La fantascienza è in crisi!

Lo abbiamo (purtroppo) notato altre volte per ciò che riguarda la situazione italiana, ma oggi ci arriva il medesimo messaggio anche dalla parte americana.

È una situazione molto grave, a nostro avviso, poiché gli scrittori americani (Stati Uniti e Canada) in gran parte hanno sempre potuto vivere del loro lavoro con la fantascienza.

Questa volta me lo fa notare l’amico Robert J. Sawyer che mi invita a leggere un articolo pubblicato da Typebar Magazine, pubblicazione che si definisce “Una rivista online irriverente che pubblica analisi letterarie, critiche culturali e storie di modi di scrivere.”

Il titolo è autoesplicativo: “Nessuno vuole comprare il futuro: perché la letteratura di Fantascienza sta svanendo?

Chi ne scrive è tuttavia un canadese, “Simon McNeil autore e critico di genere che vive in una piccola fattoria permaculturale nell’Isola di Principe Edoardo, in Canada, con moglie, figlia e vari animali. Ama i film d’arti marziali, i giochi da tavolo e i libri strani.”

Gli stranieri quando dicono autore di genere, intendono scrittori che non fanno il cosiddetto mainstream (corrente che in un particolare ambito culturale è considerata più comune e dominante), ma scrivono gialli, o fantascienza, o fantasy, eccetera.

Chissà, il dubbio (o forse la speranza) è che l’autore parli soprattutto della situazione in Canada.

Ma l’articolo inizia con una citazione tratta dal Washington Post: “Tra 1.500 americani a cui è stato presentato il sondaggio, il 46 percento non ha letto nemmeno un libro l’anno scorso e solo il 5 percento ne ha letto uno. Quindi, se hai letto più di due libri nel 2023, congratulazioni! Sei nella metà superiore dei lettori statunitensi. Leggere cinque libri ti mette nella top 33 percento, mentre 10 libri ti collocano nella top 21 percento. Coloro che leggono più di 50 libri sono persone che rappresentano solo l’uno percento dei loro connazionali.”

A questo proposito trovo anche una citazione che mi rappresenta in pieno come lettore e spiega perché da tempo leggo solo libri elettronici: “I libri digitali sono particolarmente popolari tra i lettori più accaniti, presumibilmente perché si finisce rapidamente lo spazio sugli scaffali quando si leggono più di cinquanta volumi all’anno.”

Ma il problema (in effetti) con queste premesse non sembrerebbe riguardare il genere (cioè la fantascienza) quanto piuttosto il mezzo di comunicazione, cioè il libro. Cioè, la gente non legge. Ma se così fosse non leggerebbe nemmeno il resto.

Simon McNeil osserva invece che il declino sembra riguardare solo la fantascienza e, per esempio, non il fantasy: il libro di fantascienza più venduto nel 2023 è arrivato alle 17.000 copie, “Il romantasyA Court of Mist and Fury” di Sarah J. Maas ha venduto 19.097 copie […]

E qual è la causa del declino della letteratura di fantascienza?

Se guardiamo l’età dei lettori non abbiamo vere risposte. La maggior parte delle ricerche scientifiche sulla fruizione della fantascienza indica che il genere si orienta verso adulti tra i 30 e i 45 anni, con un patrimonio e un’istruzione superiori alla media, e che tali persone tendono a essere lettori molto attivi e che si impegnano regolarmente con la fantascienza su altri supporti. Eppure, non è affatto vero che la fantascienza sia in calo in assoluto. I cinema sono pieni di blockbuster come non mai e la maggior parte delle serie a fumetti tendono decisamente alla fantascienza e non al fantasy, come in “Thor: The Dark World” quando Jane viene presentata con un oggetto chiamato “forgia delle anime” e, dopo alcune brevi questioni, gli elementi magici si spiegano come effetti ottenuti attraverso ‘un generatore di campo quantico.’ Questa tendenza a trattare gli dei e la magia come potenti alieni con quello che Clarke descriverebbe una ‘tecnologia sufficientemente avanzata,’ persiste in tutte le voci “cosmiche” dell’MCU oltre alle voci delle serie cinematografiche che si riferiscono ai fumetti DC.”

Questa osservazione fa purtroppo il paio con quanto detto fin da subito: la gente che legge è in precipitosa diminuzione!

Ma questo non spiega tutto.

Per quale motivo va di più il fantasy? Per quale motivo ci sono scrittori che possono vivere, per lo meno barcamenarsi, con il mainstream?

Infine, perché la fantascienza non va più?

La risposta di Simon McNeil fa riferimento a ciò che osserva attorno a lui, ma che in definitiva mi pare possa essere riportato anche da noi: “Viviamo nel mondo che aveva già predetto John Brunner in “Tutti a Zanzibar” o ne “Il gregge alza la testa,” un mondo dominato dalle corporazioni, caratterizzato dall’instabilità politica e dal collasso ambientale. Siamo tutti immersi nel Torment Nexus [espressione che indica una cosa in origine descritta nei libri, ma che per il bene dell’umanità non dovrebbe mai essere creata]. Quindi perché dovremmo voler leggere quali orrori futuri stanno cercando di produrre i mercanti della miseria umana in Silicon Valley?

In effetti, i racconti di fantascienza che hanno successo sono i film, in genere ben lontani da questo panorama. I cattivi qui sono ben nascosti sotto le vesti di mostri, come ai tempi de La guerra dei mondi.

Vediamo anche noi come chi oggi scrive di fantascienza non è più capace di descrivere una società diversa da quella in cui vive. Secondo McNeil: “Un lettore acuto de “The Player of Games” potrebbe riconoscere proprio Elon Musk nei vari giocatori di Azadi piuttosto che i protagonisti della Cultura, traendo comunque facilmente un Torment Nexus da quei discorsi di pseudo-sinistra sul determinismo linguistico.”

Come tutti i finali di articoli altamente pessimistici, l’autore vuole lasciare un messaggio di speranza, ma questo a mio avviso è un messaggio vecchio e non molto ottimistico per la fantascienza: “Non sono tutte notizie cupe, però. Penso che possiamo intravedere speranza per la fantascienza attraverso figure come Jeff Vandermeer, il cui lavoro spesso non viene collocato sugli scaffali della fantascienza.”

Cioè, c’è speranza solo se la fantascienza non è presentata come tale?

Abbiamo bisogno di ben altro, a mio avviso.

 

Copertina tratta dal sito La Repubblica

 

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.