo del Dottor Ross; fissò con occhio severo il Dottor Leslie e mi ignorò completamente.

Craig era rimasto in disparte al suo tavolo del laboratorio, facendo solo un breve cenno di riconoscimento, come disinteressato a qualsiasi cosa. Come se non avesse fretta di cominciare.

Infine, cominciò, “Per quanto sia grande la scienza, è ancora lontana dalla perfezione. Ci sono, per esempio, sostanze così misteriose, sottili e pericolose da rendere vani i test più delicati e i microscopi più potenti, pur recando una morte orribile.”

Difficilmente avrebbe potuto scegliere parole d’apertura più efficaci.

“Tra tutte queste sostanze, quelle più pericolose,” proseguì, “provengono niente meno che dal laboratorio della natura. Per esempio, esistono circa sessanta specie di serpenti dotati di veleno mortale. Come probabilmente avete sentito tutti, nessun serpente ha destato più spaventi nell’umanità del cobra con gli occhiali, il Naja tripudians indiano. È inutile che io descriva il cobra o dica altro circa le migliaia di persone che hanno sacrificato la loro vita a causa sua. Qui ho una piccola quantità del veleno,” — indicò un becher di vetro. “È stato comperato a New York e l’ho testato su delle cavie. È efficiente e potente come atteso.”

Immaginai che ci fosse un senso di sollievo quando Kennedy, con i gesti, fece capire che non avrebbe dimostrato il test.

“Questo veleno,” continuò, “si asciuga nell’aria producendo una sostanza simile a delle piccole scaglie, solubile in acqua ma non in alcol. Ha un minimo sapore acre, poco odore e, stranamente, è innocuo sulla lingua o sulle mucose, anche in quantità considerevoli. Tutto ciò che sappiamo è che se agisce in una ferita aperta è rapidamente letale.”

Era difficile restare impassibili al pensiero che davanti a noi, in soli pochi granelli di questa sostanza, c’era abbastanza per ucciderci tutti se fosse stato introdotto in un graffio della nostra pelle.

“Solo fino a poco tempo fa, la chimica era nell’impossibilità di risolvere l’enigma, il microscopio non poteva rilevare la presenza del veleno, la patologia non poteva spiegare il motivo del suo effetto letale. E anche adesso, tutto ciò che sappiamo è che la ricerca autoptica non rivela assolutamente nulla, se non un disordine generale dei globuli rossi nel sangue. In effetti, questa intossicazione è riconosciuta solo per i sintomi molto particolari: vertigini, gambe deboli e mandibola cadente. La vittima non riesce più a parlare, né a deglutire, pur essendo completamente conscia. All’inizio ha nausea, paralisi, polso accelerato seguito rapidamente da indebolimento, con respiro lento e affannoso. Le pupille sono contratte, ma reagiscono fino alla fine e si muore con delle convulsioni simili all’asfissia. È un veleno che compromette sia il sangue che i nervi.”

Mentre Kennedy procedeva, La signora Maitland non distolse mai i suoi grandi occhi dal mio amico.

Kennedy, allora estrasse da una grande busta che la proteggeva la nota dattiloscritta che era stata trovata su Maitland. Non parlò mai di “suicidio” e stava silenziosamente presentando la nuova serie di prove.

“L’uso della macchina da scrivere per produrre documenti falsi, è in deciso aumento”, disse, agitando significativamente il foglio. “In parte si deve al grande e generale crescere dell’utilizzo della macchina da scrivere, ma soprattutto all’erronea convinzione che la dattiloscrittura fraudolenta, in un caso come questo, non possa essere scoperta. Il fatto è che la macchina da scrivere è probabilmente il mezzo di occultamento dell’identità, peggiore della scrittura contraffatta. Non offre al criminale la protezione efficace che si immagina. Al contrario, la dattiloscrittura di un documento fraudolento può essere il mezzo attraverso cui si può rintracciare la sua fonte in maniera diretta. Prima, bisogna determinare che tipo di macchina si è utilizzata per scrivere, poi si arriverà alla singola macchina vera e propria.”

Si interruppe e indicò una serie di piccoli strumenti sul tavolo.

Analisi: il tintometro

Il Tintometro Lovibond

“Per esempio,” disse, “il tintometro Lovibond mi racconta la storia del colore dell’inchiostro usato nel nastro della macchina che ha scritto questa nota, col confronto di diversi campioni standard ottenuti da tre macchine su cui il testo avrebbe potuto essere prodotto.”

“Il che mi porta a parlare della qualità della carta del mezzo foglio che è stato trovato sul signor Maitland. A volte un mezzo foglio può essere abbinato all’altra metà da cui è stato strappato con precisione, come se l’atto fosse stato eseguito di fronte a noi. In questo caso non abbiamo avuto una tale fortuna, ma mediante misurazioni effettuate con il calibro micrometrico Vernier ho verificato il preciso spessore di diversi campioni rispetto a quello della nota del presunto suicidio. È superfluo aggiungere che verificando spessore, qualità della carta, come pure il colore del nastro, da questa nota è possibile risalire alla persona che lo ha scritto.”

Non si mosse nessuno.

“E ci sono altre prove… incontestabili,” Kennedy continuò in fretta. “Per esempio, ho contato il numero di marcatori per pollice sul nastro, confrontato con le lettere di questa nota. Anche quello corrisponde al numero in uno dei tre nastri.”

Kennedy posò una speciale lastra di vetro con righe e piccoli quadrati.

“Questa,” spiegò, “è una piastra di prova di allineamento, attraverso la quale si possono studiare con precisione lo spaziamento e l’allineamento dei caratteri dattiloscritti. In questa tipologia, detta pica, ci sono dieci caratteri per pollice in orizzontale e sei per pollice in verticale. Il che è comune. Forse non sarete a conoscenza del fatto che i caratteri dattiloscritti sono allineati sia orizzontalmente che verticalmente. Ogni carattere può assumere nove posizioni possibili rispetto a uno di questi piccoli quadrati standard sulla piastra di prova. Non potrete non apprezzare come sia del tutto impossibile produrre identiche variazioni nei diversi caratteri di due diverse macchine, se le si osserva al microscopio.

“Non solo, ma le superfici di molte lettere risultano inevitabilmente smangiate, consumate, malconce, fuori allineamento, leggermente spostate nel loro alloggiamento sulla barra dei caratteri. Le facce dei caratteri non sono piatte, ma leggermente concave per conformarsi al rullo. In ogni macchina ci sono migliaia di possibili divergenze, cicatrici e deformità.

“Essendo questo il caso,” concluse, “la dattiloscrittura ha una individualità simile a quella del sistema di impronte digitali Bertillon o del Portrait parlé.”

Si fermò, poi subito aggiunse: “Ma in questo caso di quale macchina si parla? Ho qui dei campioni della macchina del Dottor Ross, di una macchina usata dal segretario del signor Masterson e di quella a cui avevano accesso sia il signore che la signora Maitland.”

Kennedy si fermò, ma non era ancora pronto a alleviare la suspense delle due persone che la sua indagine avrebbe assolto.

“Solo un’altra questione,” riprese senza pietà, “qualcosa che qualche anno fa sarebbe stato inspiegabile, se non addirittura fuorviante e produttivo di errori importanti. Mi riferisco ai sogni della signora Maitland.”

Me lo aspettavo, eppure le sue parole mi sorpresero. Cosa sarebbe successo? Ma la donna mantenne un controllo ammirevole.

“I sogni venivano trattati molto seriamente dagli antichi, ma fino a poco tempo fa i moderni scienziati, rifiutando tali idee come medioevali, hanno disprezzato i sogni. Oggi, però, li studiamo scientificamente, perché crediamo che tutto ciò che esiste abbia una ragione. Credo che il Dottor Ross sia a conoscenza delle nuove e notevoli teorie del Dottor Sigmund Freud, di Vienna?”

Il Dottor Ross annuì. “Dissento vigorosamente da alcune delle conclusioni di Freud,” si affrettò a dire.

“Mi permetta di esporle prima,” riprese Craig. “I sogni, dice Freud, sono molto importanti. Ci forniscono le informazioni più affidabili riguardo all’individuo. Ma ciò è possibile soltanto…” Kennedy sottolineò il punto… “se il paziente è in completa sintonia con il medico.

“Ora, il sogno non è un ammasso assurdo e senza senso, ma un meccanismo perfetto e quando penetra nella mente ha un significato preciso. È come se avessimo due flussi di pensiero, a uno dei quali permettiamo di fluire liberamente, mentre l’altro lo reprimiamo costantemente, spingendolo nel subconscio o inconscio, come si dice. La questione dell’evoluzione della nostra vita mentale individuale è una storia troppo lunga per annoiarvi in un momento così critico.

“Ma le resistenze, i censori psichici delle nostre idee, sono sempre attivi, tranne che nel sonno. Allora il materiale represso viene in superficie. Ma le resistenze non perdono mai completamente il loro potere e il sogno mostra del materiale distorto. Raramente uno riconosce i propri pensieri repressi o desideri non realizzati. Il sogno è davvero il guardiano del sonno per soddisfare l’attività dei processi mentali inconsci e repressi che altrimenti disturberebbero il sonno tenendo occupato il censor. Nel caso di un incubo il guardiano o censore si sveglia, si trova sopraffatto, per così dire, e chiama la coscienza in aiuto.

“Esistono tre tipi di sogni: quelli che rappresentano un desiderio non represso e realizzato, quelli che rappresentano la realizzazione di un desiderio represso in una forma del tutto nascosta e quelli che rappresentano la realizzazione di un desiderio represso in una forma insufficientemente o solo parzialmente nascosta.

“I sogni non riguardano il futuro, ma il passato, a meno che non mostrino dei desideri non realizzati. Qualsiasi cosa possa essere negata nella realtà, possiamo comunque realizzarla diversamente, nei nostri sogni. E probabilmente la più parte della nostra vita, comportamento, umori, credenze di ciò che pensiamo, potrebbe essere ricondotta a sogni del passato.”

Il Dottor Ross ascoltava attentamente e Craig si rivolse a lui. “Questa è forse la parte della teoria di Freud da cui lei dissente più energicamente. Freud dice che appena si entra nella vita intima di un paziente si comincia a trovare del sesso in qualche forma. E a suo avviso, il più valido indicatore di anormalità sarebbe proprio l’assenza di ogni forma di sesso. Il sesso è uno degli impulsi umani più forti, eppure è anche quello sottoposto alla maggiore repressione. Per questo è il punto più debole del nostro sviluppo culturale. In una vita normale, dice Freud, non ci sono nevrosi. Ora procederò con ciò che i Freudiani chiamano la psicanalisi, l’analisi dell’anima, della signora Maitland.”

Era estremamente sorprendente considerare le possibilità a cui questa nuova scienza poteva condurre, mentre Craig procedeva a illustrarla.

“Signora Maitland,” proseguì, “il suo sogno di paura era un sogno di ciò che noi chiamiamo la realizzazione di un desiderio represso. Inoltre, la paura indica sempre un’idea sessuale sottostante al sogno. Infatti, l’ansia morbosa significa certamente amore insoddisfatto. Gli antichi greci lo sapevano. Gli dèi della paura sono nati dalla dea dell’amore. Coscientemente lei temeva la morte di suo marito perché inconsciamente la desiderava.”

Era sorprendente, drammatico, crudele, forse, spietato… questo dissezionare l’anima della bella donna davanti a noi, ma Kennedy era arrivato a un punto in cui era necessario giungere alla verità.

La signora Maitland, finora pallida, era ora arrossata e indignata. Eppure, il modo stesso della sua indignazione mostrava la verità della nuova psicologia dei sogni, perché, come ho appreso in seguito, le persone spesso si indignano quando i Freudiani mettono il dito su quello che viene chiamato il complesso centrale.

“Vi sono altri motivi altrettanto importanti,” protestò il Dottor Ross. “Qui in America è molto sentito il motivo del denaro, l’ambizione…”

“Mi permetta di finire,” lo interruppe Kennedy. “Voglio considerare anche l’altro sogno. In questo tipo di sogno la paura equivale a un desiderio e, come ho detto, la paura non è altro che il sesso. Di solito gli animali dei sogni sono simboli e in questo secondo sogno troviamo il toro e il serpente che, da sempre, sono simboli della forza vitale. I sogni si basano sempre su esperienze o pensieri del giorno precedente. Lei, signora Maitland, ha sognato il volto di un uomo sovrapposto a queste bestie. È dunque possibile che l’uomo fosse il soggetto. Lei pensa di odiarlo. Coscientemente lo respinge; inconsciamente lo accetta. Un qualsiasi psicologo moderno con conoscenza dell’intima connessione tra amore e odio, capirebbe perché ciò possa accadere. L’amore non estingue l’odio, né l’odio estingue l’amore, ma le due cose, si reprimono a vicenda. Dunque può crescere il sentimento opposto.”

La situazione si faceva sempre più tesa man mano che si procedeva. Non stava forse Kennedy mettendo in discussione il fatto che lei amava un altro?

“I sogni,” continuò senza pietà, “hanno sempre come protagonista il sognatore, o comunque, il sogno riguarda intimamente il sognatore. I sogni sono personali. Non sogniamo mai cose che riguardano altri, ma sempre noi stessi.

“Anni fa,” continuò, “lei ha subito quello che i nuovi psicologi chiamano ‘trauma psichico’: una ferita dell’anima. Era fidanzata, ma la censura della sua coscienza rifiutava il modo di vivere del suo fidanzato. Quindi, ha sposato Price Maitland per dispetto. Ma il suo vero amore, subconscio, per un altro, non è mai davvero svanito.”

Craig si bloccò, poi aggiunse qualcosa in un tono basso quasi inudibile, ma che non richiedeva una risposta, “Dovrebbe… essere onesta con se stessa, ma non è obbligata a dire nulla ad alta voce… sarebbe sempre certa dei suoi sentimenti in qualsiasi situazione?”

La donna sembrava spaventata. Il viso di solito imperscrutabile la tradiva, anche se non era voltato verso il resto di noi e poteva essere visto solo da Kennedy. La donna conosceva la verità e cercava di reprimerla; aveva paura di se stessa.

“È pericoloso,” mormorò, “parlare con una persona che sa leggere piccole cose come questa. Se tutti fossero come lei, non rivelerei più una sillaba dei miei sogni.”

Adesso la donna singhiozzava.

Ma cosa c’era dietro tutto questo? Avevo sentito parlare delle cosiddette soluzioni oniriche. Avevo sentito parlare di sogni che uccidono, di omicidi inconsci, degli atti terribili del sonnambulismo subconscio di cui l’attore, nello stato di veglia, non conserva alcun ricordo fino a che non viene sottoposto a ipnosi. Era quello che Kennedy stava per rivelare?

Il dottor Ross si avvicinò alla signora Maitland come se volesse rassicurarla. Craig stava studiando attentamente l’effetto della sua rivelazione sia su di lei che sugli altri intervenuti.

Le spalle della signora Maitland, piegate per il flusso delle emozioni di quella sera e della tragica giornata, chiedevano la simpatia che, ben sapevo, Craig le avrebbe prontamente fornito quando avesse raggiunto il massimo clima di tensione che aveva pianificato.

“Kennedy,” esclamò Masterson, incapace di trattenersi più a lungo, spingendo di lato il dottor Ross e precipitandosi al fianco della signora Maitland, “Kennedy, lei è un ciarlatano… ecco, un dannato medico dei sogni… camuffato da… da scienziato.”

“Forse,” rispose Craig, con un lieve arricciare di labbra. “Ma i marcatori del nastro della macchina da scrivere, l’allineamento delle lettere, la carta, tutte le impronte digitali su quella nota dattiloscritta di finto suicidio, erano della macchina appartenente all’uomo che ha ferito l’anima di Madeline Maitland, colui che la conosceva nell’intimo del suo cuore, meglio di se stessa… e costui aveva sicuramente sentito parlare di Freud quando era stato a Vienna… sapeva che lei lo amava e si era finto paziente del dottor Ross per scoprirne i segreti e per ottenere da lui il sottile veleno del cobra. L’uomo, forse, ha semplicemente sfiorato Price Maitland nella folla, in maniera sufficiente a graffiargli la mano con l’ago e infilargli la falsa nota in tasca… avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere la donna che lui sapeva amarlo e pensava di poter conquistare. Masterson, quell’uomo è lei!”

La mezz’ora successiva fu piena di eventi scoppiettanti… la chiamata del dottor Leslie alla polizia, il coroner che prendeva in custodia Masterson e gli sforzi del dottor Ross per calmare la sua paziente, la signora Maitland, ormai quasi isterica.

Poi la calma sembrò abbattersi sul vecchio laboratorio che era stato così spesso teatro di eventi ricchi di umano interesse. A malapena riuscivo a nascondere il mio stupore, mentre guardavo Kennedy rimettere silenziosamente a posto tutti i suoi strumenti.

“Che c’è?” chiese bloccato con il tintometro in mano, incrociando il mio sguardo.

“C’è che,” esclamai, “questo sia un ottimo modo per iniziare il mese! È appena passato un giorno e hai già preso il tuo uomo. Continuerai così? Se sì, a questo ritmo, io vado via e torno a febbraio. Ché è il mese più corto!”

“Qualsiasi mese tu preferisca,” sorrise truce, mentre riponeva svogliatamente il tintometro nell’armadietto.

Ma era inutile. Sapevo che qualsiasi altro mese sarebbe stata la stessa cosa.

“Bene,” risposi debolmente, spero solo che non tutti i giorni siano stressanti come questo. Spero, almeno, che mi darai il tempo di metter giù qualche appunto prima di ricominciare.”

“E chi può dirlo,” rispose, ancora impegnato a rimettere in ordine il materiale. “Non ho alcun controllo dei casi che mi vengono proposti… ma certo posso rifiutare quelli che non mi interessano.”

“Allora,” sospirai stancamente, “rifiuta il prossimo. Devo riposare. Mi trovi a casa a dormire.”

“Va bene,” disse, senza provare a seguirmi.

Scossi la testa dubbioso. Era impossibile imporgli una decisione. Invece di dimostrare l’intenzione di spegnere le luci del laboratorio, sembrava stesse osservando una fila di provette piene a metà con la cura di uno che sia stato interrotto nel bel mezzo di un avvincente esperimento.

“Buonanotte,” dissi io.

“Buonanotte,” rispose lui meccanicamente.

So che quella notte ha dormito… per lo meno… quando mi sono svegliato al mattino il suo letto era stato utilizzato. Ma era già andato via. Del resto, non era insolito per lui: quando lo prendeva la febbre del lavoro, considerava le sue cinque ore scarse di sonno, come una notte di sufficiente riposo. Non faceva differenza se ci discutevo. Il fatto che prosperasse in quel modo e potesse giustificare quella, con tutti gli altri scienziati, come valida scelta, per lui bastava.

Mi vestii tranquillamente, feci colazione e cominciai a trascrivere quanto potevo dalle note appuntate di fretta il giorno prima. Sapevo che il lavoro in cui era impegnato adesso Craig, quel che fosse, doveva essere una ricerca, attività che a lui piaceva molto. Altrimenti, mi avrebbe lasciato un messaggio.

Non ricevetti notizie da lui per tutto il giorno, per cui riuscii a recuperare le mie note, ma il nostro primo caso aveva stimolato il mio appetito ed ero affamato. In effetti, stavo quasi cominciando a preoccuparmi un po’ per quel lungo silenzio. Una mano sulla maniglia della porta, o una squillo del telefono sarebbero stati un gradito sollievo. Stavo gradualmente diventando consapevole del fatto che nella vita mi piaceva l’emozione, tanto quanto piaceva a Kennedy.

Lo capii meglio quando il repentino suono del telefono mi fece battere il cuore altrettanto velocemente del martelletto che trillava sulla piccola campana.

“Jameson, per l’amor del cielo, trovi subito Kennedy e lo porti qui da noi al Novella Beauty Parlour. Ci troviamo di fronte al peggiore caso mai visto da tempo. Anche il dottor Leslie, il coroner, è qui e dice che non dobbiamo fare nulla fino a quando non arriverà Kennedy.”

In tutta la nostra lunga conoscenza dubitavo di aver mai sentito il vicesceriffo O’Connor tanto agitato e apparentemente così impotente quanto quella sera al telefono.

“Cos’è successo?” chiesi.

“Lasci perdere. Trovi Kennedy,” rispose piuttosto bruscamente. “Si tratta di Miss Blanche Blaisdell, l’attrice: l’hanno trovata morta qui. È un mistero assoluto. Ora lo trovi, lo trovi!”

Era ancora sera presto, e Kennedy non era tornato, né aveva mandato sue notizie al nostro appartamento. O’Connor aveva già provato a chiamare il laboratorio. Per quel che mi riguarda, non avevo la più pallida idea di dove fosse Craig. Se il vice e il coroner lo stavano cercando, era perché il caso doveva essere urgente. Tuttavia, dopo mezz’ora di telefonate, non ero riuscito a trovare traccia di Kennedy in nessuno dei suoi soliti posti.

Disperato, lasciai un messaggio per lui al portiere in caso chiamasse, saltai su un taxi e corsi al laboratorio, sperando che qualcuno potesse essere ancora in giro e sapesse dove trovarlo. Il custode poté illuminarmi dicendomi che era passata una grossa limousine a prendere Kennedy più o meno un’ora prima e lui se ne era andato di gran fretta.

Avevo ormai rinunciato considerandolo un caso senza speranza ed ero tornato all’appartamento per aspettarlo e in quel momento il portiere si precipitò verso di me mentre pagavo il taxi.

“Signor Kennedy al telefono, signore,” gridò mentre quasi mi trascinava nella hall.

“Walter,” quasi urlò Kennedy, “sono al Washington Heights Hospital con il dottor Barron – ricordi Barron, nella nostra classe al college? Ha un caso molto speciale di una povera ragazza da lui trovata che vagava per strada e l’ha portata qui. Una cosa molto insolita. È venuto al laboratorio con la sua macchina. Ma, sì, ho sentito il messaggio che hai lasciato al portiere. Vienimi a prendere, e così andiamo immediatamente al Novella. Forza.”

Non persi tempo a fare domande e a prolungare la conversazione, sapendo della fumante impazienza di O’Connor. Era un sollievo sapere che alla fine Kennedy fosse stato trovato.

Entrando di corsa, lui era nel reparto psichiatrico assieme a Barron. La ragazza di cui aveva parlato al telefono dormiva tranquillamente sotto l’effetto di un oppio e fuori nel corridoio i due stavano discutendo del caso.

“Cosa ne pensi?” chiedeva Barron, facendomi cenno di unirmi a loro. Poi aggiunse per spiegare: “Ho trovato la ragazza che vagava per strada senza cappello. Per dirla tutta, all’inizio ho pensato che fosse ubriaca, ma un’attenta osservazione mi ha fatto capire che non era così. Per cui ho fatto salire la poveretta nella mia macchina e l’ho portata qui. Per tutto il percorso ha continuato a piangere disperata: ‘Ma non vedi? È in fiamme! Gli brillano le labbra – brillano, brillano.’ Penso che la ragazza sia demente o abbia avuto un’allucinazione.”

“Troppo vivida per essere un’allucinazione,” osservò Kennedy con sicurezza. “Per lei era una cosa fin troppo reale. Anche l’oppio non ha potuto eliminare quella visione dalla sua mente, qualunque fosse e tu gliene hai dato quasi a sufficienza per ucciderla. No, quella non era un’allucinazione. Va bene, Walter, andiamo.”

 

Traduzione
© 2024 by Mario Luca Moretti
© 2024 by Franco Giambalvo
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Arthur B. Reeve: Kennedy & Jameson

nasce il 5 ottobre 1880, muore il 9 agosto 1936, è stato uno scrittore americano di misteries. È conosciuto soprattutto per aver creato il personaggio del Professor Craig Kennedy, talvolta chiamato "Lo Sherlock Holmes americano"