Quasi esattamente due anni fa facevo la conoscenza di Filippo Zelli che mi pregava di dare un’occhiata al suo nuovissimo romanzo Lightbringer. Filippo mi spiegava che quello era il primo libro di una estesa saga fantascientifica intitolata “I cancelli di Hynterion.” Estesa, a quel tempo, solo nella sua mente, è chiaro!

Le premesse erano sospette.

Può un autore del tutto sconosciuto e che pubblica in proprio, produrre una ‘estesa saga fantascientifica’ di valore?

Non che non fosse mai successo: George Lucas non era stato creduto da nessuno prima di produrre Star Wars assolutamente in proprio. Ma insomma…

Leggo dunque Lightbringer e, come si può vedere dalla mia presentazione su questo stesso sito, trovo il racconto molto interessante.

Da qui cambia tutta la storia dell’umanità, alla maniera di un romanzo come lo avrebbe scritto Verne, Wells, o appena più recentemente, Robert A. Heinlein. Tutto il romanzo, tranne gli ultimissimi capitoli è una storia di avventure di Eroi assolutamente inossidabili, il che è decisamente raro ai giorni nostri, dove gli scrittori in genere, non si lasciano sfuggire un po’ di insana distopia.

Chi mi segue sa benissimo che cosa io pensi della distopia, oggi così popolare in fantascienza, soprattutto, italiana! Descrivere catastrofiche società politico-sociali è stato da sempre il genio letterario di quasi tutti gli scrittori italiani di fantascienza.

Filippo Zelli, invece ha cominciato con un gradevole romanzo di avventure e misteri fantascientifici, coinvolgendo il suo personaggio più originale: uno scienziato davvero esistito e qui sopravvissuto a lungo e inaspettatamente.

Io stesso ho suggerito a Filippo di non rivelare direttamente nei suoi riassunti, finché sarà possibile, chi sia lo scienziato, perché si tratta davvero di una trovata vincente e molto originale. Chi ha letto i libri lo sa. Chi non li ha letti ha una ragione in più per procurarseli.

i cancelli di HynterionLo stesso scienziato è protagonista di un cliffhanger veramente diabolico che conclude questo terzo romanzo, intitolato Gli Ingranaggi dell’Universo.

La sequenza esatta della serie, dopo Lightbringer, è appunto, L’Assedio di Velus Rodhalia e quindi Gli Ingranaggi.

Straordinariamente, i tre romanzi sono abbastanza diversi tra loro, pur avendo una sequenza di eventi: il primo è un classico romanzo spaziale, il secondo è un ansiogeno romanzo di guerra, il terzo è un abile insieme delle due cose.

Filippo, hai intenzione di svariare ancora nel più che probabile quarto romanzo?

Era il 1983 o giù di lì quando, da bambino, vidi per la prima volta Han Solo (Ian nel doppiaggio Italiano) spingere avanti la leva che lanciava nell’iperspazio il Millennium Falcon, per viaggiare a Velocità Luce. Al tempo non potevo certo comprendere il reale significato di quelle parole; tuttavia, ebbi subito la sensazione che volare nello spazio a Velocità Luce (per altro doppiaggio piuttosto grossolano, come al solito per quegli anni) doveva essere qualcosa di gigantesco. Ecco, forse fu proprio in quell’istante che scattò in me il sogno, il desiderio di grandiosità, di infinito, di universo. La fantascienza per me è questo, è potenza, è cosmo, è spingersi al limite nell’immaginare cose, scenari, anche contesti sociali e culturali futuri, perché, come si dice spesso: se puoi immaginarlo, puoi farlo.

Mm! Mi pare che stiamo un po’ fuori tema. Io avevo chiesto…

Piano piano ci arrivo…

L’universo è così, l’uomo è così.

Giuseppe Ungaretti, in un’intervista che ho avuto la fortuna di ascoltare di recente, affermò che Ogni conquista nuova della conoscenza umana estende il mistero, rende gli uomini più presi dall’occulto. Non è vero che la scienza diminuisca le possibilità della poesia. La scienza, con le sue scoperte, aumenta le possibilità della poesia appunto perché rende più intenso il mistero. Man mano che noi conosciamo di più, conosciamo di meno.

La mia storia, quella che sto scrivendo, è spinta dal medesimo motore, in ogni libro inseguo la scienza, il mistero dell’universo, il cui equilibrio altro non è che l’asse portante degli eventi, anche dell’entrata in scena dei nuovi personaggi.

Quindi ogni libro ha una sua motivazione?

Certo! Il primo libro fotografa il momento in cui la razza umana, ormai pronta dal punto di vista culturale e tecnologico, decide di sfidare il grande abisso.

Nel secondo viene messa alla prova la capacità di guardare dentro sé stessi e trovare nella nostra storia passata, anche nei nostri errori, la forza e il senso di giustizia necessari per fare la nostra parte in qualcosa di molto più grande di noi.

Nel terzo, come avrai notato, le tessere cominciano a incastrarsi e mostrano un meccanismo antico, che forse neanche l’intelligenza superiore dei popoli della galassia ancestrale riesce a decifrare fino in fondo. È qui che domina ancora il mistero ed è qui che il Professore (giusto chiamarlo così) si dimostra potente, in quanto da solo riesce a sentire lo scorrere, il divenire dell’universo, la sua costante ricerca di equilibrio. L’equilibrio, in quanto tale, fa sì che a ogni forza, piccola o grande che sia, se ne contrapponga un’altra di pari intensità. Credo tu abbia capito a cosa mi riferisco; dico solo che nel prossimo libro ogni momento, ogni personaggio, ogni forza appunto, troverà la sua controparte, un insieme di diadi nate dal divenire causale, dalle equazioni del tutto, dal potere infinito del cosmo.

Ho creduto di notare che con l’arrivo di questi Ingranaggi il numero di personaggi presenti e passati nella saga raggiunge un valore davvero rilevante e si avvicina, se non supera, quelli inventati da George Lucas e dai suoi collaboratori. Per cui, caro Filippo, è impossibile non citare il ricco epilogo in cui presenti un elenco ragionato di tutti i personaggi da te portati alla ribalta. Non temi che il lettore si perda un po’ tra tutti questi interpreti?

Credo che i personaggi nascano da sé, forse sono destinati anzitempo ad assumere quel ruolo, piccolo o grande che sia, nelle storie che intendiamo raccontare.

Come avrai notato, la base portante rimane più o meno quella, ma di volta in volta si rende necessario aggiungere nuovi interpreti per dare una propria vitalità al singolo evento, per conferire allo stesso la grandezza che merita.

In una società come quella del ventiseiesimo secolo il nostro pianeta dovrà avere delle istituzioni, dei politici, un capo della flotta. La nave dei nostri eroi dovrà avere un equipaggio, seppur piccolo. L’avamposto Atlas 3 dovrà pur avere un sovrintendente, su Velus Rodhalia dovrà esserci un governo, dei capi militari, dei messaggeri, e così negli altri mondi. Anche una singola battaglia può e deve avere più punti di vista. L’oscurità, a sua volta, dovrà muoversi attraverso attori più o meno grandi.

In un arco narrativo che abbraccia diversi anni e si dirama in una galassia intera, diventa per me inevitabile arruolare un cast di una certa grandezza, che è semplicemente proporzionato alla mole di eventi che prendono vita. In tutta sincerità, non sarei in grado di scrivere diversamente una storia simile.  Mi rendo conto della potenziale difficoltà che potrebbe insorgere nel lettore ed è per tale motivo che ho creato un indice alfabetico fin dal secondo libro.

Il bello del racconto di Filippo è (come sempre) il ripercorrere gli stilemi di romanzi di qualità storica, come quelli di Welles, o di Verne, sia pure mediati alle nuovissime tecnologie.

Man mano che Filippo Zelli prosegue nel suo mondo fantastico, siamo sempre più intrappolati in un universo immenso e davvero senza confini.

Nel terzo volume viene introdotto un personaggio nuovo proveniente dal secolo ventesimo e da una regione russa: i salti temporali nel mondo di Filippo non sono inconsueti.

Prendiamo finalmente coscienza dei Cancelli di Hynterion: e (forse) parliamo con chi li ha costruiti e che, probabilmente, li manovra anche oggi.

A questo proposito, i nostri eroi si introducono nel leggendario Labirinto di Nevesh dove incontrano quello che sembra uno dei misteriosi creatori dei Cancelli; un alieno che dice di chiamarsi Dunell, sovrintendente dell’Emer-Kat. Ma non esultiamo, forse non abbiamo ancora trovato nulla. Che dici Filippo?

L’Emer-Kat è, come ben si evince, il gioiello tecnologico più incredibile che una mente intelligente possa concepire, la macchina dal poter più esteso. Eppure, come il Professore sembra intuire, anch’esso potrebbe fallire o, quanto meno, potrebbe non vedere tutto. Questo, invero, proprio per il concetto espresso da Ungaretti, che prima richiamavo, tanto semplice quanto vero e potente: Man mano che noi conosciamo di più, conosciamo di meno.

La saga sta andando avanti e, con il terzo libro, molte delle antiche verità sottese ai misteri della galassia e dell’universo sono state svelate; molte, ma non tutte ovviamente. È proprio in virtù di ciò che l’oscurità serpeggia e allarga le sue spire, bramosa di appropriarsi del potere più micidiale, quello scavato nelle mura dell’universo primordiale e che si dirama lungo tutta la sua estensione. Questo il Professore lo sa e cercherà di proteggere il segreto, con la sempre maggior consapevolezza di essere elemento fondamentale del movimento della grande spirale. Ma, come abbiamo imparato, l’universo non accetta che una grande forza si propaghi senza che esista un suo corrispettivo uguale e opposto, senza assegnare patenti di virtù, senza distinguere tra bene e male, mere sovrastrutture umane.

A quel punto, come spesso fa la storia dei Cancelli, tutto cambia.

La speranza di un finale tranquillo viene del tutto disattesa nei successivi undici capitoli e ritorniamo sulla giostra spaziale di Filippo, verso un finale di spasmodica attesa per il libro successivo.

L’oscurità avanza ormai in lungo e in largo nella galassia; essa ha molti attori, i quali operano nei modi più disparati e subdoli. Soprattutto, il confine tra le tenebre e la luce non è mai ben delineato e non esistono creature (no, neanche il Professore, neanche i nostri eroi) intrise di pura luminosità, perché non dimentichiamo mai che la macchia nera ha la medesima forza dei raggi dorati, l’universo non conferisce mai patenti privilegiate.

Allo stesso modo, le creature che ora si muovono nel buio non sono composte solo da nera pece, perché in realtà siamo tutti in bilico, in equilibrio sulla punta di uno spillo e sarà solo il colossale movimento degli ingranaggi dell’Universo a determinare le inerzie, a far sì che ogni singolo pezzo assuma il suo ruolo sulla grande scacchiera.

Per dire ai lettori che cosa troveranno davvero in questa saga, è necessario spiegare che i tre libri piaceranno moltissimo a chi da giovanissimo si sia trovato a fantasticare sui più famosi libri di avventure disponibili, oppure sui fumetti come quelli di Flash Gordon o di altri eroi, per chi ha la mia età, o chi sia interessato ai classici.

In definitiva, complimenti Filippo, come sempre.

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nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.

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Ha iniziato a scrivere nel gennaio 2020, quasi per gioco, poi con il lockdown ha profuso più impegno nel suo progetto, non potendo dedicarsi alla sua professione ufficiale di avvocato che aveva subito uno stop. I cancelli di Hynterion altro non è che l’universo letterario che Filippo ci vuole proporre e che lo terrà impegnato a lungo.