Nettle and Bone (Ortica e Osso), ebbene, finalmente sono riuscito a leggerlo!
Si tratta del romanzo di T. Kingfisher che, abbastanza inaspettatamente, ha vinto lo Hugo Award 2023.
Che dire? È un romanzo piacevole, ma confesso che non mi ha particolarmente colpito. Naturalmente si tratta solo della mia impressione di non lettore di fantasy e di vecchio fantascientista incallito.
Che cosa aspettarsi? Ecco, un libro che in qualche modo ricorda classici come Alice nel Paese delle Meraviglie, o il Mago di Oz, ma su toni molto più dark. Insomma, un libro per ragazzi, ma incupito per poterlo dedicare agli adulti.
Devo infine dire che gli strilli di copertina visti anche nelle nostre presentazioni, non mi pare diano una chiara sensazione della vera atmosfera del libro, che vorrebbe essere presentato come una specie di favola, mentre è invece più una dark story.
Eroina o meno, troviamo la nostra protagonista, Marra, affiancata a un ex cavaliere decaduto, una fata madrina riluttante, un’enigmatica strega e il suo famiglio e Marra potrebbe finalmente avere il coraggio di salvare sua sorella e rovesciare un trono.
È così, ma in realtà tutto e meno fiabesco: Marra è una principessa che viene mandata in convento, perché è la terzogenita. Suo padre, il Re di un Paese chiamato Porto Regno, ha avuto solo figlie femmine! L’idea è dunque quella di allearsi tramite matrimonio con uno stato potente, il Regno Nordico, privo di sbocchi al mare, ma certo non sarà la terzogenita a cominciare questo progetto di sopravvivenza della corona.
La sorella primogenita va dunque in sposa al principe, ma dopo il tempo dovuto, non rimanendo incinta, improvvisamente muore cadendo dalle scale. Molto sospetto!
Anche la seconda sorella si sposa con il medesimo principe e costei rimane incinta molte volte, tuttavia senza mai portare a termine la sua gestazione. A Marra anche questa situazione sembra sospetta e molto pericolosa.
Detto fatto, la principessa, che è novizia presso il convento di Nostra Signora delle Gracule, decide di abbandonare la sorellanza, che pare trovarsi dall’altra parte del mondo visto il lunghissimo viaggio a cui si dovrà sottoporre per arrivare infine al Regno Nordico.
La principessa è decisa a vendicare la famiglia ed è alla ricerca di una strega che le insegni l’incantesimo capace di far morire il principe.
Marra incontrerà quasi subito l’ostetrica dei morti, una figura che cura i cimiteri delle terre nordiche, ma sapeva che avrebbe potuto sempre rivolgersi alla sua madre-madrina, cioè la madrina di battesimo tipica di ogni casa reale: figura capace anche di magie.
In ogni caso Marra sa, da una filastrocca usata nel salto della corda, che per poter operare delle magie è necessario sottoporsi a tre azioni:
— costruire un cane di ossa
— cucire un mantello di ortiche
— rinchiudere la luce della luna in un barattolo
Il cane lei sa farlo. Succede a pagina 7 e l’impresa non è complicata. Trovato un bel mucchio di ossa, Marra costruirà il suo cane che, da quel momento, seguirà Marra e chiunque sia con lei, senza mai stupire nessun personaggio nella storia.
Come si chiama il cane di ossa? Molto semplice, Canedossa.
Il mantello di ortiche, Marra se lo costruisce con degli stracci in tessuto di ortica, anche se sarà un mantello pieno di buchi, mal fatto, ma sufficiente.
Il barattolo di luna, invece, per sua fortuna, lo troverà già belle fatto durante la sua avventura al mercato dei Goblin.
In pratica tutto si svolge in una sequenza di episodi: l’incontro con l’ostetrica dei morti, una strega che non si divide mai dalla sua gallina in cui abita uno spirito dannato, la visita al mercato dei Goblin dove le leggi naturali non sono applicabili, ma dove Marra potrà comperare Fenris, giovane dalle larghe spalle che ancora indossa un vecchio tabarro; forse un soldato, forse un eroe lui stesso, proveniente da chissà dove. Alla fine, la nostra eroina potrà unirsi, non con la sua madre-madrina, ma con quella responsabile di ogni nascita al Castello del cattivo principe, dove la compagnia arriverà attraversando dongioni di un vecchio cimitero sotterraneo, scontrandosi con anime dannate particolarmente accanite.
Per chi abbia giocato a Dungeons an Dragon, come mi è successo in una diversa epoca, questo libro dovrebbe ricordare qualcosa.
Visti i giudizi veramente entusiastici dei fan di T. Kingfisher (al secolo Ursula Vernon) vi confesso che mi aspettavo di meglio. Soprattutto perché questo romanzo ha vinto il Premio Hugo!
Ma naturalmente, forse (a oggi) sarei rimasto deluso anche da Alice nel Paese delle Meraviglie, che pure è un indiscusso capolavoro. Magari è solo colpa mia!
Ai posteri l’ardua sentenza.
nato nel 1944, non ha tempo di sentire i brividi degli ultimi fuochi della grande guerra. Ma di lì a poco, all'età di otto anni sarà "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin che nel 1953 lo conquisterà per sempre alla fantascienza. Subito dopo e fino a oggi, ha scritto il romanzo "Nuove Vie per le Indie" e moltissimi racconti.