Antonio Pigafetta è stato uno tra i primi uomini a compiere per intero la circumnavigazione del globo. Prese infatti parte alla spedizione attorno al mondo di Ferdinando Magellano, con cui salpò le ancore da Siviglia, in teoria il 10 agosto 1519, anche se poi dovettero aspettare fino al 20 settembre per issare le vele e partire da Sanlúcar de Barrameda, il porto alla foce del Guadalquivir. Le grandi navi erano state spinte lungo il fiume da enormi mandrie di buoi aggiogati e cavalli, mentre a bordo si completavano in tutta frette gli ultimi preparativi per il grande viaggio.
Pigafetta era salito a bordo come sobresaliente, vale a dire uomo d’arme, ma ben sappiamo che fu invece un impareggiabile cronachista. Magellano non lo amò all’inizio, ma poi lo prese in simpatia.
L’ammiraglio Magellano, invece, purtroppo morì prima di terminare il viaggio, ma Antonio Pigafetta ritornò invece vittorioso il 6 settembre del 1522.
Annotiamo questa data: significa che due giorni fa si sono festeggiati i 500 anni esatti dalla conclusione di questa grandiosa e storica spedizione.
Ora, mi trovo sempre un po’ intimidito a parlare di qualcosa che ho scritto io, ma data la ricorrenza, non posso non far cenno al mio romanzo Nuove vie per le Indie, che temo pochissimi conoscano.
La storia qui si svolge (apparentemente) a partire da, l’anno di Nostro Signore 1527, lo mese di settembre come dice l’io parlante Messer Osvaldo Carpentieri da Fiesole.
La particolarità del romanzo è proprio questo io narrante, che per tutto il libro si esprime in uno pseudo italiano cinquecentesco.
La trovata non è stata apprezzata da tutti. Molti mi hanno fatto sapere che questo pseudo linguaggio non è sopportabile, ma io ovviamente la penso diversamente. Per esempio, il grande Andrea Camilleri fa esattamente qualcosa di molto simile, usando una prosa in siciliano.
Per fortuna, lo ha capito ed è stata del mio stesso avviso, l’editrice originale, Monica Palozzi di Pragmata, ed evidentemente serve una specie di salto mentale, rispetto alle abitudini tradizionali.
Poco dopo l’inizio del romanzo ben si capisce che tutto si svolge in un tempo ucronico, vale a dire un 1527, che non è il nostro 1527.
Ed è proprio nel primissimo capitolo che si spiega come Osvaldo partisse da Fiorenza con due hommini e una signora al seguito di una carovana destinata a le misteriose terre di Hispania. E tra i passeggeri c’è un messere per noi davvero molto interessante:
In quel momento una voce profonda mi scosse dicendo: – Chiedo venia, messere, ma gradirei conferire almeno pochi minuti con voi.
Alzando il guardo mi trovai a fronte lo messere dal crine grigio […]
– Prego, sedetevi – dissi. – Averei piacere se accettaste uno bicchiere di vino Chiantigiano.
Feci subito un cenno a lo taverniere sanza attendere l’accettazione, che del resto venne subito dopo. Lo messere si sedette e si presentò: – Lo nome mio è Antonio Pigafetta da Vicenza e sono viaggiatore e scrivano.
Il fatto è che nel 1527, Pigafetta era già tornato dal suo viaggio attorno al mondo, quando una mattina (come egli stesso racconta) “scopersi che la lengua parlata [dalle genti] era bastante diversa dalla mia, anche se comprensibila. Ora col tempo mi sono riadattato a usare lo linguaggio di questi vostri posti…”
In pratica Antonio Pigafetta è precipitato in uno strappo temporale, dove scopre che in quell’anno l’ammiraglio Magellano non è ancora partito per “lo viaggio suo”, quindi vive e sta per partire di lì a qualche mese.
È per questo che Antonio si metterà in viaggio su una diligenza che da Firenze, viaggerà fino agli ignoti lidi di Hispania.
Tutta l’idea del viaggio e del fuori dal tempo, viene anche se osserviamo che storicamente non si sa con sicurezza come e quando sia morto Antonio Pigafetta:
“In mancanza di notizie certe, un’ipotesi sulla data della morte è riportata da Stefano Ebert nel suo libro su Pigafetta, e cioè che il viaggiatore sarebbe morto nel 1527…”
In realtà, oggi lo sappiamo, Antonio Pigafetta non è affatto morto nel 1527, ma in quell’anno è caduto in uno strappo temporale, oltre il quale ha poi agito per molti altri anni, senza mai ritornare al suo tempo. Qui, ha conosciuto Osvaldo Carpentieri da Fiesole e con lui ha avuto avventure che nessuno, fino a oggi, poteva immaginare.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.