Avendo io scritto The Oppenheimer Alternative, tantissimi mi hanno chiesto cosa pensassi del film Oppenheimer di Christopher Nolan. L’ho visto pochi giorni fa, nel modo in cui il regista vorrebbe che sia visto: in 70 mm IMAX.

Quando sono uscito dal cinema, ero piuttosto positivo, ma, essendo ormai passato un po’ da allora, devo dire che non sono più così entusiasta, anche se lo consiglierei ancora.

Sì, è un buon film. Ma è il meglio disponibile al cinema su questa storia? No, direi che il migliore sull’argomento rimane sempre il film TV del 1989 Day One (I giorni dell’atomica) con David Strathairn nella parte di Oppie, Brian Dennehy come generale Leslie R. Groves, e Michael Tucker, nel ruolo di Leo Szilard.

Cillian Murphy, che interpreta Oppenheimer nel film di Nolan, vincerà l’Oscar come miglior attore? No, non credo; la sua è una versione terribilmente monotona di Oppie, che invece era una persona molto più complessa (e molto più affascinante) di quanto indicherebbe il ritratto di Murphy.

Eppure, prevedo che un Oscar per la recitazione in questo film ci sarà – e andrà a Robert Downey Jr. per la sottile interpretazione, perfettamente controllata e magistrale di Lewis Strauss, ex presidente della Commissione per l’energia atomica. Nel frattempo, Matt Damon mi ha sorpreso per quanto sia bravo nei panni del generale Leslie R. Groves, e Benny Safdie è perfetto come Edward Teller. Nelle prime scene, non pensavo molto a David Krumholtz come I.I. Rabi, ma alla fine del film ero molto più entusiasta circa la sua interpretazione.

Ma Nolan dà poca importanza a quasi tutti gli altri scienziati – i personaggi che nel mio romanzo L’alternativa Oppenheimer mi sono divertito a ritrarre più grandi del vero, ma reali. Per esempio, Richard Feynman è ridotto a un ragazzo che suona bonghi sullo sfondo in un paio di inquadrature e Kurt Gödel appare in una scena all’inizio, come se dovesse avere un ruolo nella storia, ma non viene mai più trattato.

Nel frattempo, le presunte star femminili del film Emily Blunt nel ruolo di Kitty Oppenheimer e Florence Pugh nel ruolo di Jean Tatlock – interpretano poco più di un cameo.

E, se posso essere così audace, per quelle scene di vita reale che appaiono nel film di Nolan Oppenheimer e nel mio L’alternativa Oppenheimer, I miei ritratti sono storicamente più accurati. Ho rifiutato di cambiare tutto ciò che effettivamente disse o fece Oppenheimer; al riguardo Nolan non si è fatto tanti scrupoli.

Nolan interpreta Oppenheimer come se fosse stato un sofisticato attivista politico, il che semplicemente non era così: un uomo che, in realtà, era così fuori contatto con la gente comune da essere completamente all’oscuro della Grande Depressione anche se aveva ventisei anni nel 1930; un uomo che, in realtà, non ha mai votato fino all’età di trentadue anni.

E l’incidente scatenante che Nolan ha inventato per il film – la scena iniziale con Oppie, Einstein e Strauss – è un abbellimento del tutto fittizio e, francamente, non necessario.

Il film ha diversi errori, tra cui una versione spaventosamente imprecisa del famoso incidente in cui Oppenheimer cercò di avvelenare con una mela il suo tutor al Cavendish Laboratory di Cambridge; persone che sventolano bandiere americane a cinquanta stelle a Los Alamos nel 1945, quando gli Stati Uniti avevano solo quarantotto stati; il verdetto del comitato di revisione consegnato di persona (anziché per lettera); Oppie dice la sua famosa battuta “Now I am become Death” a Jean Tatlock (e  prima  del test Trinity!) invece che a Edward R. Murrow alla CBS nel 1955 (la prima volta che apparentemente la pronunciò ad alta voce); Oppie chiamava Isidor Isaac Rabi “Izzy”, cosa che nessuno ha mai fatto (è sempre stato chiamato con il suo cognome, anche da sua moglie), e chiamava il generale Groves “Leslie”, un nome che i suoi amici non hanno mai usato; per tutti loro era Dick (da Richard, il suo secondo nome).

Inoltre, nonostante tutto il brusio pre-release sulla supposta nudità frontale, in realtà nel film non esiste affatto (si vedono i seni di Florence Pugh in poche inquadrature, e basta). La nudità non era necessaria ed è servita solo a ottenere un rating “R” al film negli Stati Uniti, il che è un peccato; anche i giovani dovrebbero vedere questo film.

Era anche gratuitamente offensivo, per alcuni, il fatto che Nolan in un’altra scena completamente fittizia, ritrae un Oppie nudo che recita parti della Bhagavad Gita, sacra agli indù, a una Pugh nuda; non c’era necessità narrativa perché i due fossero svestiti in quella scena.

Nonostante tutta la prosopopea di Christopher Nolan secondo cui il suo Oppenheimer è un film importante e, dalle sue stesse parole, “pone le domande più inquietanti“, lui si limiterà a mostrarci l’esplosione del test Trinity nel New Mexico e non il lancio delle bombe sulle città abitate e vive di Hiroshima e Nagasaki. Sì, Nolan ritrae il famoso momento in cui Oppenheimer dice di temere di avere “le mani sporche di sangue” a Harry S. Truman nello Studio Ovale, ma, nel suo film, non abbiamo mai una reale sensazione di pentimento per Oppenheimer, né degli orrori della guerra nucleare.

Purtroppo, nonostante il formato IMAX, la maggior parte delle scene di Oppenheimer non sono molto memorabili né visivamente né emotivamente.

 

© 2023, by Robert J. Sawyer
Traduzione © 2023, Franco Giambalvo

Robert J. Sawyer
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nato a Ottawa, 29 aprile 1960 è uno scrittore di fantascienza canadese. Si definisce un autore di fantascienza hard, ma di fatto il suo interesse per la caratterizzazione e la psicologia dei personaggi è molto superiore a quello tipico di tale filone. Le sue opere hanno spesso connotazioni metafisiche.